Narrative: Israele e Palestina – il graffito di Jorit


Anche oggi mi faccio nuovi amici domani.

L’argomento di oggi è spinoso e so che non troverà consensi in quella parte di lettori che hanno il cuore legato a una corrente politica. Ma ciò di cui stiamo andando a parlare rientra in quella corretta informazione che nel nostro Paese purtroppo manca. Non parleremo di bufale, non state per leggere un debunking, ma solo semplice cronaca di fatti, fatti che tutti possiamo verificare.

Durante il weekend scorso a Betlemme uno street artist di origine olandese che risiede in Italia è stato fermato dalla polizia israeliana. Jorit, questo il nome dell’artista, aveva appena terminato un immenso murales (onestamente mi pare molto benfatto, ma non ne capisco molto d’arte) che ritraeva Ahed Tamimi, nome che chi segue BUTAC da tempo forse ha già sentito nominare. Non ne parlavamo in termini eccelsi. E l’articolo risale a tre anni fa. La ragazza è cresciuta e dopo anni di situazioni identiche, dove in quanto minorenne non veniva arrestata, a dicembre del 2017 è avvenuto questo:

La ragazza, decisamente nota alle cronache israeliane da anni come Shirley Temper, ha cercato insistentemente di provocare due soldati. Il motivo, secondo la narrazione (inverificabile) che circola, è che poco prima avessero sparato un proiettile di gomma in testa al cugino. Onestamente avendo letto centinaia di articoli su Ahed e la sua famiglia nel corso degli anni fatico a credere alla sua versione. In tribunale ha ammesso la provocazione giustificandosi in quel modo, ha scontato la pena ed è uscita domenica, in anticipo su quella che doveva essere la sua scarcerazione. Lo so, sono un rompiscatole. Non metto in dubbio che vivere nelle condizioni in cui si vive in quei territori sia difficile. Che la gente che deve convivere con questo perenne clima di tensione cresca con tanta rabbia. Ma qui siamo di fronte a una ragazza che provoca due soldati, tocca ripetutamente uno dei due, cerca di calciarlo, mentre lui la prima cosa che fa è allontanare l’arma, metterla in posizione di sicurezza. Subisce cercando al massimo di parare il colpo, ma subisce, le urla cominciano quando sono in tre a fronteggiare i due soldati, una donna più anziana (che non è chiarissimo se sia mamma o zia) e una cugina. Con le grida anche gli attacchi fisici. Sempre con minima reazione da parte dei due.

Pensiamo a una scena simile nelle zone italiane che si sentono austriache. Una maggiorenne si mette a urlare contro un nostro militare, lo colpisce, lo schiaffeggia, cerca di calciarlo. Dite che resterebbe impassibile? O immobilizzerebbe la giovane, arrestandola?

Detto ciò, di Ahed e della sua liberazione avrebbero parlato probabilmente in pochi in Europa, quando era stata condannata la storia aveva avuto scarso risalto in Italia, specie sui social network. Ora invece, grazie all’arresto di uno street artist italiano, ne hanno parlato tutti. E tutti con un più o meno implicito velo di condanna nei confronti delle forze israeliane per l’arresto della ragazza, descritta come una vittima innocente. Io non prendo le parti dell’una o l’altra fazione, non sono interessato. Ma questa ragazza è perfettamente conscia di quello che fa, ripetutamente, da anni. Se sia giusta o meno la sua protesta non spetta a me giudicarlo. Ma di questo si tratta, di una forma di protesta. Non di un arresto che andava evitato. E siccome la fase dell’arresto era passata in sordina sui media, oggi abbiamo finalmente ottenuto che ne parlassero tutti.

Un ultimo appunto: è vero che Jorit è stato portato via dalla polizia, a ritratto praticamente terminato, ma nei video che circolano sull’arresto è possibile vedere solo la fase in cui lo caricano sulla camionetta. Cosa è successo? Come mai hanno atteso che fosse finito il ritratto? Può essere che sia avvenuto qualcosa che ha fatto scattare la procedura? E siamo sicuri che il termine corretto sia arresto?

Il post dove parla del suo arresto è del 28 luglio 2018. E dice:

Siamo stati arrestati a Betlemme dall’esercito israeliano

Chi può aiutarci per favore lo faccia

(In realtà l’immagine del post mostra una camionetta della polizia, non dell’esercito.)

Le cronache riportano che è stato rilasciato nel giro di un giorno, non so, con arresto m’immagino che mi buttino in carcere. Qui mi par di capire sia stato portato in questura e rilasciato dopo 24 ore. La fase del suo arresto è così raccontata dal Corriere:

I tre sono stati arrestati «mentre avevano il volto coperto e disegnavano illegalmente sul muro. Quando agenti della Guardia di frontiera hanno agito per fermarli, hanno tentato la fuga con un veicolo che è stato bloccato dai militari». Entrambi gli italiani sono stati liberati.

Se scappi, in macchina, di fronte alla polizia, cosa ti aspetti che faccia? Che ti dia un buffetto sulla guancia e ti lasci andare via? Onestamente da noi in certe occasioni abbiamo visto gente sparare anche per meno. Potevano rimetterci ben di peggio che un fermo di 24 ore.

Resta la questione del perché nessuno sui giornali abbia perlomeno raccontato la versione israeliana sulla ragazza e il suo background. Quasi come se tutti avessero romanzato qualche velina giunta da agenzie di parte. Vedete, come già spiegato più volte, quando provengono da certe zone del mondo tutte le storie hanno almeno due narrative. Abbracciarne una significa mancare di spirito critico, entrambe hanno luci e ombre, e andrebbe tenuto conto di ognuna di queste quando si sceglie di fare il giornalista.

Rileggete prima di buttarvi astiosi a commentare, ve ne prego.
maicolengel at butac punto it
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