Migranti alla stazione di Milano

Su Facebook circola da qualche giorno (anche se in realtà dovrei dire da anni) questa fotografia:

La foto, su uno dei profili in cui me l’avete segnalata, in meno di 24 ore ha più di duemila condivisioni, ma sono in tanti che la stanno riproponendo.

Il post recita:

Ed ecco a voi la stupenda stazione di Milano centrale

Ed è vero, quella è la stazione di Milano,  a giugno 2015, nel momento di massimi arrivi in Italia di profughi siriani. Arrivati in città per prendere i treni verso la Germania. Peccato che i centri accoglienza della zona fossero tutti stracolmi (o chiusi) e quindi il Comune abbia dovuto trovare un’alternativa di straforo lasciando che occupassero prima il mezzanino della stazione, poi due locali che al momento erano inutilizzati. Ma si è trattata di una situazione provvisoria, relativa a quell’anno. Non è la condizione in cui normalmente versa la stazione di Milano, che solo nell’ultimo mese ho frequentato più volte senza trovare situazioni simili.

Ma chi condivide il post se ne infischia di dare tutti i dettagli della questione, anzi, a chi fa notare che:

A quando risale questa foto?

Questi spettacoli… Li ho visti qualche anno fa, non mi sembrano recenti…

Viene tranquillamente risposto:

 Adesso è peggio.

Ma non è così, su quel mezzanino ora c’è un bar, la situazione non è minimamente paragonabile al 2015, sia come numero d’immigrati che arrivano sia come disperati che cercano luoghi dove stare.

Pubblicare sui social fotografie estrapolate dal loro contesto, senza spiegare a quando risalgono, serve solo per confondere le acque. Chi lo fa o è conscio della disinformazione che sta diffondendo (e allora perdonatemi ma è un cretino) o non ha nessun interesse a verificare i fatti, si fida di quello che altri gli hanno raccontato e diffonde (e allora è un’analfabeta digitale).

Questo genere di narrative fa comodo a chi su migranti e italiani in crisi fa campagna elettorale da anni. Fomentando il popolo, gettando litri di benzina sul fuoco. Tra una notizia vera, una foto vecchia spacciata per nuova e qualche chilo di bufale, si fa presto a guadagnare i consensi di una popolazione incapace di verificare i fatti da sola.

Ma d’altronde il futuro, se le cose non cambiano, sarà destinato sempre di più ad avere politici eletti sulla base del lavoro dei loro social media manager. I dibattiti politici con moderatori acculturati sono cose del passato, bisogna aggiornarsi. Niente programmi elettorali, solo interazioni sociali. La gente non ha più tempo e voglia di leggere.

Una foto vale mille parole.

Ma vi pigliavano per i fondelli anche i creatori di quell’antica pubblicità, le parole sono quelle che ci permettono d’inquadrare una situazione temporanea, la foto ne ritrae solo un istante.

maicolengel at butac punto it
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