Pagine social, vibratori, rimborsi e condivisioni

vibratori

Sulla pagina Facebook Raggi Forever è comparso un vecchio meme:
Le famiglie non hanno i soldi per curare i propri figli e lei si fa rimborsare un vibratore. Il sexy vizietto di Rita Moriconi finito a rimborso.

Peccato che quanto riportato, relativo a fatti risalenti al 2010, sia stato trattato più volte anche da testate che potremmo considerare più vicine a Virginia Raggi. Ci spiegava il Fatto Quotidiano a novembre 2014:

“Mai entrata in un sexy shop nella mia vita, ho la certezza di non aver fatto io quella spesa del vibratore. Qualcuno del mio staff? Se è così sarà cacciato”. Così la consigliera regionale Pd dell’Emilia Romagna, Rita Moriconi, indagata per peculato (per un doppio rimborso da 83,5 euro per l’acquisto di un sex toy) nell’inchiesta sulle presunte spese ingiustificate della Procura di Bologna, ai microfoni de ‘La Zanzara‘ (Radio24) ha preannunciato quello che poi è avvenuto.”Da oggi sono disoccupato, mi dovrò cercare un nuovo lavoro. Nell’azienda di trasporti dove lavoravo non era possibile andare avanti, troppo imbarazzo per la storia del sex toy”. A parlare è Rosario Genovese, l’ex collaboratore del gruppo regionale del Pd in Emilia Romagna che ha ‘confessato di avere fatto acquisti in un sexy shop a Reggio Emilia, finiti tra i rimborsi del consigliere Rita Moriconi. “Sono stato io – prosegue – e ho fatto una cazzata, un errore madornale e gravissimo. Con tutti gli scontrini che avevo in tasca mentre preparavo i rimborsi è finito dentro, probabilmente non c’era scritto sexy shop sopra. Poi è stato anche conteggiato due volte. Doppia cazzata”. “Tutti parlano del vibratore – dice ancora Genovese -, ma non era un vibratore. Sono passati quattro anni, non ricordo più. Forse delle palline, un frustino, delle manette. Non una cosa sola, più cose. Sicuramente non un vibratore”.

Quindi sono circa tre anni che si sa che non fu Rita Moriconi a comperare alcunché in un sexy shop, ma un collaboratore del gruppo regionale, oggi licenziato. Io non amo i politici italiani, ci sono tonnellate di cose che non mi vanno a genio riguardo alla gestione della cosa pubblica e ritengo che siano tutti ugualmente colpevoli, ma questo non significa che trovi giusto disinformare. Specie dopo sette anni dai fatti e tre dalla loro conclusione. Chi gestisce la pagina Raggi Forever è libero di fare propaganda politica come chiunque altro, ma farla usando disinformazione e bufale è sciocco, al punto che se fossi il sindaco di Roma userei i miei strumenti social per prendere le distanze dalla pagina e dai relativi post. Purtroppo ho paura che per vedere un gesto del genere dovremo attendere a lungo.

L’eleganza dei commenti sotto al post di Raggi Forever è tangibile:

  • Non avendo il cavallo si fa trottare l’asino
  • Bastava un vibratore di carne x soddisfare tutte le sue voglie
  • T***A Z*****A P*****A FECCIA UMANA SCHIFOSA (la cosa bella è che mentre i due commenti qui sopra vengono da maschietti questo è della dolce signora Concetta ndr)
  • ma io dico con tutto questo ben di dio che stanno facendo entrare come mai si compra il vibratore quando ce ne da vendere e falla sazziare (questo è un fine umorista ndr)
  • Poverina non ne trova uno vero .. chiedere alla boldrini … te li trova neri!!!
  • Fai schifo stronza di merda bastarda (La dolcissima Anna ha lasciato questo commenti, signora di mezza età molto elegante ndr)

Qualcuno ha tentato di spiegare che si tratta di disinformazione, ma gli admin della pagina hanno una risposta pronta:

sono i rimborsi che si prendono del finanziamento pubblico ai partiti. cmq è poco credibile che un uomo compri i vibratori,e che li rimborsi su una deputata,e che lei nn ne sapesse nulla……… (i puntini erano in saldo ndr)

E nel frattempo la viralità del post cresce, e la pagina aumenta i propri like.

Non so, sarebbe bellissimo che gli stessi politici idolatrati dalle folle usassero lo strumento social in maniera equa e corretta, spiegando ai propri elettori quali siano le pagine ufficiali da seguire e quali invece da abbandonare, prendendo le distanze da chi utilizza bufale e disinformazione per alterare la percezione della realtà dei propri follower.

Perché un conto è il bollino BUFALA apposto magari da Facebook, un conto sarebbe vedere la stessa persona idolatrata dai follower di una determinata pagina spiegare a quegli stessi che la pagina è una monnezza. Potrebbero farlo tutti, di ogni fazione politica, dimostrando al cittadino un vero impegno nei confronti della corretta informazione e corretta lotta politica.

Infattibile, lo so bene, però sarebbe bello trasformarlo in un gioco a premi in TV: inviti tot politici, e a ognuno mostri cinque articoli, meme, citazioni che circolano su di loro, nel corso dello show devono essere tutte verificate. Al momento delle risposte vengono mostrate anche le pagine social che le hanno riportate per verificare chi ha diffuso la bufala. Il politico che ne azzecca di più passa, chi ne azzecca di meno perde la possibilità di essere eletto al prossimo turno. Di ogni notizia dovrebbe venire mostrato il percorso che ha portato alla sua verifica in modo da insegnare al pubblico ad essere autonomo.

Questo si che sarebbe “servizio pubblico”, mostrare agli italiani in prima serata cosa è vero e cosa no nel mondo della propaganda politica italiana, usando gli stessi politici che spesso di quelle bufale sono parte, come protagonisti (consapevoli o meno) o come diffusori.

Lasciatemi sognare…
maicolengel at butac punto it