Lo stipendio dei detenuti

Sta ricircolando una notizia che avevo già visto passare a settembre 2017 senza però trattarla. Molti stanno condividendo un video a immagine fissa, con un audio in cui si sente una voce raccontare dell’aumento dello stipendio dei detenuti.

Queste le parole:

Questo governo ha avuto la faccia tosta di aumentare lo stipendio ai detenuti dell’83%, cioè il detenuto che lavorava ora in carcere percepiva su sei ore di lavoro 800 euro, oggi il detenuto che lavora in carcere percepisce 1500 euro, più gli assegni famigliari. Non mi dite che non trovate i soldi per rinnovare il contratto alle Forze di Polizia. Forse fa sorridere, ma vi dicol’amarezza di questi uomini che si vedono surclassati da soggetti che delinquono e che vengono in carcere , tra l’altro qualcuno preferisce rimanerci visto che non paga nulla e può mandare tutto ciò che è la propria retribuzione alle loro famiglie dei loro paesi. Non si può speculare sulla sicurezza.

L’immagine in primo piano è quella di Donato Capece, segretario generale del Sappe. Immagino che l’audio venga da un suo intervento in qualche manifestazione. Non so di quanto tempo fa sia. Ma la storia dell’aumento dello stipendio dei carcerati era stata trattata ottimamente da Charlotte Matteini a settembre 2017.

Cifre bloccate dal 1993

Siccome quest’audio circola ora, in campagna elettorale, ritengo sia cosa buona e giusta fare un sunto di quanto riportato da lei. Il lavoro penitenziario è remunerato secondo l’art.20 della legge penitenziaria del 26 luglio 1975. Non è vero che il lavoratore penitenziario fino a oggi prendeva 800 euro per sei ore di lavoro. Le cifre erano quelle dei minimi salariali, bloccate dal 1993. Come spiegava Damiano Aliprandi de Il Dubbio:

Fino ad oggi, ogni ora, al lordo, un addetto ai servizi vari di istituto guadagna da 3,38 a 3,71 euro; il muratore, imbianchino, idraulico, elettricista tra i 3,62 e i 4,03 euro; i lavoratori agricoli tra i 3,98 euro e 3,48; i metalmeccanici tra i 3,44 e i 3,77 euro; chi opera nel settore tessile tra i 3,30 e i 3,78 euro; i calzolai guadagnano tra i 3,05 e i 3,95 euro; i falegnami tra i 3,69 e i 4,13 euro.

Le cifre sono state aggiornate, ma ci sono motivi per averlo fatto: ogni volta che un detenuto usciva senza corretta mercede (così è definito il salario dei condannati) faceva causa e la vinceva. I casi sono svariati, e il problema è noto da anni, in tutti gli istituti di pena.

E vabbè però hanno vitto e alloggio gratis…

Capece a fine intervento fa riferimento anche al vitto e all’alloggio, ma basta cercare su siti come La legge per tutti per trovare:

Stare in carcere non è gratis: essere sottoposti a pena detentiva comporta spese anche in capo al detenuto, che deve pagare “vitto e alloggio”, intesi in senso comune, per la durata della sua permanenza. Non molte persone lo sanno, ma il nostro ordinamento prevede che le spese di mantenimento dei detenuti siano parzialmente versate da loro stessi, in quanto per legge sono tenuti a corrispondere allo stato una cifra mensile che viene chiamata “quota di mantenimento”…

…Nel 2015, con decreto ministeriale [3], è stata modificata la quota di mantenimento prevista, fissandola alla cifra di 3,62 euro “per giornata di presenza”, per un totale dunque di 108,60 euro a persona al mese

Io non so, non è strano che una persona che lavora nel settore non sia a conoscenza di tutte queste cose e snoccioli numeri un po’ a caso? Serve a indignare, ma me lo aspetto dal leone da tastiera, quello che inventa bufale apposta per tirare fuori la rabbia dei suoi follower. Non me lo aspetto da un ex ispettore del Corpo, che oggi dovrebbe occuparsi di difendere i diritti dei suoi colleghi.

Ma sarò io che ho un’etica tutta mia.
maicolengel at butac punto it

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