Lo stupro derubricato a incidente sul lavoro

Su quasi tutte le testate italiane nei giorni scorsi sono apparsi articoli decisamente indignati dalla decisione di un giudice catanese:

Dottoressa stuprata, il giudice derubrica a incidente sul lavoro

Il testo sembra un copia e incolla più o meno ovunque, stessi toni, stesse considerazioni, senza che nessuno però abbia cercato di capire qualcosa di più.

Vediamo di essere per cinque minuti più razionali del semplice giornalista. La dottoressa è stata stuprata da un ventiseienne che l’ha bloccata dentro l’ambulatorio. Quindi il fatto è avvenuto durante l’orario lavorativo. Come ci spiega Wiki:

Un infortunio sul lavoro è un evento dovuto ad una causa fortuita, violenta ed esterna, che produce lesioni traumatiche, verificatosi nello svolgimento dell’attività lavorativa, dal quale derivano morte o inabilità, permanente o temporanea.

La causa violenta deve essere idonea per intensità e tempo a causare il danno. Sono considerati infortuni sul lavoro anche gli eventi verificatisi “in itinere”, ovvero durante il percorso abitazione-luogo di lavoro.

Tutte le testate riportano come fonte un’intervista rilasciata dalla dottoressa a Repubblica, intervista che riporta:

Adesso lei è in malattia?
“Incredibile ma vero: per l’azienda sono stata vittima di un infortunio. Ma mi chiedo: può essere considerato un infortunio il mio?”.

Quindi non il giudice ma l’azienda, che altro non poteva fare. Come spiegava Wiki poco conta che sia un dito rotto nell’aprire una porta o un incidente mortale sul percorso casa-lavoro, sono tutti classificati come infortuni sul lavoro, e il motivo per tenerti a casa è quello (a meno che, ovviamente, tu non sia deceduto a causa dell’evento).

Se la dottoressa fosse stata uccisa mentre attraversava le strisce pedonali sarebbe stato comunque un incidente sul lavoro, ma non è che per questo chi guidava l’auto avrebbe subito un processo diverso, sempre omicidio colposo sarebbe. Non è il giudice che ha definito quanto avvenuto incidente sul lavoro, e il colpevole non verrà giudicato come se avesse rubato un chupa chups dalla sala d’attesa. Il colpevole è comunque sotto processo per violenza sessuale, e il reato non è stato affatto “derubricato”.

Il fatto che il tutto sia avvenuto sul posto di lavoro non è una circostanza che faccia qualche differenza per l’accusato; probabilmente la farà per la vittima, che magari avrà un risarcimento dall’assicurazione aziendale.

Nell’articolo di Repubblica si evidenziavano altri elementi, veniva spiegato per bene che la dottoressa insieme ai colleghi si era già lamentata delle scarse misure di sicurezza esistenti, cosa su cui andrebbe sicuramente fatta luce. Mentre invece i giornalisti sembrano interessati solo a condividere un titolone molto più attira click che i fatti, quelli che sarebbe sensato trasmettere al lettore.

Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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