Montanari e la meningite: facciamo chiarezza

A buttar benzina sul focolaio di meningite ci pensa oggi il nostro amico Montanari, che in un video esprime alcune perplessità che in persone con conoscenze parziali dell’argomento sono legittime, peccato convincersene e non indagare. Egli sostiene che non c’è un’epidemia in atto e che quindi non ci sia da preoccuparsi, che il vaccino è inefficace e diventa complottista nel sostenere che si tengano segrete cose (che poi lui stesso dice essere espressamente scritte) come la possibile parzialità della copertura.

Cos’è la meningite?

È letteralmente una infiammazione delle meningi, membrane che avvolgono il nostro sistema nervoso proteggendolo. Una loro semplice infiammazione può produrre effetti neurologici per l’estrema vicinanza con le importanti strutture del cervello.
Contrariamente a quanto comunemente pensato i batteri non sono i soli a poter produrre questo stato, oltre ad essi esiste tutta una serie di malattie o eventi che possono portare allo sviluppo di meningite, i più comuni fra i quali sono, come evidenziato, virus ed eventi traumatici (per quanto questi più che altro favoriscano l’ingresso di microbi).
Secondo il video di Montanari i casi annui si attesterebbero intorno ai 1600. Non specifica di cosa, ma statistiche alla mano ho idea si riferisca ai soli casi da infezione batterica, escludendo quindi dal novero i casi virali e traumatici che lui stesso sottolinea. Di questi, i casi dovuti alla sola neisseria meningitidis, verso la quale sono diretti i vaccini oggetto di discussione, sono negli anni il 10-13%, stiamo quindi parlando in Italia di circa 150-200 casi annui.

Perché allora tutta questa attenzione verso i casi di meningococco?

Dai numeri detti sopra, i casi di meningite portati da neisseria rispetto ad altri batteri o ai virus sono irrisori, ciò nonostante fanno molta notizia. Questo perché le meningiti virali generalmente decorrono in maniera benigna, con rare sequele e complicanze. Le meningiti veicolate da altri batteri sono invece altrettanto gravi, ma quelle da haemophilus sono, grazie alle vaccinazioni, sempre più rare, e quelle da pneumococco per quanto siano molto più rappresentate in termini di casi per anno sono però una rara manifestazione di un batterio estremamente comune, 1000 casi annui dovuti ad un batterio di cui circa 45.000.000 di italiani sono portatori. Il meningococco se presente porta a meningite in una percentuale molto più alta di casi, fa quindi notizia perché pur essendo meno comune è quello che a fine giornata ha più facilmente fatto danni seri.
Il ritorno di questo batterio alla cronaca negli ultimi anni è dovuto ad un incremento sostanziale dei casi di meningite da neisseria in Toscana, dove dal 2014 al 2015 i nuovi casi sono passati da 16 a 38, oltre il 200% in un anno, e dove proprio in questi giorni stanno ne stanno spuntando di nuovi. Certo, presi su larga scala sono numeri non allarmistici, ma nella singola regione vedere il meningococco balzare da 16 casi annui a 3 nell’arco di UN GIORNO è quantomeno preoccupante.

A questo proposito ci viene in aiuto l’aggiornamento epidemiologico della regione Toscana della settimana scorsa, riferito alle sole infezioni da gruppo C ma molto suggestivo di uno specifico aumento d’incidenza di tale sierotipo (+1000% da un biennio all’altro), nonché di una condizione di iper-endemia locale:

Sono 59 i casi di malattia batterica invasiva (MBI) da meningococco C riportati in Toscana nel periodo 1 gennaio 2015 – 14 dicembre 2016, in confronto ai 5 casi riportati nel biennio 2013-2014. 31 casi (53.4%) sono stati riportati nel 2015 e 28 (46.6%) al 14 dicembre 2016. L’età mediana è risultata essere di 28 anni. L’incidenza maggiore si registra nella fascia di età 20-29 anni (3.30 x 100.000 abitanti), seguita dalla fascia 10-19 anni (1.85 x 100.000 abitanti). 19 casi (32.8%) avevano più di 40 anni di età; e di essi 11 (19% del totale), più di 60 anni. Undici casi (19%) si sono verificati in soggetti stranieri. L’incidenza (per 100.000 abitanti) per ex Asl varia da un minimo di 0.22 per 100.000 nella ex Asl di Grosseto ad un massimo di 2.48 per 100.000 nella ex Asl di Empoli. I decessi totali sono stati 12 per una letalità del 20.7%. 6 casi sono deceduti nel 2015 (19.3%) e 6 nel periodo 1 gennaio 2016 – 30 novembre 2016 (22.2%).

Per quanto ne dica Montanari, a definire un’epidemia non sono dei numeri assoluti. Non esiste un numero applicabile a qualunque malattia oltre il quale si può parlare o meno di epidemia, ma è un valore che va sempre riferito a quanto queste siano normalmente presenti. Ergo, se normalmente ho 200 casi annui di meningococco in Italia, nel caso ne riscontrassi 500 non attenderei che si arrivi a 100.000 prima di agire. La campagna di vaccinazione straordinaria in Toscana è dunque estremamente sensata, ed ha lo scopo di limitarne la diffusione.

I vaccini

Attualmente abbiamo a disposizioni vaccini diretti ad immunizzare contro il meningococco B e C. Questi, come gli altri vaccini, non è detto che riescano ad immunizzare nel 100% dei casi, esistono una serie di fattori che possono influenzarne l’efficacia, come l’assetto genetico del singolo paziente o una sua anche temporanea immunodeficienza.
Per quanto riguarda la loro efficacia a lungo termine, il vecchio vaccino contro il meningococco C dava in effetti una copertura limitata nel tempo, ma questo problema è stato risolto con il nuovo vaccino coniugato, il cui foglietto illustrativo infatti recita “I dati non mostrano una significativa riduzione dell’efficacia in tali fasce d’età quando si confronti il periodo inferiore ad un anno oppure di un anno ed oltre dal momento dell’immunizzazione”.
Discorso lievemente diverso per il vaccino verso il meningococco B, che essendo molto nuovo e per una malattia relativamente rara non ha ancora portato a sufficienti dati per poter affermare con sicurezza la sua efficacia a lungo termine, come anche qui riportato sul foglietto.
Ed è a questo che fa riferimento Montanari nel suo video. Voglio sperare in buona fede, confonde l’efficacia del vaccino con il mantenimento di questa nel lungo termine.

Vale la pena inoltre di annotare come, per non conoscenza della materia o per malafede, Montanari sottolinei che “i vaccini puntano su sette ceppi, ma i ceppi sono tredici, quindi ne rimangono comunque sei scoperti”. Si tratta di un’affermazione errata su più livelli:

  • i “ceppi” (sierotipi) sono sì tredici, ma la pressoché totalità delle infezioni è causata da cinque di essi: A, B, C, Y, W135. Che ne rimangano “sei scoperti” è totalmente irrilevante ai fini della prevenzione;
  • i vaccini non coprono sette sierotipi, ma cinque. E quei cinque sono ovviamente A, B, C, Y, W135.

L’allusione di Montanari è un goffo tentativo di far passare gli strumenti vaccinali attualmente disponibili come inutili, e per farlo deve ricorrere ad informazioni incomplete e a mezze verità.

Infine gli effetti collaterali, i quali esistono, ma non differiscono in nulla da quelli degli altri vaccini, sono quindi molto lievi gli effetti più comuni (arrossamento, febbre) e molto rari effetti più gravi (allergia a una delle componenti).
Non esiste poi nessun complotto riguardo alla segretezza di queste informazioni, che sono appunto scritte chiaramente sui foglietti, e anche sui vari siti di informazione a riguardo vengono serenamente riportate.

Le conclusioni

Le soluzioni attualmente presenti contro l’infezione meningococcica non sono perfette. Non coprono tutti i ceppi ma (come abbiamo specificato sopra, questo è irrilevante ai fini della prevenzione) possono non essere efficaci al 100% ed a volte danno effetti collaterali.
Da qui però a sconsigliarne l’uso solo per i suddetti motivi mi sembra come consigliare di cessare l’uso delle cinture di sicurezza perché non sempre ti salvano ed a volte possono procurare traumi.
Se con l’uso di questi vaccini posso prevenire anche solo il 50% dei casi, è davvero sensato gridare allo scandalo perché per ora non siamo riusciti a coprire tutti? Già solo con il nuovo vaccino per il ceppo B le possibilità di prevenzione si sono ampliate tanto, con il tempo è possibile che riusciremo a dire del tutto addio alle forme di meningite portate da questo batterio, come è successo anni addietro per la difterite e soprattutto com’è successo per la meningite da haemophilus, un tempo prima causa di meningite in età pediatrica, e ora praticamente scomparsa grazie all’inserimento dell’anti-Hib nell’esavalente.

Uriel & A. Ryan con la supervisione del dott. PA

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