L’università del Cairo ieri e oggi

Sta circolando un collage fotografico che credo sia corretto trattare. Non siamo di fronte a una vera e propria bufala. Ma vanno spiegate alcune cose, se avrete voglia di seguirmi.

Vale il solito il consiglio, prima di commentare arrivate fino in fondo, perché quando commentate senza aver letto l’articolo si vede.

L’immagine ci mostra il raffronto tra due fotografie, due gruppi di persone, la didascalia dice:

Studentesse all’università del Cairo 1960 e 2018

La prima foto mostra in bianco e nero un gruppo di uomini e donne, intorno agli anni Sessanta del secolo scorso, le donne in abiti simili a quelli che si sarebbero potuti vedere in Italia negli stessi anni. Gli uomini in giacca e alcuni in cravatta. Sono di fronte a quello che appare un edificio istituzionale. Sono tutti in piedi e in posa, ritratti di fronte.

La seconda foto invece è a colori, mostra una stanza piena di giovani (non è chiaro se sia un’aula o meno), anche qui sono in piedi, ma sembrano a un evento, ritratti di lato. Tutte le donne nella foto (eccetto una in maglietta lilla sullo sfondo) hanno i capelli coperti da veli che sembrano un po’ hijab un po’ shayla (ma posso sbagliare). In un solo caso una donna ha anche il volto coperto come col niqab.

Una veloce ricerca su Google ci racconta che la seconda foto risale a ottobre 2017, apertura anno accademico, con ricordo dei morti a causa dei terroristi nell’oasi di Giza. Ma basta sfogliare la gallery per accorgersi che anche durante quest’evento ufficiale alcune ragazze sulla testa scelgono di non indossare nulla.

Le due foto contrastano fra di loro, in una tutti seri e composti, ma molto occidentali. Nella seconda sembra che l’atmosfera sia completamente diversa. Sono stato in Egitto troppi anni fa per poter dare un giudizio, ma nel corso del tempo avevo letto e mi ero documentato sul problema. È vero, negli anni all’università c’è stata un’inversione di tendenza. Da un Egitto molto occidentalizzato si è tornati a una versione più aderente alla dottrina islamica. Ma un conto è vedere la foto usata per fare il paragone. Un conto è prenderne una tra le tante che si trovano in rete.

Fanno un effetto diverso quei volti sorridenti, quei vestiti occidentali, quei jeans. E basta guardare con attenzione per accorgersi che ci sono anche ragazze coi capelli scoperti. Poche, sia chiaro, meno di quanto me ne aspettassi rispetto a quando ho fatto il turista. Ma ci sono.

Quello che appare chiaro è che non siamo di fronte a un’imposizione, ma a una scelta, probabilmente libera visto che nelle altre immagini sembrano persone serene. Chi sono io per decidere se questo sia sbagliato?

Sia chiaro, è vero che le cose rispetto agli anni Sessanta sono molto cambiate. E stanno cambiando anche ora. In Egitto si cerca ancora di rincorrere quell’immagine occidentale. Non molto tempo fa (2015) fece scalpore il fatto che l’università del Cairo avesse vietato il Niqab al corpo docente. Pur permettendo che le alunne potessero indossarlo (ma come vedete dalle foto sopra si tratta di mosche bianche) con svariate limitazioni che hanno portato a molti dibattiti negli ultimi vent’anni.

Ed è sempre di poco tempo fa la proposta di legge che prevede il non segnare più sui documenti d’identità la religione.

Non credo sia necessario aggiungere altro, conto vi siate letti le fonti prima di andare a scaricare la vostra dose di rabbia quotidiana.

maicolengel at butac punto it
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