Il Natale, Maria e il diritto di discriminare

Nessuno (sorprendentemente) "cancella" il Natale...

Sono in tante le testate che ieri hanno ripreso una notizia di cui avevo già scritto, senza ancora aver pubblicato, nella notte tra il 28 e il 29 novembre.

 


EDIT:

Quando ho scritto l’articolo queste linee guida erano introvabili e Il Giornale come detto non le aveva linkate in alcuna maniera pertanto ero stato costretto a basare il mio articolo sull’interpretazione di fatti narrati da altri, ora è disponibile anche il testo a cui si faceva riferimento, che ci è stato inviato in formato immagine, pertanto ritengo interessante mostrarlo anche a voi, a conferma di quanto riportavo.


Da Repubblica:

Mai dire Natale: il decalogo Ue che vuole dettare le parole corrette

Ad Avvenire:

Il caso. Così l’Europa “cancella” il Natale

I titoli sono tutti molto sensazionalistici, come lo era anche quello de Il Giornale, da cui ero partito, visto che il loro articolo è del 28 novembre. Siamo di fronte a uno di quegli articoli che onestamente fatico a capire perché vengano pubblicati, l’autore “è stato inserito da “Forbes” tra i 100 giovani under 30 più influenti d’Italia” quindi evidentemente ha un suo perché…

L’articolo de Il Giornale:

In Europa vietato dire “Natale” e perfino chiamarsi Maria

Non siamo di fronte a qualcosa di “sbufalabile” in quanto, come ci spiega l’autore:

In un documento per circolazione interna di cui Il Giornale è entrato in possesso in esclusiva intitolato #UnionOfEquality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication, vengono indicati i criteri da adottare per i dipendenti della Commissione nella comunicazione esterna ed interna.

Siccome non lo linkano in alcuna maniera occorreva fidarsi, ma fin da subito l’articolo risulta un filo ridicolo, perché traduce in italiano quanto in italiano non ha senso:

Vietato utilizzare nomi di genere come «operai o poliziotti»

Ma ovviamente non è così, è suggerito e consigliato (non “vietato”, visto che non si fa cenno a sanzioni) non usare policeman o workman. Siamo di fronte a linee guida che in un Paese normale non avrebbero bisogno di spiegazioni. Anzi, in certi casi siamo di fronte a linee guida che in Italia esistono già da tempo.

Scrive l’autore:

…vietato utilizzare «Miss o Mrs» a meno che non sia il destinatario della comunicazione a esplicitarlo

Ma non lo sa forse che in Italia è da anni che si tenta di far capire che il termine signorina è desueto e che è più indicato usare signora quando ci si rivolge a una donna, o, nel caso sia molto giovane, che la cosa migliore è usare direttamente il tu?

Nell’articolo poi si parla di “cancellazione del Natale”:

…la Commissione europea arriva a cancellare il Natale invitando a non utilizzare la frase «il periodo natalizio può essere stressante» ma dire «il periodo delle vacanze può essere stressante»

Si tratta di linee guida pensate per le aziende che chiudono per le vacanze di Natale ma hanno dipendenti o colleghi che, pur non lavorando (visto che gli uffici sono chiusi), non festeggiano Natale in quanto festa religiosa.

La parola Christmas deriva per l’appunto da Christian Mass, ovvero messa cristiana. Capite tutti che dire Merry Christmas a chi non andrà a una messa cristiana non ha senso. Si tratta di accorgimenti fatti per inclusività. Natale volendo essere pignoli è quasi più inclusivo, sì certo significa nascita, ma senza che la parola stessa citi Cristo o i cristiani e la messa.

L’inclusività, secondo la Commissione che ha steso le linee guida, è una delle strade praticabili via per placare certi hate speech e una certa propaganda estremista, e noi di BUTAC non siamo in disaccordo.

Continuando a leggere su Il Giornale – ma anche le altre testate hanno ripreso molto di quanto da loro raccontato – troviamo quest’altro esempio:

Una volontà di eliminare il cristianesimo che si spinge oltre con la raccomandazione di usare nomi generici invece di «nomi cristiani» perciò, invece di «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale», bisogna dire «Malika e Giulio sono una coppia internazionale».

Quest’esempio, come anche la questione Natale, è stato sfruttato per il titolo da Il Giornale. Titolo che arrivati a questo punto potremmo definire bufala. Perché non è vietato usare la parola “Natale”, come non è vietato usare il nome Maria. È suggerito che, in caso di generalizzazione – in cui, specialmente in inglese, si usano i nomi di John and Mary da sempre – sia meglio, specie in certi contesti, sfruttarne altri.

Da noi si usa molto più Tizio Caio e Sempronio, che Giuseppe e Maria…

Sono comunque anni che si parla di Union of equality, e credo che le linee guida di cui si parla in quest’articolo de Il Giornale non siano affatto nuove, solo che evidentemente era un po’ che il quotidiano milanese non mostrava ai suoi lettori il suo animo omofobo e patriarcale, era necessario ricordarlo per evitare ulteriori perdite di lettori tentati dalla Pravda in salsa italica.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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