Non solo bufale sul disastro Bari-Barletta

DEBUNKINMG-CLICKBAITING

A cosa serve imitare Butac se poi si scivola nel più compassionevole dei clickbaiting ?

Come dire: si predica bene ma si razzola male!

W la coerenza!

Il riferimento stavolta è al sito Huffington Post a cui già in passato, ahiloro, abbiamo avuto modo di fare qualche bella e sana radiografia per vedere cosa c’era dietro il titolone ostentato, come l’apparenza urlata fosse ben diversa dall’essenza misurata. In questa pagina infatti pubblicano un bell’articoletto su tutte le bufale dette sul disastro ferroviario accaduto pochissimi giorni fa sulla Bari-Barletta.

Perfetto! Finalmente qualcuno che ci imita, anche se sono bufale molto elementari da smascherare.

Peccato solo che a darci la Parola del Signore sia… opperdindirindina… il diavolo!

Bravo solo a far pentole senza coperchi.

Il sito citato non è nuovo ad articoli che hanno subito una nostra critica e cercandolo per parola chiave nel nostro archivio troverete i precedenti. Stavolta però si presenta sotto una nuova veste, quella del debunker: sbufalare le bugie raccontate a contorno del disastro ferroviario pugliese.

Dice: “Va bene, è una bella notizia. Finalmente si sono redenti!”. Vogliamo verificare? Non copio tutto l’articolo ma estrapolo solo le parti utili: dopotutto integralmente lo potete leggere voi stessi qui.

format_quote…il dolore espresso da opinionisti da bar e da fenomeni da tastiera è stato davvero stucchevole. Alcuni esempi:

  1. “Ecco cosa accade sui treni sgangherati al Sud”.  – Falso. I treni della Ferrotramviaria erano nuovissimi e di ultima generazione.
  2. “Le ferrovie: uno spreco di danaro pubblico e ruberie”; corollario “ci sarà sicuramente la responsabilità di dipendenti pubblici distratti e fannulloni”.  – False entrambi. Le Bari Nord sono ferrovie private e i dipendenti anche; due di loro (i macchinisti) sono morti nella tragedia.
  3. “Il dramma del binario unico, solo al Sud accadono queste cose da 1800”. – Bufala. Su 16.000 km di ferrovie in Italia (Nord e Sud) 9.000 km sono a binario unico.
  4. “Queste tragedie possono accadere solo da noi, specie al Sud”. – Purtroppo non è vero: a febbraio 2016 è accaduto nella efficientissima Germania.
  5. “Avevano i soldi non li hanno spesi per il doppio binario”. – Vero solo in parte. Ci sono voluti anni per gli espropri come prevede la legge. Ma da Settembre 2015 erano state sbloccate le procedure, a Marzo 2016 era partita la gara che si chiuderà il 19 Luglio 2016.
  6. “Renzi va in Puglia a fare una passerella: sciacallo”. Corollario: “I politici dovrebbero solo tacere”. – Sciacallo chi scrive. Io non sono un ultras renziano: ma la presenza del premier l’ho apprezzata. Come ho apprezzato il cordoglio del Presidente Mattarella e le parole del Presidente del Parlamento Europeo Schulz. Oltre che le parole del Papa. Che facciamo critichiamo anche Bergoglio?

In questo quadro desolante di chi non riesce proprio a tacere neanche di fronte alle tragedie, la speranza viene dalla Puglia silenziosa: quella che non commentava, ma si riversava in massa a donare il sangue. Il dolore è più dolor se tace.

Orbene, sui punti 1, 2, 3 e 4 siamo d’accordo. Abbiamo pure verificato il dato sulla ripartizione tra linee a doppio e a singolo binario sul sito RFI ed è tutto vero (doppio binario: km 7.574 km; binario unico km. 9.151).

Sul punto 5 dovremmo fare una dovuta precisazione: raddoppiare il binario di una linea è una necessità generata prevalentemente dal flusso del traffico rotabile. Per la sicurezza sono molto più importanti altre soluzioni come il “Sistema di Blocco Automatico“, attivo sull’intera rete RFI già da decenni, ma non evidentemente su alcune reti private dove vige ancora il sistema “via telefono” per regolare l’invio di convogli, un sistema questo decisamente obsoleto e meno sicuro dove il rischio dell’errore umano è più alto. Per spiegarci meglio, su una linea a binario unico dotato di blocco automatico, l’occupazione di un convoglio su una tratta tra due stazioni blocca inesorabilmente il transito in senso contrario.

Infine per il punto 6 lasciamo libero arbitrio al lettore: si sa che il rappresentante del partito politico votato fa (ovviamente) tutto bene, mentre il leader dell’altro partito, quello non votato, fa sempre tutto male. Questo a riprova che Butac non sventola nessuna bandiera politica ma solo quella del far luce sulle mistificazioni!

Bene, fin qui tutto bene. In teoria però.

INCIDENTE

Infatti la logica della coerenza scricchiola un pochino quando a fronte di tanta chiarezza troviamo comportamenti tutt’altro che chiari. Anzi, diciamo proprio loschi, nel senso che fanno gridare al clickbaiting. Nessuna bufala, per carità, ma una distorsione della notizia, soprattutto del titolo dell’articolo, quello che fa acchiappare i click, tale da far cadere in grosse contraddizioni l’operato dell’Huffington Post.

Cosa serve farsi portavoce della realtà, sbufalare la mistificazione, se poi droghi l’informazione con titoli sospetti?

Entriamo un po’ di più nel merito: sempre a proposito dell’incidente pugliese, Huffington Post pubblica questo articolo dove la compassione viene sparata a grandi caratteri nel titolo:

Scontro treni in Puglia, mamma e bambina morte abbracciate. Un minuto di silenzio per sentire i lamenti dei vivi

E tutto sarebbe abbastanza accettabile se l’articolo parlasse di ciò che il titolo vi promette di parlare, e cioè del dramma madre bimba morte abbracciate. Ma nell’articolo si parla sì del fatto, ma in questa misura:

Una mamma avvinghiata alla sua bambina, entrambe morte. E’ una delle scene apocalittiche negli occhi dei soccorritori che stanno estraendo cadaveri e feriti dal groviglio di lamiere dopo lo scontro frontale tra due treni in Puglia, tra Corato e Andria, avvenuto intorno alle 11.30. La notizia è stata diffusa dall’emittente pugliese TeleNorba, in diretta dal luogo dell’incidente.

Stop. Un titolo per una notizia di 8 parole sulle oltre 1000 dell’articolo che poi parla dei contorni dell’incidente, citando altri morti, i ricoverati in ospedale, il personale ferroviario, le ipotesi del sindaco di Corato sulle cause, la procura che ha aperto (ovviamente) un fascicolo per disastro ferroviario, l’opera dei soccorritori e quant’altro relativo. Un articolo generico che parte con una frase-notizia strappalacrime e che per contenuto in parole rappresenta lo 0,77% dell’articolo.

Un titolo per un fatto che rappresenta meno dell’1% dell’articolo. Come se io urlassi che gli italiani sono di religione protestante solo perché lo è l’1% della popolazione.

Che ci sia qualcosa che non quadri nel modo di fare informazione dell’Huffington Post già lo sospettavamo, ma alla vista dell’articolo sbufalante abbiamo voluto credere che ci fosse una conversione dell’operato redazionale. Ma niente da fare.

Come se non bastasse poi, visto che la notizia strappalacrime acchiappa un sacco di click, i vostri click, quelli delle persone compassionevoli e dei curiosi in cerca di drammi magari da condividere sui social forum per attrarre a sua volta altri click di amici, l’Huffington Post ha pensato bene di… raddoppiare, con un altro articolo dalla stessa impronta, titolato:

Il racconto della volontaria: “Ho visto quella mamma che ha tentato fino all’ultimo di proteggere la sua bambina”

Cosa lascerebbe immaginare questo titolo? Scoppia l’incidente, l’agonia è lunga, la mamma capisce tutto e cerca di proteggere la sua piccolina dalla lenta morte. Il tutto sotto gli occhi della soccorritrice che anziché intervenire, guarda la mamma proteggere fino all’ultimo la piccola.

Dite la verità: è una storia commovente, vero? Se sostituite la soccorritrice all’obiettivo di una cinepresa, sarete sicuramente davanti al film più commovente della storia. Non so perché ma mi viene alla mente la mamma disperata per la piccola sulla carrozzina che rotola giù per le scale tra gli spari dei militari. Non ci posso fare nulla: la corazzata fantozziana è più forte di me. Che sia per il verdetto finale del ragioniere?

Peccato però che non può essere andata così: i due treni procedevano uno contro l’altro a 100 km/h circa e ogni vettura è lunga grosso modo tra i 15 e i 20 metri. Quanto tempo può essere durato il crash? O meglio: quanto tempo è passato da quando i due convogli si sono toccati (alla velocità d’impatto di 200 km/h) a quando la persona è deceduta? Una frazione di secondo? Mezzo secondo? Un secondo? Chi è che in un secondo capisce che è in atto una simile catastrofe e riesce a prendere in braccio la propria figlioletta per proteggerla? Solo per fare questo servono 3-4 secondi ma bisogna anche calcolare il tempo che serve per percepire la sciagura in atto, almeno un altro secondo.

La soccorritrice volontaria del Ser Marianna Tarantini ha dichiarato:

Erano contro un ulivo, la mamma con il suo corpo proteggeva la bimba piccola ed erano in posizione fetale. Sono le prime che ho trovato, in mezzo a teste, braccia, mezzi busti sparsi ovunque sotto gli ulivi.

Quindi non ha visto espressamente la mamma proteggere la figlia sino all’ultimo ma ha trovato i cadaveri in tale posizione. E allora perché nel titolo si urla diversamente? È bello rendere compassionevole la scena della catastrofe perché soprattutto attira click.

Potrebbe essere invece che la mamma gravemente ferita abbia portato fuori la bimba tenendola in braccio e poi sia deceduta presso l’ulivo, ma è difficile ipotizzare che una persona ferita mortalmente riesca a fare questo sforzo, per quanto possa tentare di prevalere lo spirito materno.

Potrebbe anche essere che i corpi siano stati sbalzati fuori dallo scontro e che per una coincidenza siano stati trovati in posizione fetale uno sull’altro. Ma in questo caso non si può parlare certo di volontaria protezione materna.

Insomma, il sospetto che l’Huffington Post urli un po’ troppo stile cinedramma evidenziandone i particolari a caratteri cubitali nei titoli è molto forte. E ciò comunque cozza con il comportamento del debunker che invece si attiene scrupolosamente alla descrizione dei fatti nudi e crudi senza colorarne gli aspetti marginali.

E visto che in passato ci siamo già occupati dell’Huffington, siamo più propensi al non credergli, se non altro per l’honoris causa acquisita che non può che aggravare il suo curriculum.

Insomma, concludendo con una battuta, potremmo quasi scherzosamente rinominarlo FUFFINGTON POST.

Lola Fox

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