Mi girano le pale (dei ventilatori)

Ci tocca trattare nuovamente VoxNews, per l’ennesima volta. Tanto per avvelenare il pozzo un pochino di più, il 30 marzo l’admin del sito ha pubblicato questo titolone:

C’ERANO DUEMILA RESPIRATORI IN ITALIA, MA GOVERNO HA ASPETTATO UN MESE PER CERCARLI

Titolone che fa il paio con quello, sempre di VoxNews, del 6 marzo:

CORONAVIRUS, IN ITALIA MANCANO I VENTILATORI POLMONARI: NON LI PRODUCIAMO PIÙ

Ma allora questi ventilatori ci sono o non ci sono? Ci sono oggi e invece non c’erano il 6 marzo? Già da queste informazioni contraddittorie all’interno della stessa testata possiamo renderci conto che parlare alle pance è lo scopo primario di questo tipo di “informazione”. Per chi invece preferisce ragionare con cervello, vediamo di capire un po’ meglio.

La prima cosa da dire è che il titolo sui duemila ventilatori è una bufala. Si tratta di duemila ventilatori che devono essere prodotti, non che erano già pronti. Come sempre sappiamo che il livello d’attenzione di certe redazioni, VoxNews inclusa, è zero, sanno che i loro lettori non verificano e si fidano.

VoxNews, come sempre, non pubblica nulla che sia farina del proprio sacco e attinge dall’archivio del Giornale online, perché è lì che il 29 marzo era stato pubblicato l’articolo che titola:

Avevamo i respiratori in casa, ma il governo non se n’è accorto

Non è vero e VoxNews, che che sa bene come disinformare con successo, mette come fulcro del suo articolo quello che sul Giornale era stato relegato solo alla fine del pezzo. L’articolista del Giornale, probabilmente, è consapevole che si tratti di un’insinuazione senza particolare fondamento, ma la inserisce a beneficio di quei lettori che scelgono la sua particolare testata sapendo che vi troveranno all’interno esattamente ciò che si aspettano, qualcuno che parla alle loro pance sui loro argomenti preferiti, in questo caso critiche alla gestione dell’emergenza COVID-19:

L’Oms ai primi di gennaio lancia l’allarme coronavirus. Nella sede della protezione civile si riunisce spesso il comitato operativo, ma non si fa mai un minimo accenno alle condizioni degli ospedali, ai posti letto, alla ricerca di tamponi, mascherine. Niente. Il 17 febbraio viene compresa l’urgenza di comprare i respiratori, però non si procede. Non succede niente. Quando si decide di agire è già troppo tardi.

L’allarme dell’OMS, quello vero, in realtà è di fine gennaio, non dell’inizio, sta scritto sul Giornale stesso. Fino a circa metà febbraio si pensava (si sperava) che quanto stesse avvenendo in Cina da noi potesse arrivare in forma meno virale e pericolosa. Tanti sminuivano i rischi, magari perché poco informati, magari perché consci dei precedenti casi in cui si sono preparate misure di sicurezza imponenti per poi sentirsi dire che erano stati sprecati i soldi e che si trattava di epidemie non particolarmente pericolose.

Ma appena l’allarme vero è scattato ci si è mossi in maniera più veloce e rigida di quello che ha fatto la maggior parte degli altri Paesi. Si sono chiuse via via le zone che sembravano più a rischio e si sono fatti i conti con quella che era la disponibilità delle strutture ospedaliere e quanto invece servisse. Ci sono stati ritardi? Può essere, ma meno di quel che abbiamo visto succedere negli States, o a Londra, o a Madrid per citare solo tre città dove il contagio sta velocemente seguendo quanto accaduto da noi.

Inoltre un’amministrazione statale, tramite i propri enti, sa perfettamente se esistono aziende sul territorio che producano quanto serve, non ha bisogno di chiamarle per informarsi. Tramite l’Agenzia delle Entrate sa anche quanto producono, e quanto costano i loro prodotti. Dare a intendere che “il governo” avrebbe potuto dare un colpo di telefono a carattere informativo alla SIARE dimostra che non si conosce la gestione delle emergenze in casi come questo, se lo si conosce l’unica spiegazione è che si stia cercando di far intendere ai propri lettori che le cose siano state fatte male.

Sicuramente ci sono punti che si sarebbero potuti migliorare, ma insinuare senza vere argomentazioni è il modo migliore per fare una critica, se lo scopo è davvero quello di pensare al bene dei cittadini? Se ci sono proposte migliori, perché non si imposta un dialogo costruttivo tra le parti? Non è che c’è un “manuale per epidemia da CoViD-19”. Quanto sta succedendo a livello mondiale non si era mai verificato prima ed è la prima volta che i vari governi si trovano a gestirlo. Nelle precedenti pandemie non si è mai arrivati a misure così estreme. Crediamo davvero che siano state manovre fatte a cuor leggero, senza pensare a quanto si stava per mettere in atto?

Criticare il governo su come gestisca le cose va benissimo, ma dare a intendere che si sia mosso con lentezza confondendo le date è disinformare. Dando tutte le informazioni e facendo gli approfondimenti del caso ognuno è libero di esercitare il suo legittimo diritto di critica, come di formarsi un’opinione personale basandosi però su fatti reali, e non su informazioni incomplete o faziose. Sarebbe importante che in un momento come questo si lasciasse perdere la propaganda politica e si pensasse a lavorare tutti insieme per il bene comune.

Come spiegavo in precedenza un lettino da terapia intensiva, che comprende anche il ventilatore, ha dei costi alti, non è un qualcosa che si acquista a cuor leggero. Lo spiega lo stesso Giornale. Un ventilatore costa 17mila euro (la SIARE però ha scelto di fornirli alla Protezione Civile col 50% di sconto, che è un gran bel gesto). Sostenere che fosse tardi per l’ordine per l’acquisto il 4 marzo è voler attaccare il governo a tutti i costi, buttandola sulla politica in un momento drammatico per tutti. Il 4 marzo non era ancora cominciato il lockdown, gli ospedali avevano ancora tutta la normale disponibilità.

Come riportava Sky Tg 24 il 5 marzo:

Coronavirus, Protezione civile: nessuna criticità negli ospedali

I casi erano pochi e concentrati in zone da cui si sperava di riuscire a limitare la diffusione del contagio. Con una diffusione più lenta il sistema sanitario sarebbe stato in grado di gestire l’emergenza senza questo impellente bisogno di duemila ventilatori in più. Quelli sono necessari, oggi, solo e unicamente perché il contagio è scoppiato in maniera molto più violenta di quanto previsto. Ma è in quei primissimi giorni di marzo che le cose sono esplose. Sostenere, 26 giorni dopo, che era tardi per ordinare i ventilatori, perdonatemi, ma è disinformazione politica della peggior specie.

maicolengel at butac punto it
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