Quando pagate 25 euro


Circola da qualche mese un volantino molto simile a un altro che avevamo già trattato su Butac qualche anno fa qui, e qui un argomento molto simile.
Quello che sta girando ora è questo:

Quando pagate 25 euro sappiate che:
Lo STATO si prende il 22% per l’iva € 4,51 restano € 20,49 –
Lo STATO con tasse varie prende il 64,8% € 13,28 restano € 7,21 (fonte il Sole 24 ore 20/11/2015)
RESTANO ALL’AZIENDA € 7,21
Con quello che resta l’azienda deve anche pagare: imposte comunali e pubblicità Costi dei macchinari-carta-toner-telefono-luce-riscaldamento ecc. e gli stipendi del personale dipendente.
Lo stato italiano dei vostri 25 euro se ne prende € 17,79.
E questo governo nasconde il tutto gridando alla crescita ma sta affossando l’industria e gli artigiani … anche questo trimestre – 3.5% di orindativi (e i soldi invece di investirli li usano per pagare i loro stipendi…… li avete visti fare sacrifici?) GENTE SVEGLIATEVI i vostri/nostri figli non avranno lavoro e senza chi lavora non ci saranno i soldi per le pensioni e i nostri 50enni verranno cacciati a casa…. Uno stato con 75% di peso sociale e 25% di forza lavoro muore.

Chi lo mette in circolazione e ha un’attività commerciale onestamente non ha la più pallida idea di come la si gestisca e di come funzionino le tasse, le detrazioni fiscali e un bilancio. Oppure ha deciso volontariamente di farlo circolare pur sapendo che è una distorsione della realtà, ad uso e consumo degli uTonti, probabili elettori. A oggi l’immagine ha avuto oltre trentamila condivisioni, trentamila persone che evidentemente non saprebbero gestire un’attività in proprio.

Premetto, le tasse in Italia sono alte, è un dato di fatto. Lo sono da anni, non le ha alzate questo governo e neppure quelli subito precedenti, le variazioni che possono esserci state (per un negozio come quello descritto nel volantino) sono minuscole. Quindi non ne hanno colpa i vari Renzi, Monti e Berlusconi se le tasse sono elevate. Qualcuno dice la colpa sia dei tanti che non pagano, altri diranno che la colpa è dei politici che rubano, ma non siamo qui per trovare una colpa, solo per analizzare i dati riportati.

Far di conto

Non è che ci voglia moltissimo, l’IVA è corretta, come lo è il dato del 64,8% di tasse e balzelli che ha come fonte il Sole 24 Ore. Quello che è sbagliato è il conteggio. Sì, perché quel 64,8% è sul profitto, non va calcolato sui 25 euro iniziali, ma solo su quanto resta dopo aver tolto le spese. E qui casca l’asino.

PRECISAZIONE (aggiunta alle 11:45 del 5/01/2017):
quanto segue è molto semplificato, perché lo capiscano anche i sassi, in realtà il concetto andrebbe esteso spiegando per bene imposte, tasse, contributi, spiegando come funzionano le detrazioni e le differenze tra chi vende un bene e chi vende un servizio. Ma il volantino è semplicistico proprio per far presa sul popolo, le spiegazioni che ho scelto di dare sono semplicistiche alla stessa maniera.

Diciamo che un bene lo vendo a 25 euro, certo pagherò l’IVA, ma la stessa IVA se trattiamo di un bene e non di un servizio l’avrò scaricata precedentemente, come scarico l’IVA dei materiali di consumo che la mia azienda acquista per dare il servizio per cui tu, cliente finale, mi paghi 25 euro. Quindi se ho venduto il bene a 25 e ho 10 euro di spese, per poter vendere lo stesso pagherò il 64,8% di imposte sui 15 euro di profitto che faccio tolte le spese. Se ne ho 15 di spese lo pagherò solo sui 10 che avanzano e così via. Lo capite che siamo buoni tutti a parlare alle pance degli italiani spacciando bufale a gogo?

Sia chiaro, bufale di questo genere non mi stupiscono. Ho avuto una vicina di negozio che comperava la merce su Amazon e la rivendeva al doppio di quanto l’aveva pagata. Quando dopo due anni ha chiuso dando la colpa alle tasse alte avrei sinceramente voluto mandarla a cagare. Pagava la merce lo stesso prezzo che la pagherebbe qualsiasi acquirente su Amazon e sperava pure di avere un ricavo. Questa è la gente che condivide un volantino come quello qui sopra. E purtroppo possiamo demistificare all’infinito, ma quella gente i siti di fact checking non li legge, troppe parole e troppe poche immagini.

La cosa è decisamente deprimente.

maicolengel at butac punto it

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