I pacchi di Amazon

Categorie: Bufala, Truffa

Online, da tempo, circolano video di unboxing di pacchi che vengono definiti “resi di Amazon”, unboxing che spesso regalano sorprese gradite e inaspettate. Grossissimi pacchi che sembrano costare pochissimo e che, secondo questi video, possono contenere anche oggetti molto costosi.



Grazie a queste serie di video sui social network nell’ultimo periodo è tutto un fiorire di pagine che offrono, anche per noi italiani, di acquistare queste famose scatole di resi di Amazon. Su Meta di annunci come questi se ne trovano a tonnellate:

Potremmo andare avanti allo sfinimento nel copiare e incollare i tanti messaggi sponsorizzati sfruttati da questa gente per attirare potenziali vittime, ma è assolutamente inutile, tanto domani li cambiano, aprono nuove pagine, usano nuove immagini, e qualcuno a cui “tirare il pacco” lo troveranno sempre. Finché non sarà diffusa la cultura del non fidarsi, qualche disperato convinto che affari del genere possano realmente esistere ci sarà sempre.



Ci sono due cose che possono succedere se seguiamo i link condivisi da questi truffatori:

  1. Dando a intendere di essere un ramo di Amazon stessa i truffatori chiedono i dati dell’account, perché solo a chi è già cliente Amazon possono vendere questi pacchi. Ovviamente se diamo loro username e password di Amazon il nostro account sarà compromesso quasi istantaneamente, che abbia o meno i dati di pagamento salvati.
  2. Per pagare il pacco ci verranno comunque chiesti i dati della nostra carta di credito, una volta dati quei codici il truffatore potrà fare shopping su Amazon o ovunque gli piaccia, di solito acquistando e-card di aziende come Steam, facili da comperare, facili da smerciare.

Imparare a diffidare sempre di offerte troppo belle per essere vere sarebbe un primo passo per difendersi da questo genere di truffe, inoltre abituarsi a segnalare ogni post sponsorizzato che vedete circolare sui social e che riporta un annuncio truffa sarebbe un modo per aiutare gli altri più sprovveduti a non cascarci. Infine sarebbe molto bello che la magistratura cominciasse a ritenere responsabile chi con questi post sponsorizzati guadagna, sanzionando i proprietari dei social ogni volta che lasciano online post sponsorizzati che rimandano a link non affidabili.



redazione at butac punto it

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