Lo stipendio di parlamentari e europarlamentari


Titola il Fatto Quotidiano:

Pd, la proposta del nuovo corso firmata dal tesoriere Zanda: più soldi agli eletti. Patuanelli: “Zingaretti, sei d’accordo?”

Nel testo dell’articolo riportano:

il 27 febbraio, proprio Luigi Zanda aveva presentato al Senato una nuova proposta di legge per adeguare “il trattamento economico dei membri del Parlamento a quello dei parlamentari europei“. Nulla a che vedere con i poveri, anzi: nella pratica il testo prevede più soldiper deputati e senatori che arriverebbero così a guadagnare tra i 16mila e i 19mila euro al mese

L’ultima proposta in ordine di tempo firmata da Zanda prevede in pratica di sganciare i compensi dei parlamentari da quelli dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate, come previsto attualmente dalla legge 1261 del 1965. I nuovi stipendi verrebbero invece equiparati“all’indennità parlamentare mensile lorda dei membri del Parlamento europeo“.

…Ma quanto guadagnano gli eurodeputati? Hanno un compenso leggermente inferiore a quello di senatori e deputati come dice Zanda? Come spiegato nel regolamento, il compenso mensile è di 8mila euro lordi (ovvero 6250 netti) a cui aggiungere 304 euro al giorno di diaria e 4mila 299 euro per le spese generali. Nel complesso, calcolando anche altri vantaggi, un parlamentare europeo guadagna tra i 16mila e i 19mila euro al mese. Molto di più dei 14mila euro circa che percepiscono oggi deputati e senatori calcolando indennità, diaria e rimborso per le spese di mandato.

Il testo del Disegno di Legge

Consultabile da tutti e proposto da Zanda riporta:

In tutti gli ordinamenti democratici di stampo liberale ai membri del Parlamento è riconosciuto uno status volto a garantire la dignità e l’indipendenza dovute a chi rappresenta il popolo sovrano. La Costituzione repubblicana del 1948 ha recepito questo principio con due norme, tra loro strettamente connesse. Nell’articolo 67, secondo cui: « ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato » e nell’articolo 69 che stabilisce: « i membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge »…

In tal modo nel 1965 il legislatore, per la determinazione dell’indennità parlamentare, ha saggiamente voluto stabilire un criterio preciso ed obiettivo, considerando la riserva di legge di cui all’articolo 69 della Costituzione compatibile con la delega agli Uffici di presidenza delle due Camere di individuarne la misura, purché inferiore a un determinato livello. Tuttavia, i ripetuti interventi degli ultimi anni hanno finito col negare la ratio originaria della Costituzione, in nome di un’impropria e allarmante identificazione del trattamento economico dei parlamentari con uno dei tanti « costi della politica ». In definitiva, il trattamento dei parlamentari è stato spesso identificato come un odioso privilegio della « politica » e non già come la garanzia di indipendenza del potere legislativo, punto essenziale di tutte le moderne democrazie liberali…

Oggi occorre affrontare la questione del trattamento economico dei parlamentari secondo un approccio nuovo, che vincoli tutte le componenti del trattamento a un parametro obiettivo e indipendente dall’ordinamento nazionale, sottraendolo alle pulsioni politiche e alle strumentalizzazioni di parte. Il migliore ancoraggio obiettivo e autorevole per il trattamento dei parlamentari italiani è quindi quello al trattamento riconosciuto ai membri del Parlamento europeo sulla base della disciplina che lo stesso si è dato.

…il disegno di legge dispone anche che la diaria, corrisposta a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma sulla base di quindici giorni di presenza per ogni mese, sia determinata nella misura dell’indennità giornaliera erogata ai membri del Parlamento europeo (attualmente euro 307), e che l’indennità corrisposta a titolo di rimborso delle spese generali connesse all’esercizio del mandato diverse da quelle da quelle di viaggio e per l’impiego di collaboratori personali, sia determinata nella misura dell’analoga indennità erogata ai membri del Parlamento europeo (attualmente euro 4.342 mensili). I competenti organi delle due Camere possono stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute dell’Assemblea e delle Commissioni.

Anche il rimborso delle spese di viaggio e per l’impiego di collaboratori personali è disciplinato in maniera analoga a quello vigente per i membri del Parlamento europeo, con gli opportuni adattamenti per tenere conto della peculiarità della situazione dei membri del Parlamento nazionale, i quali ai sensi dell’articolo 67 della Costituzione rappresentano l’intera Nazione e devono dunque potersi spostare senza oneri su tutto il territorio nazionale, nonché di quelli eletti nella circoscrizione Estero, per i quali è necessario prevedere disposizioni ad hoc

Quindi, secondo Zanda, l’equiparazione scelta nel 1965 si è persa, andando a ledere quella garanzia di indipendenza che invece è necessaria a un ordinamento democratico di stampo liberale. La proposta quindi è quella di ancorare l’indennità dei parlamentari a quella degli europarlamentari. Secondo il Fatto Quotidiano questo significherebbe un aumento di stipendio per i nostri parlamentari molto netto.

Ma è davvero così?

Prima di tutto vorrei che faceste con me un salto indietro nel tempo, fino al 2009 i parlamentari europei avevano il loro stipendio agganciato a quello che avevano nel paese di appartenenza. Quelli italiani erano tra quelli che prendevano più soldi, 4 volte tanto quello dei deputati spagnoli ci spiegava la BBC, fino a 14 volte in più di quelli di paesi appena entrati. Si sta parlando solo dello stipendio, escluse spese generali, diaria e spese di viaggio.

Dal 2009 le cose sono cambiate, e l’indennità degli europarlamentari è uguale per tutti. E come riporta il sito del Parlamento europeo:

The monthly pre-tax salary of MEPs, under the single statute, is € 8.757,70 (as of July 2018). This salary comes from Parliament’s budget. All MEPs pay EU tax and insurance contributions, after which the salary is € 6.824,85. In addition, most EU countries oblige their MEPs to pay an additional national tax to their home country. The final salary (salary after taxes) for an individual Member therefore depends on the taxation rules in the Member’s home country. The MEPs’ basic salary is set at 38.5% of the basic salary of a judge at the European Court of Justice, so MEPs do not, and cannot, decide on their own salary.

Quindi lo stipendio, tolte le tasse europee è di 6824,85 euro.  Ed è direttamente collegato a quello di un giudice della Corte europea.  Il Fatto Quotidiano le cifre le riporta un tanto al chilo (ma anche Zanda si rifaceva a quelle del 2018) ma è evidente che l’autore dell’articolo nemmeno ha fatto lo sforzo di andare a verificare i numeri.

Allo stipendio vanno aggiunti i rimborsi per spese generali, diaria, e spese di viaggio. Vediamo insieme le cifre aggiornate che ci riporta il sito dell’Unione:

This flat-rate allowance is intended to cover expenses resulting from Members’ parliamentary activities, such as office rent and management costs, telephone and subscriptions, representation activities, computers and telephones, the organisation of conferences and exhibitions. The allowance is halved for Members who, without due justification, do not attend half the number of plenary sittings in one parliamentary year (September to August).

In 2019 the allowance is € 4.513 per month.

Quindi per le spese generali la cifra per il 2019 è stata di 4513 euro al mese. Dimezzata se il parlamentare, senza valida motivazione, non ha partecipato alla metà delle sedute plenarie dell’anno in corso. 4513 sono più della cifra riportata da FQ, lo so, ma è emblematico che il giornalista se ne sia infischiato di controllare. Ma siamo sempre a 6824,85+4513 che non fanno una cifra tra i 16mila e i 19mila. Questi sono i soldi fissi, che arrivano nelle tasche dell’europarlamentare (a meno che non sia assente).

Gli altri soldi che riceve sono materialmente legati alle spese che sostiene. La diaria (che non è molto diversa da quella che incassano anche i nostri deputati in Italia) viene data per ogni giorno di presenza in EuroParlamento, quindi copre le spese per mangiare e dormire, considerarlo un guadagno è disonesto. Lo stesso vale per le spese di viaggio, che come spiega il disegno di legge di Zanda andrebbero comunque adattati al fatto che si tratterebbe di deputati italiani che si spostano all’interno del paese. Anche oggi i nostri deputati hanno diritto a quel rimborso spese di viaggio, non cambierebbe nulla da questo punto di vista. Si tratta di una cifra che viene data dopo che sono state presentate ricevute delle spese sostenute, non è uno “stipendio” è un rimborso.

Trovo che il modo in cui hanno presentato le cose su FQ sia quanto di più confusionario possibile, ma forse l’intento era proprio quello. A questo aggiungo che fanno ancora riferimento ai vitalizi nell’articolo, e come vi abbiamo già spiegato tempo fa chiunque non spieghi che i vitalizi intesi come “privilegio della casta” in Italia non esistono più dal 2011 vi sta prendendo per i fondelli. O meglio sta facendo propaganda politica. Io ci starei attento. Qui su BUTAC, da giugno 2018, abbiamo un lungo articolo che fa chiarezza su questa storia.

Non credo di poter aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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