Mai un anno così caldo dai tempi di Napoleone


Il giornalismo dovrebbe andare più piano, i giornalisti dovrebbero rileggersi più spesso.
Titola il Sole 24 ore:

Climate change, 2018: mai un anno così caldo dai tempi di Napoleone

L’articolo ci racconta, partendo da una fonte affidabile – il Cnr – come il 2018 sia stato un anno decisamente da record per lo sbalzo di temperatura rispetto alla media di riferimento. L’articolo e i grafici che l’accompagnano sono corretti, c’è un solo quel minuscolo problema, quell’apertura su Napoleone e il paragone tra il 1800 e il 2018.

Vedete, l’articolo specifica bene i fatti:

Un’ondata di caldo rispetto alla media come quella che abbiamo avuto nel 2018 in Italia lo aveva sentito solo Napoleone a inizio 1800. Dopo quel periodo non erano state più raggiunti picchi di temperature simili rispetto alla media, nemmeno nel 2015, che fino a oggi era stato l’anno dei record. E lo stesso è avvenuto anche in Francia, Svizzera, Germania e Austria.

Quel “rispetto alla media” è la parolina magica. La frase, se letta di fretta, sembra dica che abbiamo avuto lo stesso caldo che nel 1800, ma non è così. Con quel rispetto alla media s’intende appunto che lo sbalzo della temperatura è stato in percentuale simile a quello del 1800. Ma le temperature sono più alte.

Gli stessi grafici a corredo dell’articolo (che potete trovare completi qui) aiutano a capire meglio le cose. 

Non è mai stato così caldo nel 1800, mentre invece anche nel 1800 si registrò uno sbalzo anomalo sopra la media del periodo. Ma questo non significa affatto che nel 1800 sia stato caldo come nel 2018.

 Il comunicato del CNR è anch’esso chiaro in merito, e credo sia importante riportare le loro parole:

L’anomalia del 2018, se presa in esame singolarmente, non ci permette di trarre conclusioni relativamente alle tendenze in atto; tuttavia, se vista nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, è l’ennesima conferma del fatto che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante per il nostro paese. Significativo è il fatto che tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi 25 siano successivi al 1990.

Quell’ultima frase dovremmo ricordarcela ogni volta che qualcuno cerca di negare il riscaldamento globale. Non credo serva aggiungere altro, sono convinto sia stata solo una svista da parte del titolista. La giornalista aveva chiaro di cosa stava parlando, il titolista evidentemente no. Essere precisi su certi temi è importante perché il rischio concreto è che ci sia qualcuno che si ricorderà solo il particolare di Napoleone e in qualche discussione dirà: “Eh no, non è vero che non è mai stato così caldo, nel 1800 con Napoleone era molto più caldo di oggi”. Come ben sappiamo, se ci si convince di qualcosa, accettare poi che sia una nozione errata è sempre più difficile.

Perché è importante combattere contro titoli malfatti? Innanzitutto perché buona parte di chi condivide lo fa sulla base di titolo e immagine d’accompagnamento. Sono tanti quelli che non leggono quanto condividono, basta che confermi i loro bias. Ma condividere titoli inesatti sminuisce anche il lavoro del giornalista che quell’articolo l’ha scritto. La fatica di cercare le fonti e mettere insieme testo e immagini per informare il lettore viene in buona parte annullata da un titolo errato.

Il giorno che nelle redazioni qualcuno si renderà conto che questo gioco al massacro contribuisce solo alla disinformazione di massa sarà una splendida giornata per i lettori ma anche per gli stessi giornalisti, che finalmente potranno condividere il proprio lavoro senza vederlo rovinato da incomprensioni di vario genere.

maicolengel at butac punto it
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