L’ordinanza di Terni e lo pseudogiornalismo da salotto

...l'ultima non-notizia che genera una moltitudine di reazioni di pancia

Su tantissimi media la settimana scorsa ha fatto scalpore un’ordinanza firmata dal Sindaco di Terni, Leonardo Latini. Ordinanza che non è altro che la riproposizione di una assolutamente identica emessa dallo stesso sindaco nello stesso comune a luglio 2020. Come riportava il Corriere dell’Umbria:

Terni multe fino a 800 euro per chi si prostituisce sul marciapiede, mostrandosi in abiti indecenti, ma anche a chi si avvicina alle lucciole in strada per contrattare prestazioni a luci rosse.

Eppure a luglio 2020 nessuno aveva titolato come La Stampa (Anna Masera non sai quanto mi manchi):

Terni come Kabul, vietate minigonne e scollature: per il sindaco sono simboli di prostituzione

E nessuno l’ha fatto nel caso di ordinanze simili a Rimini e in altre città italiane. L’ordinanza di Terni non vieta minigonne e scollature, come spiegato anche da Il Sole 24 Ore:

Del divieto di indossare minigonne o abiti con scollature nel testo non c’è traccia ma partendo dalla parola nudità è stato detto di tutto.

Il testo è lo stesso in quasi tutta Italia e riporta:

sia fatto divieto a chiunque:

1 di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento, consistenti nell’assunzione di atteggiamenti di richiamo, di invito, di saluto allusivo ovvero nel mantenere abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo ovvero nel mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione. La violazione si concretizza con lo stazionamento e/o l’appostamento della persona e/o l’adescamento di clienti e l’intrattenersi con essi, e/o con qualsiasi altro atteggiamento o modalità comportamentali, compreso l’abbigliamento, che possano ingenerare la convinzione che la stessa stia esercitando la prostituzione;

2 di richiedere informazioni a soggetti che pongano in essere i comportamenti descritti al precedente punto 1) e/o di concordare con gli stessi l’acquisizione di prestazioni sessuali a pagamento;

3 alla guida di veicoli, di eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale al fine di porre in essere i comportamenti descritti al punto 2).

Il tutto vale in zone ben distinte nell’ordinanza, non su tutto il territorio comunale, e per un determinato periodo. Lo stesso testo lo troviamo nell’ordinanza di Rimini e appunto di altre città italiane. La minigonna e la scollatura di per sé non sono un abbigliamento che possa ingenerare la convinzione che una donna sia esercitando la prostituzione. Sarebbe grave se il sindaco la pensasse così. Ma siccome il testo è appunto lo stesso dell’ordinanza del 2020 e non ci risulta che nel frattempo siano state arrestate ragazze per aver indossato mini o aver circolato con scollature troppo ampie, è evidente che siamo di fronte al classico caso mediatico sfruttato da una stampa che aveva bisogno di sensazionalismo per vendere qualche copia in più delle sue testate. Sia chiaro, ho citato La Stampa, ma mentre ho trovato pochissimi giornali spiegare i fatti – come Il Sole 24 Ore – tutti gli altri hanno cavalcato la polemica (prevalentemente politica) infischiandosene di raccontare le cose come stavano.

Sia chiaro, il testo di queste ordinanze potrebbe essere soggetto a interpretazioni, ma con le specifiche stradali e con la breve durata del regolamento è ovvio a chiunque che nasce specificatamente per andare a colpire il problema della prostituzione, e non per impedire alle ragazze di vestirsi come vogliono.

Non credo sia necessario aggiungere altro, se non che – a parte Umbria24 che ha linkato malamente l’ordinanza – non ho trovato nessun altro giornale riportare il testo di quella di Terni in maniera chiara, ho il dubbio che nella maggior parte dei casi i giornalisti si siano limitati a riprendere quanto letto da altri senza mai approfondire. Nell’elenco di chi si è comportato in questo modo troviamo la maggioranza del panorama giornalistico italiano.

C’è davvero da vergognarsi.

maicolengel at butac punto it

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