La matematica razzista?

No, è solo avvelenamento del pozzo...

Sul Giornale è apparso un articolo dal titolo:

La risposta sbagliata? Razzista. La matematica va sotto accusa

L’articolo poi riporta come sottotitolo:

Per un gruppo di pedagogisti della California le risposte esatte rischiano di “discriminare le minoranze etniche”

Ce l’avete segnalato e sono andato a leggerlo, ammetto capendo davvero poco di quanto spiega l’autore Roberto Fabbri. Riporto dal testo de Il Giornale:

…la pretesa di insegnare la matematica concentrandosi sull’obiettivo di ottenere la risposta esatta, piuttosto che puntare sul (diremmo meglio: limitarsi a) comprendere i concetti e ragionare, altro non rivelerebbe che una «cultura di supremazia bianca».

Abbiamo un problema, perché o l’autore ha una scarsa conoscenza dell’inglese, o siamo di fronte all’ennesimo caso di manipolazione dei fatti per raccontare la propria verità. La prima cosa che vorrei evidenziare è che siamo di fronte a una discussione che in Italia non potremmo avere, visto che da noi non esistono, nella scuola pubblica, classe avanzate di calcolo per bambini delle elementari e delle medie. Perché è di questo che si sta parlando. Negli States esiste infatti la possibilità per gli studenti molto bravi in matematica di seguire delle classi avanzate.

E c’è un gruppo di pedagogisti che sostiene la tesi che questa corsa ai più bravi penalizzi chi arriva da classi sociali più disagiate e che resta più facilmente indietro. Spesso le classi sociali più povere, nella scuola pubblica americana, sono rappresentate dalle minoranze. Ma questo non vuole dire che non si terrà più conto dei risultati esatti in matematica, come invece fa supporre il Giornale.

La testata ci racconta la notizia come è stata presentata in California, ma curiosamente la stessa notizia circolava ad aprile, in Virginia, e chi l’aveva diffusa? I difensori dei suprematisti bianchi, ovvero l’organizzazione di destra Turning Point USA, gli stessi che finanziano cause contro il governo americano a sostegno dell’idea che le elezioni che hanno visto Trump perdere siano state una truffa. In Virginia la questione è già stata spiegata dai giornali americani.

La stessa cosa vale in California: l’intenzione non è quella di eliminare le classi per studenti avanzati ma di cercare di essere più inclusivi con gli altri, e magari di porre meno attenzione al solo calcolo – spesso, infatti, si passa in classi avanzate dopo test basati appunto solo sulla risoluzione di esercizi di calcolo – e cercare di concentrarsi sulla comprensione dei dati, facendo anche più test sugli stessi. Che non significa non volere più risposte esatte, ma di poter studiare diversi modi di arrivare a quei risultati. Come spiegano i pedagogisti, il sistema per come è strutturato ora premia lo studente in grado di accedere a una scuola privata che offre da subito strumenti avanzati, mentre invece svantaggia quelli che arrivano dalla pubblica ma che magari sarebbero comunque meritevoli di seguire corsi di livello più alto, sebbene non abbiano avuto le stesse opportunità di acquisire gli strumenti canonici. Cercare di avere dei test che possano colmare queste differenze è importante. Da noi questo problema ovviamente è meno sentito, ma questo non giustifica la cattiva informazione passata dall’articolo del Giornale. Se volete farvi un’idea il percorso di cui stiamo parlando lo trovate qui.

Non credo di dover aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.