Nasce una bimba nera, la volevano bianca

BIMBANERA-BIANCA

La notizia è vera, ne parla anche la CNN, ma esiste modo e modo di riportarla. Alcuni siti contro il riconoscimento dell’unione tra persone dello stesso sesso la stanno passando come esempio di quanto una coppia omogenitoriale sia “diversa”. E lo fanno in maniera davvero vile.
La notizia come dicevo è vera, ma la sua comparsa sui giornali è di quasi un anno fa. Una coppia di donne ha scelto di avere un figlio attraverso l’inseminazione artificiale. Ne è nata una bimba di colore, che tuttora vive con loro e che amano incondizionatamente da due anni, peccato che loro avessero chiesto un donatore bianco.
Uno dei siti che ha passato la cosa in questi giorni in Italia l’ha riportata così:

Nasce una bimba nera, coppia lesbica fa causa: “volevamo un bambino bianco”

Il titolo descrive i fatti, ma vorrei che ci soffermassimo per un attimo su quel “coppia lesbica”. Che differenza avrebbe fatto se invece che due donne ci fossero stati un uomo e una donna? Quando si ricorre all’inseminazione artificiale non è solo perché non c’è una famiglia composta da uomo e donna, spesso, spessissimo infatti si ricorre all’inseminazione da donatore anonimo perché ci sono problemi a concepire. Se da una coppia di due persone di carnagione chiara, che non hanno detto a nessuno di aver fatto ricorso all’inseminazione artificiale, nascesse un bimbo di colore diverso cosa pensate direbbe la ggente? Quanti penserebbero ad un cornino? E il nuovo arrivato come si troverebbe in una casa di genitori bianchi, i quali sarebbero costretti a spiegargli sin da subito la cosa? Perché non stiamo parlando del colore degli occhi o dei capelli, ma di una razza differente, con storia e background diverso. Voi credete che nel vostro normale giro di amici ci sia un po’ di tutto, ma è facile che se siete italiani di amici di colore ne abbiate davvero pochi. Avete presente quanto sono diversi anche solo i capelli di una persona di colore rispetto a quelli di una persona caucasica? Anche solo a livello pratico due razze diverse sono due mondi diversi.
Senza stare a dilungarmi troppo, si è appurato che la clinica teneva tutti i registri dei donatori a mano, e la calligrafia usata per scrivere 380 (identificativo del donatore selezionato) era troppo simile al 330… da qui l’errore, che alla clinica costerà probabilmente salato.
Ma come ce l’hanno raccontata i disinformatori? Oltre a mettere l’accento sul fatto che fosse una coppia lesbica:

Una vicenda che sta scoperchiando il vaso di Pandora sui privilegi dei bianchi. Ma sono tante le questioni in ballo: la fecondazione eterologa e l’eugenia, il diritto delle coppie omosessuali di avere figli e l’incapacità – proprio da parte di una coppia probabilmente discriminata -di accettare la figlia per quello che è, per paura della discriminazione.

… Jennifer nella richiesta di risarcimento dipinge un quadro di sconforto e disperazione: nessuna delle due conosce la cultura nera, non comprendono le persone di colore, non sanno nemmeno come pettinare i capelli della bambina.
No, non è uno scherzo: Jennifer si è lamentata del fatto che, per tagliare i capelli a Payton, è costretta ad andare da un parrucchiere in un quartiere nero della città, dove non è “vista di buon occhio” in quanto bianca.
Eppure questa signora è convinta di non essere razzista.

Il confine tra realtà e disinformazione è davvero sottile, come vi ho spiegato sopra Jennifer e la sua compagna sono bianche, vivono in una comunità bianca al 98% dove non ci sono coppie di razza mista e non ci sono bambini di colore nelle scuole del circondario, il rischio è che la piccola possa subire un trattamento differente da quello degli altri. Jennifer e la sua compagna vorrebbero solo che la figlia non fosse considerata un “caso” ma una persona.

Viene da chiedersi se le due donne si fossero mai rese conto di vivere in un contesto tanto razzista prima di avere Payton.
Evidentemente no, anzi, nel loro ambiente e nei loro privilegi stavano bene, se ora sono così terrorizzate dall’idea di perderli… E poi ci chiediamo: se verrà stabilito un risarcimento per lo “stress” di crescere un figlio di colore in un’America di privilegi bianchi, non dovrebbero per assurdo, risarcire tutte le donne afroamericane?
Comunque, Jennifer ha intenzione di usare i soldi della causa – se vincerà – per trasferirsi con la famiglia un una cittadina “meno razzista”.

Non è che il contesto sia razzista, anche io che vivo a Bologna avessi una figlia di colore troverei sensato andare a vivere a Londra, Parigi o Berlino, il problema è la mancanza totale di bambini di colore. La causa è già partita, e per ora Jennifer ha avuto un risarcimento, solo parziale. Ma il concetto è che non è un risarcimento per “stress”, bensì per errore; avrebbe fatto causa in uguale maniera una coppia di colore che si fosse trovata un figlio bianco probabilmente… o rosso o giallo o a pois!
Continuare a cavalcare la questione del razzismo è tipico di chi vuol far passare gli altri per razzisti, quando in fondo in fondo il primo razzista è lui stesso.
Poter ricevere fondi per trasferirsi in un’area con maggiore concentrazione di coppie miste, per poter far crescere la piccola al meglio, credo sia una richiesta legittima da parte di un genitore. Da nessuna parte nei vari racconti che ho trovato su testate serie si fa cenno ad una famiglia razzista da parte di Jennifer, o di sobborghi di colore dove siano malviste. Dal NewYorker:

They say they now have to travel to “a black neighborhood” to get the girl’s hair cut; they must now cope with the stress and worry from having a child who is stigmatized; they are concerned about enrolling their daughter in an “all-white school.” The complaint emphasizes that “all of Jennifer’s therapists and experts agree that for her psychological and parental well-being, she must relocate to a racially diverse community with good schools…
…One of Jennifer’s biggest fears is the life experiences Payton will undergo, not only in her all-white community, but in her all-white, and often unconsciously insensitive, family. Despite [Jennifer’s] family’s attempts to accept her homosexuality, they have not been capable of truly embracing Jennifer for who she is. . . . Though compelled to repress her individuality amongst family members, Payton’s differences are irrepressible, and Jennifer does not want Payton to feel stigmatized or unrecognized due simply to the circumstances of her birth.

Si accenna ai capelli, è vero, e si spiega che la scelta fosse ricaduta sul donatore 380 perché descritto come persona con capelli chiari ed occhi chiari come le due mamme. Ma tutto il resto sono racconti volti a mettere in cattiva luce la coppia. Anzi, per mettere in cattiva luce tutte le coppie che non siano quella formata da un uomo e una donna.
Sia chiaro, la causa è comunque importante, perché tutto ruota sul riconoscimento dei privilegi che si possono avere nascendo del colore giusto nella zona giusta e delle sfortune che conseguono a nascere di colore “sbagliato” nella zona giusta. Sempre dal New Yorker:

Her claim hinges on the same rationale that led to a lineage of Americans who have been treated as second-class citizens—that it’s who her daughter is, and not the actions of others, that is the source of the disparate treatment she is likely to receive. Whatever stigma Payton may feel reflects our country’s history and society, not nature—a distinction that has always been true but has been elided, in part, by the perversion of science on which racism is based.

Al momento oltre 10mila persone stanno condividendo l’articolo di No ai matrimoni gay in Italia.
Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac.it