L’unione Europea, i campanelli e il giornalismo


Mi segnalate un articolo su Il Giornale che titola:

L’Unione europea vieta i cognomi sui campanelli

A firma Giorgia Baroncini è uno degli esempi classici di come certe redazioni cerchino solo il facile acchiappaclick senza verifica invece che studiare come informare i propri lettori. L’articolo riporta parafrasandole le parole di un altro articolo su Italia Oggi, linkato dal Giornale, che titolava a firma Roberto Giardina (da Berlino):

Ai viennesi non importa avere il cognome sulla porta di casa, invece a Berlino ci tengono

Ue vieta i nomi sui campanelli

È la solita mania comunitaria di mettere le mani dovunque

Le prime tre righe dell’articolo mi hanno fatto subito storcere il naso:

Gli eurocrati, per dimostrare che si guadagnano il loro opulento stipendio, sono costretti a inventarsi qualcosa di nuovo, e ci complicano la vita. Hanno voluto regolamentare la curvatura massima di un cetriolo lungo dieci centimetri, e il diametro della pizza ideale da Helsinki a Lampedusa.

Pura disinformazione anti europeista fatta da chi le regole dei vari paesi pre-Unione Europea mai si è sognato di cercare e leggere, ma sorvoliamo (avevamo parlato di questo genere di disinformazione nel passato con tanti articoli). Andiamo a vedere cosa ci viene raccontato:

Ora, mentre l’Unione europea attraversa la sua crisi più grave, hanno sancito che per rispetto della privacy non si deve mettere il proprio nome sul campanello al portone di casa. Ovviamente, chi ha la fortuna di vivere in una villa unifamiliare è libero di fare come vuole, ma gli inquilini di un condominio dovrebbero rispettare le regole dell’amministrazione. Come fare?
Pochi si erano accorti della nuova regola europea, finché un viennese ha denunciato il suo proprietario di casa, cioè la Wiener Wohnen, il grande ente municipale che sovraintende agli appartamenti sociali, oltre 200mila. Desiderava restare anonimo, e sul campanello voleva solo una sigla da comunicare a amici e al postino. I responsabili della società hanno consultato il loro legale, che ha chiesto lumi a Bruxelles, e infine ha concluso: l’inquilino ha ragione. Nei casi più gravi chi viola la legge rischia una condanna fino a 20 milioni di euro. I burocrati della Ue sono sempre severi sulle cose di poco conto.

La fonte di Italia Oggi non è citata, ma ho paura a cercarla… Il dubbio che sia uno dei soliti blog di estrema destra anti-europeista pro-putiniana è forte. Quello che invece è facile trovare sono articoli su stampa non schierata che spiegano, in tedesco, abbastanza bene le cose. Ad esempio su Vienna.at ci viene spiegato come un tempo, in Austria, vigesse una regola ben precisa che senza esplicito consenso dell’inquilino, vietava l’inserimento del nome sui campanelli. Da un po’ quella regola non esiste più, e la polemica è nata proprio per quella ragione. Un inquilino che non aveva dato consenso al suo nome sui campanelli si è lamentato della cosa, l’amministratore condominiale ha insistito spiegando fosse la regola, l’inquilino ha chiesto l’intervento giuridico e gli è stata data ragione: ha diritto a non avere il proprio nome sul campanello. L’Unione Europea nell’articolo di Vienna.at (del 15 ottobre) viene citata solo per chiarire che i regolamenti sulla privacy dell’Unione non hanno nulla a che vedere con i nomi sui campanelli. Ogni Stato può decidere in merito. In Italia non c’è legislazione restrittiva in merito, il che significa che ognuno può fare come gli pare. Sostituire i nomi dei campanelli oltretutto nella stragrande maggioranza dei casi è operazione semplice, assolutamente non costosa, spesso a portata di ogni condomino.

Non credo sia necessario aggiungere altro, mi vergogno un po’ per le testate che hanno riportato malamente la storia. Ennesima accusa all’Unione Europea basata sul nulla. Un sano esamino di coscienza farebbe bene a tutti.

maicolengel at butac punto it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un  caffè!