Medici corrotti da case farmaceutiche: il nuovo scandalo

Su alcune testate online è apparso negli scorsi giorni un titolone che abbiamo già visto circolare anche nel passato:

32000 MEDICI CORROTTI DA CASE FARMACEUTICHE: IL NUOVO SCANDALO

Uno dei siti dove l’ho trovato è Italiano Sveglia, blog di cui in passato ci siamo già occupati, inserendolo nella black list di siti non attendibili. Oggi però ci sono alcune cose che trovo sia interessante riportarvi. Giusto per fare chiarezza anche su questa “nuova denuncia” contro i medici.

A rigore, la denuncia del CODACONS in merito ai finanziamenti di industrie farmaceutiche a medici italiani non meriterebbe di finire in prima pagina perché è una “non notizia”: non è una cosa nuova, insomma.

L’aggiornamento professionale e i fondi

Che tra i professionisti sanitari (non solo medici, dunque) e le imprese esistano delle relazioni anche di tipo economico è una cosa risaputa. Anzi: è in certa misura addirittura favorita se è vero che – non solo nel nostro Paese – per l’aggiornamento professionale indipendente (quindi prodotto e erogato da istituzioni pubbliche come le Regioni o le aziende ospedaliere) sono stanziati pochissimi fondi. Lo stesso si può dire per la ricerca: i bandi per il disegno e la conduzione di studi indipendenti sono molto rari. Anche per queste ragioni, vuoi per aggiornarsi, vuoi per portare avanti le proprie ricerche, i medici devono quasi obbligatoriamente fare affidamento sul denaro delle aziende.

Sappiamo però che la relazione tra i clinici e le imprese (farmaceutiche ma non solo: anche attive nel settore dei dispositivi medici e della alimentazione, per esempio) può indurre dei condizionamenti nelle cosiddette “abitudini prescrittive” di chi ci cura. Esistono molti studi che dimostrano che un medico che ha rapporti di collaborazione con un’azienda è più portato a prescrivere farmaci da essa prodotti. Allo stesso modo, chi lavora in ospedale e accetta un invito da parte di un’industria è più incline a suggerire l’uso dei prodotti di quella azienda nei pazienti ricoverati.

Non sono “medici corrotti”

Ma, attenzione. Il titolo allarmato di alcuni fonti di informazione è imprudente: il medico che accetta l’invito ad un convegno o il dono di un libro o il compenso per un’attività di consulenza non è un “medico corrotto”. È “semplicemente” in una condizione di maggior pericolo. Il conflitto di interessi è, in sostanza, un fattore di rischio e non un giudizio di condanna. Il professionista sanitario che decide di non declinare l’offerta di un’azienda dovrà dunque prestare una cautela ancora maggiore dei suoi colleghi nel mantenersi indipendente, nel conservare una assoluta autonomia di giudizio non cadendo nella tentazione di restituire la cortesia ricevuta compromettendo l’interesse del malato che a lui si affida per essere curato.

Concludendo

Chi racconta la favola dei medici corrotti è qualcuno che cerca di spingervi lontano dalla medicina basata sulle evidenze perché ha interessi ben precisi in pseudomedicina alternativa di vario genere. Che si tratti di acqua e zucchero o di nuova medicina germanica poco cambia, l’unica strada corretta da seguire è quella basata sulle evidenze scientifiche. Sia chiaro, che esistano medici meno affidabili di altri è possibile, lo vediamo appunto con quelli che suggeriscono di curare malattie gravi con rimedi inutili. Ma allarmare dando a intendere ai propri lettori che siano tutti (o comunque tanti) così è pura diffamazione. I medici, quelli bravi, sono nostri alleati, andrebbero difesi, non attaccati.

Non credo sia necessario aggiungere altro.
La redazione di BUTAC
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