Code record per un pacco di cibo…

...ma i numeri non sono così diversi da quelli degli anni passati

Il 20 marzo su Repubblica è apparso un “foto articolo” (non mi viene da chiamarlo diversamente): cinque righe di testo e diverse foto. Il pezzo titola:

Coronavirus a Milano, coda record per un pacco di cibo davanti alla sede di Pane quotidiano

Seguono foto che non posso mostrarvi perché non ne ho i diritti, ma che mostrano questa coda lunghissima, a Milano, definita per l’appunto “coda record”. Il testo che accompagna l’articolo  parla direttamente alla pancia, lo riporto per diritto di critica in attesa delle prossime minacce del gruppo GEDI:

E’ sterminata, sembra senza fine, la lunghissima coda di chi ha bisogno davanti alla sede di viale Toscana di Pane quotidiano, l’organizzazione che a Milano distribuisce aiuti alimentari a chi non ce la fa. Sono le immagini della crisi che l’emergenza Covid ha provocato a Milano e che sembra crescere con il passare dei mesi come cresce la dimensione della coda e come cresce il tempo d’attesa per ricevere quanto basterà a sfamare una famiglia almeno per qualche giorno.

Il grassetto è mio.

La coda però c’è da anni

Come dimostrano i tanti articoli trovati dopo una ricerca di pochi secondi in rete si racconta spesso, da almeno dieci anni a questa parte, che una volta a prendere la razione di cibo gratuita andassero in pochi, ma che ormai da tempo (da una data non definita) queste siano diventate più di tremila al giorno. E a questo numero, o quasi, si fa riferimento da almeno dieci anni.

29 settembre 2011, articolo su WiseSociety:

Questi volontari sono buoni come il pane…

Milano, viale Toscana 28. Ore otto del mattino di un giorno feriale qualunque. Una lunga fila di persone in attesa. Aspettano in silenzio e con grande dignità l’apertura dell’associazione Pane quotidiano. Qui ogni giorno vengono distribuiti gratuitamente alimenti primari a tutti coloro che ne hanno bisogno. Pane Quotidiano è un’istituzione laica fortemente radicata nella cultura della città. Nasce infatti nel 1898 e diventa in pochi anni Istituto di Pubblica Assistenza, con l’intento di non far mancare a nessuno, in città, il minimo per la sopravvivenza: quel pane di tutti i giorni che qui si chiama “michetta”…

…Trenta anni fa i bisognosi che si presentavano erano dagli 80 ai 100 al giorno, ma attualmente se ne contano dai 3000 ai 3500, e se in passato la maggior parte dei “bisognosi” erano extracomunitari e homeless ora a far la fila ci sono sempre più italiani, anche giovani, disoccupati, cassintegrati e separati che non riescono a far fronte alla crisi economica e moltissime donne.

Quindi nel 2011 si parlava di una fila quotidiana tra le tremila e le tremila e cinquecento persone al giorno.

22 giugno 2012, SkyTg24:

Milano, una mattina in fila per il Pane Quotidiano

“Fino a dieci anni fa c’erano circa 1500 persone in fila tutti i giorni”, racconta Rossi, “oggi sono 2500, divisi tra il centro di viale Toscana e quello di viale Monza. E nel fine settimana si arriva anche a 3000”

6 marzo 2014 TelenovaMSP, stavolta un video dove la fila può essere vista anche da voi e paragonata a quella che viene mostrata da Repubblica sostenendo che la coda sia causata dalla crisi dovuta alla pandemia.

29 marzo 2015, Corriere della Sera, titolo:

Tremila al giorno in coda per il “Pane Quotidiano”

Potrei andare avanti a lungo con link e testimonianze, ma non ha senso.

Io ho cercato in giro dei dati verificabili di quale sia la situazione attuale, ho trovato un articolo del Post, unica testata italiana di cui mi fido: un lungo articolo dove viene raccontata la pandemia dal punto di vista di chi gestisce l’associazione, un lungo articolo dove viene intervistato il vicepresidente, Luigi Rossi, che conclude l’intervista (pubblicata in periodo natalizio) con queste parole:

In questo momento distribuiamo circa 3.500 razioni al giorno, nelle due sedi

Che per essere numeri di un periodo di festa non sono tanto più alti di quelli raccontati in precedenza. Sia chiaro, i volontari intervistati dicono tutti che la situazione è peggiorata (anche se nessuno parla di record), ma se al 14 dicembre 2020 si fanno 3500 razioni e al 29 marzo 2015 se ne facevano 3000 la situazione non sembra sostanzialmente diversa.

Come conferma anche AdnKronos riportando ancora le parole di Rossi:

“Capisco che per molti sia stato uno shock, ma queste file da Pane Quotidiano è da parecchi anni che si sono. Si sono intensificate negli ultimi giorni, ma questa coda c’è sempre, da parecchio tempo. Sabato mattina di solito è interminabile, ma anche adesso, che sono le 10 di mercoledì, la fila arriva al semaforo dell’incrocio con via Castelbarco”, racconta Rossi all’Adnkronos. In media, sono aiutate dalle 3mila alle 3.500 persone ogni giorno.

Sia chiaro, non sono qui a dire che stiamo bene, anzi, sono un negoziante e su dodici mesi sono stato chiuso ormai cinque in più del normale, con ovvio calo di fatturato e problematiche varie. Ma non è mostrando le miserie del Paese che ci riprenderemo, non è contribuendo a diffondere un’informazione più tragica di quel che è che il Paese può sperare di tornare operativo. Repubblica – come le altre testate che hanno uffici a Milano – dovrebbe spiegare all’Italia cosa non ha funzionato in Lombardia, cosa è andato male. Va benissimo mostrare la coda di Viale Toscana, ma va fatto con dati alla mano che dimostrino questo “record”, se veramente c’è.

Non metto in dubbio che in quella coda ci siano persone che hanno perso il lavoro oggi, che l’hanno perso per la pandemia. Ma se guardo le foto riportate negli anni e le paragono a quelle riportate da Rep oggi, non noto queste differenze che mi facciano gridare al record.

Per maggiori info sull’associazione Pane Quotidiano potete visitare il loro sito.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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