Meluzzi, Leone e i complotti…

C’è un video, apparso sul canale YouTube di Leonardo Leone, dove viene intervistato Alessandro Meluzzi. Sono 52 minuti di video, io me li sono guardati tutti, perché nella segnalazione che ho ricevuto mi veniva chiesto il parere su quello che veniva ritenuto un video interessante. Qui di seguito tratterò la questione dedicandomi solo ad alcune affermazioni che vengono fatte nella prima parte del video. Ritengo sia fondamentale dotarsi di spirito critico e voglia di approfondire, che portano fin dall’inizio a mettere in discussione quanto ci viene riportato per certo e verificato.

Nei primi dieci minuti di video vengono fatte due affermazioni, relative a fatti avvenuti nel passato del nostro Paese, due affermazioni che è possibile verificare in pochi minuti dotandosi di sano spirito critico e un buon motore di ricerca.

Il Britannia

Meluzzi al minuto 8:23 cita il Britannia, il panfilo – luogo nel 1992 di una mini crociera con convegno sulle privatizzazioni – che fa da sfondo a una complessa teoria del complotto. Questa teoria del complotto vede su quella nave tanti soggetti che in realtà non ci sono mai stati. Sia chiaro, l’idea che in seguito a quella crociera si siano gettate le basi per le privatizzazioni che si sono avute negli anni successivi non è campata per aria. Ma non è questo il punto. Meluzzi sostiene, con certezza (dando come fonte Emma Bonino) che sul panfilo fosse presente Beppe Grillo. Ecco, questa è una notizia falsa, che ha come fonte svariati siti di disinformazione che negli anni hanno chiuso o cambiato proprietario e linea editoriale, rinnegando il passato e rimuovendo tutti gli archivi. Le cronache dell’epoca, presenti negli archivi dei maggiori quotidiani nazionali, non evidenziano mai la presenza di Grillo, perché Grillo non c’era. Beppe Grillo nel 1992 era un comico, molto noto, allontanato dalle televisioni italiane per colpa di alcuni suoi sketch che erano risultati troppo scomodi. Nel 1993 la RAI trasmise uno dei suoi show dal vivo, facendo 15 milioni di spettatori. La sua presenza sul Britannia sarebbe stata riportata da tutte le cronache. Invece non ce n’è traccia.

Come riportava anche Termometro Politico già nel 2014, non esiste una singola prova di quanto viene affermato da Meluzzi, non un video, non un articolo dell’epoca, nulla di nulla:

Tuttavia, in mesi e mesi di accuse, non ci risulta essere stato pubblicato neppure un video o una registrazione audio dei telegiornali dell’epoca per dimostrare tali assunzioni. Però per confezionare un articolo-bufala ci vuole poco, basta lasciare al tam-tam della rete fare il suo corso: un articoletto del 27 agosto sul “blog satirico, a volte serio, spesso satirico” dal nome “L’osservatore politico – lavocea5stelle” presto è stato riportato anche su altri portali, per citarne alcuni: osservatorioglobale.itdestra.ititalian.irib.it, amplificato dai social network.

Quindi la prima cosa che Meluzzi ci racconta non è altro che la rivisitazione sovranista di una bufala signoraggista. Se Meluzzi ha altre fonti, verificabili, le presenti.

I Sassoon

Al minuto 9:04 ecco un’altra teoria del complotto, la storia della famiglia Sassoon, che Meluzzi ci spiega così:

Allora serviva un personaggio come Grillo che gridasse, quello sì, nel populismo e nelle piazze, i vari vaffa day, e la gente qualche modo poveretta c’ha creduto. Questo (Grillo nd maicolengel) poi si è combinato con la Casaleggio e Sassoon associati, perché l’origine è Casaleggio e Sassoon, basta guardare su internet per vedere chi è la famiglia. Un’importantissima famiglia di origine massonico-ebraica che ha fatto i primi affari con le stoffe con le armi a Odessa, a partire dal Seicento, è aperta alla guerra dell’oppio con la Cina ai tempi del commodoro Perry già nel 1846, quindi una famiglia molto titolata, socia dei Rothschild, e quindi parliamo di una famiglia potentissima. Gianlorenzo Casaleggio che era un visionario legato comunque all’azienda Olivetti, ai primi computer e al primo mondo della rete, ha offerto intanto con un suo scenario utopistico un contenitore a tutto questo: Gaia, Uno che vale Uno, e tutte queste faccende qui, ma in realtà aveva saldamente, come oggi tutt’ora hanno saldamente in mano le redini di questa roba, una società privata di Milano che è la Casaleggio e Associati che hanno tolto il nome Sassoon perché non conveniva e che ormai anche i sassi sanno di che si tratta…

Non amo particolarmente la Casaleggio e Associati, chi segue BUTAC sa quanti articoli abbiamo dovuto scrivere su alcune delle loro “creature” web, quante volte ci siamo trovati con bufale che raggiungevano viralità solo perché condivise da una delle loro mille piattaforme… quanti attacchi calunniatori ripetuti fino a farli diventare verità sono partiti dalle loro pagine social.

Ma questo non significa che sia corretto lasciar correre il secondo attacco complottaro perché contro di loro, evitiamo l’occhio per occhio. Non devo neppure fare grande fatica, perché anche della storia dei Sassoon si è già parlato altre volte negli anni scorsi; anche allora i diffusori delle teorie erano soggetti vicino al mondo dei signoraggisti. Via via trasformatisi in perfetti sovranisti.

Enrico Sassoon ha lasciato la sua collaborazione con la Casaleggio e Asssociati nel 2012, stanco degli stessi attacchi che vediamo oggi ripetere a pappagallo da Meluzzi, ospite di un Leone che nulla fa per mettere in dubbio le parole del suo ospite. Come titolava il Corriere della Sera riportando una lettera aperta proprio a firma di Enrico Sassoon:

Sassoon, lascio la Casaleggio Associati
Sui blog calunnie razziste

«Su decine di siti, da quelli nazifascisti a certi Meet Up
di Grillo, torna “il complotto pluto-giudaico-massonico”»

Il collega David Puente ha lavorato per la Casaleggio e Associati svariati anni fa, e anche lui ha dovuto occuparsi della questione, prima di entrare a Open, a ottobre 2017 sul suo blog.

Non esistono collegamenti verificati tra la famiglia Sassoon socia della Casaleggio e i Sassoon citati da Meluzzi. Il cognome è tipico delle famiglie che arrivavano da una determinata zona della Mesopotamia, come riporta Wiki:

The name of the family strongly implies a local, Mesopotamian origin for the family. The family name of Sassoon is also commonly shared by many Armenian and Kurdish families and tribes who all originate from the mountainous district of Sason (whence the family and tribal names), west of Lake Van, in upper Mesopotamia in modern Turkey.

Che tradotto:

Il nome della famiglia implica una forte origine mesopotamica. Il nome di famiglia Sassoon è comunemente diffuso anche da molte famiglie e tribù armene e curde che provengono tutte dal distretto montuoso di Sason (da cui i nomi di famiglia e tribali), a ovest del lago di Van, nella parte alta della Mesopotamia nella moderna Turchia.

Si tratta di un nome comune in quella zona, il ramo di famiglia a cui fa riferimento Meluzzi però si è estinto a metà del secolo scorso, e non aveva alcun grado di parentela con i Rothschild. Solo una cosa li collega a loro, il soprannome che veniva usato per descriverli quando erano potenti. Erano difatti noti come “the Rothschilds of the East“.

Ma è un cognome tutt’ora diffuso, anche nella zona che ancora si chiama Sason in Turchia. Sostenere collegamenti senza portare prove che non siano oscuri blog senza fonti non è informare, e no, non siamo noi a dover fare ulteriori ricerche. Sono le persone che sostengono una tesi che devono presentare incontrovertibili prove a sostegno delle loro affermazioni. Meluzzi non lo fa, spaccia per verità “che sanno anche i sassi” cose che non lo sono, davvero ha senso proseguire con l’ascolto?

Io l’ho fatto, ma non ho nessuna voglia di mettermi a fare ulteriori analisi. A me, da semplice ascoltatore/spettatore sarebbero bastati qui primi dieci minuti per capire di trovarmi di fronte a un discorso con basi infondate e sofferenti di pesanti pregiudizi. Ma se volete siete liberi di cercare il video sul canale di Leone e giudicare da soli. Non ci sono magiche cure che ci tengono nascoste, ogni minima possibile nuova scoperta viene (purtroppo) subito raccontata come se si fosse di fronte a qualcosa di acclarato. Quando spesso si tratta di studi ancora da verificare.

Non regalerò visibilità al video, trovo ne abbia già in abbondanza.

Ma oggi non chiudo con il solito “Non credo di poter aggiungere altro”… ci sarebbero tante cose da aggiungere, troppe probabilmente.

Mie personali considerazioni finali

Non deve essere un blog dedicato al fact-checking a evidenziare i fatti e la loro attendibilità, devono essere giornalisti, analisti, ricercatori, gente titolata per occuparsi di informazione in questo momento di grave information disorder. Vanno fatte ricerche, analisi, investigazioni. Capire l’infodemia, studiarla alla stessa maniera del virus. Comprendere l’estensione del problema, e agire di conseguenza. Solo così è possibile arginare un fenomeno che è uscito dai soliti giri colpendo una popolazione, che, complice il lockdown, è stata sottoposta a un costante epidemia d’informazioni non verificate. Il lockdown ci ha in parte difeso dalla pandemia causata da un virus che possiamo analizzare dentro a un microscopio. L’infodemia che ci sta colpendo purtroppo non ha tamponi da fare, non ha cure che si siano rivelate funzionanti, ha un tasso di contagiosità decisamente elevato ed è dilagante.

Colpisce tutti, anche chi ne sembrava esente.

Al momento ne siamo in balia…

maicolengel at butac punto it
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