Morta per 27 minuti vede il paradiso…

Sono tanti i giornali italiani che stanno riprendendo, senza alcuno spirito critico o voglia d’informare, la notizia di una donna che sarebbe morta per 27 minuti per poi risvegliarsi e dire che il paradiso è reale.

Titola il Messaggero:

Mamma muore per 27 minuti, poi torna in vita e scrive un messaggio: «Il Paradiso è reale»

Il Giornale:

Mamma muore e torna in vita: “Il Paradiso è reale”

Ma le informazioni nei due articoli è chiaro che sono riprese da testate come il Mirror e il Daily Mail, non dalle vere fonti americane che per prime riportavano la notizia. Se i giornalisti avessero fatto il loro lavoro in maniera scrupolosa nessuna delle due testate (ma non sono le sole) avrebbe titolato in quel modo. Anzi, a dirla tutta se i giornali facessero bene il loro lavoro nessuno pubblicherebbe questa roba.

Partiamo dall’inizio, la storia di Tina Hines risale a febbraio 2018, non proprio una news, non trovate anche voi? È una notizia di un anno e qualche mese. Perché solo oggi se ne parla sui giornali italiani? La ragione ve la dico fra poco. Ma intanto vediamo cosa c’è di corretto nella storia.

I fatti

Il racconto lo prendiamo dalle fonti americane, da cui un po’ alla volta hanno scopiazzato tutti. Il 12 febbraio 2018 Tina e il marito si apprestano ad andare a fare una camminata, ma Tina ha un arresto cardiaco, e stramazza al suolo senza respirare. Dal racconto del marito la pelle diventa viola, gli occhi restano aperti, ma non c’è alcun battito. Il marito le pratica la rianimazione cardiopolmonare una prima volta, e il cuore riprende a battere e lei a respirare, ma resta priva di sensi. Nel frattempo viene chiamata l’ambulanza, i paramedici le praticano una seconda rianimazione cardiopolmonare (CPR d’ora in poi), e in seguito altre tre lungo il tragitto verso l’ospedale. Non è morta per 27 minuti, ha avuto un arresto cardiaco che grazie all’intervento veloce di marito e paramedici si è risolto al meglio. Fosse stata da sola a crollare a terra senza alcun aiuto ora sarebbe morta e sepolta.

Tina non era morta, o meglio è rimasta senza battito e respiro per i pochi istanti durante i quali marito, paramedici e vigili del fuoco, sì c’erano anche loro, sono intervenuti usando prima la CPR e poi il defibrillatore, che hanno rimesso in funzione il cuore della donna. Tina era solo in stato d’incoscienza nelle mani di persone che hanno studiato per salvare la vita della gente in casi come questi. Ripeto, senza quelle persone la donna ora sarebbe morta.

Perché parlare di miracolo?

Non c’è nulla di miracoloso, magari una sana dose di fortuna. Ma il merito della salvezza di Tina è della scienza, che permette di sapere cosa fare in casi come questi, anche a un normale cittadino come suo marito.

Ma la storia del paradiso? Tina dopo la quinta resurrezione ha scarabocchiato su un foglio la frase it’s real (è reale), e quando il marito le ha chiesto a cosa si riferisse lei ha guardato il cielo.

Dopo che l’hanno rimessa in sesto con pacemaker e defibrillatore ha spiegato che si riferiva al paradiso. Anzi è stata molto precisa nel suo racconto, lei ha visto i cancelli del paradiso con di fronte Gesù.

“It was so real, the colors were so vibrant,” said Tina. She says she saw black gates and Jesus standing in front of them, with a bright yellow glow behind him.

Il “problema” è che Tina è una fervente credente, di quelle che vedono il divino in ogni cosa, lo era anche prima di quel che le è successo. Nel messaggio (lunghissimo) in cui ringrazia dell’affetto gli amici reali e virtuali cita dio 26 volte. Ventisei volte, in un singolo messaggio sui social. I paramedici e i vigili del fuoco invece solo due volte, loro evidentemente non contavano così tanto.

Non basta, la figlia quando viene intervistata dai canali americani ha sullo sfondo un pianoforte, sullo stesso vediamo un libro in bella mostra, Faith And Praise (Fede e Preghiere Lode), a fianco di un altro volume che non riesco del tutto a identificare ma riporta un’immagine di un cielo con le nuvolette bianche e la scritta WINGS

CPR e defibrillatore

Nelle tante interviste americane che Tina ha fatto, pur riportando l’aneddoto del paradiso, viene sempre evidenziata l’importanza del primo soccorso, l’importanza del sapere praticare una RCP. L’importanza del defibrillatore sui mezzi di soccorso.

Negli articoli sulle testate italiani di questi giorni quella parte è praticamente svanita. Le uniche cose che hanno interessato ai giornalisti (se si può chiamarli così) sono il racconto sul paradiso e la viralità del tatuaggio della nipote.

Sì, perché è questo il motivo per cui la storia è tornata in auge: la nipote di Tina si è tatuata la frase della zia su un polso, e ha pubblicato lo scatto una settimana fa, scatto che ha raggiunto le oltre 20mila interazioni su Instagram.

Tra la nipote su Instagram, l’autore del tatuaggio su Facebook (oltre 340mila condivisioni) e la radio irlandese che per prima ha sostenuto che Tina sia stata morta per 27 minuti è ovvio che il numero di condivisioni sia schizzato alle stelle. Sono le condivisioni che contano, se quello scatto è virale la notizia vale la pena di essere ripresa, eliminando tutte la parti noiose, e tenendo solo quelle acchiappaclick.

Che tristezza che il giornalismo sia finito così in basso.
maicolengel at butac punto it

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