Niente carcere per furti e truffe?

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… e daje con la propaganda politica!

Sia Blitz Quotidiano che il Giornale, senza escluderne altri, incappano nell’ennesimo articolo fazioso che racconta poco e male.

[P]er “snellire” le Aule dei tribunali, il governo Renzi sta pensando bene di non perseguire i “piccoli” reati. Niente processo, insomma, per truffe, furto o lievi forme di abuso d’ufficio o peculato. E la vittima? Rimarrà col cerino in mano.

Questa frase racchiude tutta la disinformazione possibile sul caso. Nel resto dei due articoli che ho visto circolare non si spiega null’altro, vedo solo voglia di dare addosso all’attuale premier – che, fra parentesi, non mi piace – nonché al ministro della giustizia Andrea Orlando. Ma il governo vuole davvero lasciare liberi di delinquere tutti i piccoli mariuoli?

Non mi pare proprio.

Si sta parlando di snellire i tribunali e una delle maniere sensate di farlo è velocizzare le pratiche e ridurre il carico dei giudici. Come? Attraverso il processo civile, che tramite avvocati e negoziazioni dovrebbe far sì che non si debba attendere a lungo per una sentenza. In pratica, le sentenze per reati minori e senza il tribunale di mezzo potrebbero risolversi in fretta tramite i processi civili con l’intervento di avvocati.

Prendiamo l’esempio che fa il Giornale tanto per aizzare le folle, come a loro piace tanto fare.

Ci sarà, insomma, l’archiviazione per il vecchietto che al supermercato ruba un formaggio e per il rom che ti trancia la catena e si porta via la tua bicicletta

Di nuovo, non ci sarà alcuna archiviazione, ma solo due arbitri che negozieranno la pena civile. La riforma per ora non è ancora passata ed è osteggiata da quelle stesse toghe che, fino a prova contraria, per il Giornale sono rosse; essa è rivolta solo ed esclusivamente ai casi in cui non si ha di fronte un delinquente seriale.

In questo senso, l’esempio portato in apertura d’articolo dal “giornalista” è poco valido e serve solo a fomentare l’indignazione.

Prendete Renato Vallanzasca. Nei giorni scorsi è stato connato a dieci mesi di carcere per aver rubato un paio di mutande e alcuni oggetti da giardinaggio. La sinistra si è subito affrettata a spiegare che il gesto è stato dettato dalla fame, dal disagio sociale, dalla crisi economica. Ebbene se il decreto legislativo che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha trasmesso al parlamento fosse già stato convertito legge, il bel René non si sarebbe fatto nemmeno quei mesi di carcere.

Vallanzasca è un criminale seriale, poco importa che in questo caso abbia rubato mutandine e oggetti da giardinaggio: visti i suoi precedenti, sarebbe stato comunque giudicato da un tribunale, a meno che non si fosse dichiarato colpevole e pronto a rimborsare subito il danno.

A mio avviso, si sta sollevando un polverone per nulla. Aspettiamo in merito, dopodiché valuteremo.

Vorrei giusto raccontarvi un aneddoto per farvi capire lo stato delle cose in Italia, in quanto a durata dei processi. Nel 2008 mi era capitato di bloccare due borseggiatori che stavano scippando una signora. È accaduto in pieno giorno, in una delle strade più trafficate della mia città. Cinque minuti di botte, nessuno che mi abbia aiutato; anzi, molti mi dicevano di lasciar andare il borseggiatore che avevo acciuffato. L’altro se ne era già andato a gambe levate, ma quello che avevo beccato io aveva la refurtiva. Sapete quale fu la reazione di chi assistì alla scena? “Poverino! Lo fa per fame”.

Siamo andati a processo e nel 2013, ben cinque anni dopo, io nemmeno mi ricordavo più che faccia avesse! In tasca al momento dell’arresto aveva portafogli rubati con poco più di cento euro. Non sarebbe stato meglio che la cosa si chiudesse in due mesi, con restituzione del maltolto e una sanzione pecuniaria aggiuntiva? Quanto sono costati alla Giustizia Italiana quei cinque anni? Quanto è costato tenere in moto la macchina processuale? Io dico più di cento euro…