Neve chimica vol. 4: i nevazionisti e la neve di plastica

De nieve tu... ma non dovevamo vederci più?

Come avevamo anticipato in vecchi articoli invernali scritti nel 2014 e nel 2015, ci sono cavolate che non smettono mai di tornare fuori, e che troveranno sempre un pubblico di persone che ci crederanno. La neve chimica è una di quelle. L’abbiamo appunto trattata nel 2014, poi nel 2015, poi ancora nel 2017. Ma qualche genietto che sa che c’è sempre un pubblico nuovo di persone da stupire ha ritirato fuori la storia per l’ennesima volta, e la fidata Noemi mi ha suggerito che fosse il caso riscriverne anche per BUTAC.

Tutto nasce da alcuni video che arrivano dalla Spagna, dopo la straordinaria nevicata su Madrid dei giorni scorsi. Video che sono praticamente identici a quelli analizzati nel 2014 e 2015 qui su BUTAC: gente che con un accendino cerca di sciogliere una palla di neve.

Siamo di fronte a quello che ormai viene da definire un classico. In questi giorni sono tanti quelli che l’hanno confutato nuovamente, ovviamente nessuno ha citato i nostri vecchi articoli, pertanto noi eviteremo di citare i tanti che vi si sono cimentati per la prima volta* usando invece un debunk fatto dai colleghi spagnoli di Maldito Bulo. I colleghi spagnoli hanno fatto in fretta, sfruttando le parole di Mar Gòmez, PhD in Fisica e meteorologa, che su Twitter spiegava che:

quando applichiamo la fiamma alla neve non si scioglie, anzi si sublima, va direttamente allo stato gassoso. Il colore nero è perché il carburante nell’accendino non finisce di bruciare completamente e i resti rimangono nella neve, da qui l’odore di plastica bruciata.

Che sono poi più o meno le stesse cose che dicevamo nel 2014:

…l’annerimento è dovuto ai gas di combustione dell’accendino, solo parzialmente consumati, facessimo lo stesso esperimento con un blocco di ghiaccio ci accorgeremmo che anche quello si annerirebbe, ma il complottista non vuole che tu lo sappia.

Sempre su Maldito Bulo si riportano le parole di Alvaro Bayòn, biologo e divulgatore spagnolo, che spiega:

“L’acqua (anche congelata) ha un calore specifico elevato. Se la palla di neve è incrostata (elimini l’aria tra i fiocchi di neve), il ghiaccio è a contatto con… beh, altro ghiaccio. Stai applicando la fiamma su un punto localizzato e la maggior parte del calore che riceve si dissiperà attraverso il resto del massa di ghiaccio, senza fondersi, a causa di questo elevato calore specifico”.

“Tuttavia, nel punto in cui la fiamma impatta più direttamente, il ghiaccio, passando improvvisamente da una temperatura molto bassa ad una molto alta, subisce un processo (…) che è la sublimazione, il passaggio da ghiaccio a vapore senza passare attraverso la fase liquida.”

Infine Maldito Bulo riporta un video del 2014 a firma Phil Plait, divulgatore americano che aveva debunkato la stessa identica storia quando girava negli States:

L’idea che siano almeno sei anni che la bufala gira e che ci siano sempre soggetti pronti a cascarci è deprimente, oltre a essere una prova di quanto serva maggiore insegnamento dello spirito critico nelle scuole. Non credo sia necessario aggiungere altro, ma siccome di neve chimica ne abbiamo parlato anche in altri contesti, giusto per prevenire che ritornino a galla anche quelle bufale vi mettiamo qui i link agli altri due articoli dedicati che abbiamo scritto nel 2015 e 2017.

maicolengel at butac punto it

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*gne gne gne