Niente africani alla mezza maratona di Lucca

Non tratto spesso notizie sportive, ma questa che mi ha segnalato un nostro lettore mi ha incuriosito, perché ci regala la possibilità di fare l’ennesimo esempio di come funzioni un giornale e di cosa si faccia per attrarre lettori.

La mezza maratona di Lucca si correva il 6 maggio di quest’anno, e il 7 su Il Tirreno cartaceo compariva un paginone dedicato all’evento.

Titolone:

No agli africani: «Vincono sempre loro»

screenshot della pagina de Il Tirreno

Un filino razzista e stereotipato come concetto, ma sarà vero che non si sono invitati gli africani per queste ragioni? No, non c’è un divieto per qualsivoglia atleta africano di correre la mezza maratona di Lucca. Le cose sono spiegate nell’articolo. Anche se occorre arrivare alla fine della prima colonna per capirle. Il Tirreno ha intervistato il presidente della Lucca Marathon Moreno Pagnini che spiega:

Non è assolutamente una questione di razzismo perché le iscrizioni erano aperte a tutti gli atleti senza alcuna discriminazione etnica. Solo che non volevamo più sottostare al diktat dei procuratori dei “top runner” quindi abbiamo deciso di non invitarli. E sottolineo invitarli, perché di solito eravamo noi a contattarli e chiedere loro di far partecipare il top runner alla Lucca Half Marathon e non il contrario, con tutto ciò che questa differenza comporta.

E ancora:

La decisione di non avere top runner è maturata perché ci eravamo stufati di essere noi a dover pagare dai 700 ai 1000 euro a maratoneta per poterli “avere” in gara.

Sia chiaro, nelle prime righe dell’articolo l’organizzatore spiegava che un problema era che vincono sempre, ma nel resto dell’articolo ribadisce più volte il concetto espresso sopra. Che sia risparmio o tirchiaggine [un’accusa storicamente spesso rivolta ai lucchesi, ndNoemi], non ci vedo comunque alcuna ombra di razzismo. Non hanno vietato a nessuno di fare nulla. Hanno solo scelto di non invitare chi gli sarebbe costato dei soldi e che probabilmente avrebbe anche vinto il premio. Danno e beffa… e socmel.

Nell’articolo subito sotto a quello originale si fanno ulteriori insinuazioni che si tratti di razzismo, ma è solo cercare di provocare. Il titolone?

«Non è razzismo, però che strano…»

E nella prima riga, intervistando Alessandro Lambruschini, il giornalista spiega allo stesso intervistato incredulo:

No, Alessandro Lambruschini, è tutto vero. Non stiamo scherzando. A Lucca il presidente della Maratona dice di aver invitato le società a non ingaggiare africani perché troppo forti.

Ma chi ha letto l’articolo che precede, e non solo il suo titolo, sa le cose sono decisamente diverse. Il presidente non ha invitato le società a fare alcunché, ha evitato lui di invitare top runner. Le società potevano fare quel che preferivano, tanto le spese le avrebbero pagate sempre loro, e non l’organizzazione.

I fatti sono molto chiari, manipolarli per cercare del razzismo a mio avviso è decisamente scorretto. Se voglio avere dei top runner (di qualsiasi etnia/provenienza) devo invitarli, e questo ovviamente fa gioco alla mia manifestazione. Invitarli significa perlomeno pagare loro le spese, se hanno dei procuratori queste spese comprenderanno anche la loro quota. Se la mia maratona ha il sogno di diventare famosa e blasonata inviterò sempre i più forti a correre e pagherò le tariffe, se la partecipazione che riceve è sufficiente non vedo perché devo continuare a pagare. Se vogliono venire si pagano il viaggio, e se vincono ben per loro.

Non si tratta di un’Olimpiade.

O forse sì, quella della manipolazione dei fatti…
maicolengel at butac punto it
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