Panico di massa per un video di 5 anni fa: TGR Leonardo e CoVid-19

Quanto segue è il lavoro del nostro amico Tommaso di Mambro, studente di biologia che da qualche tempo aiuta BUTAC con la divulgazione di corretta informazione. Quanto vi racconta è già stato trattato da colleghi e testate giornalistiche, ma il numero di segnalazioni che abbiamo ricevuto in poche ore ci ha portato a farne un articolo anche per BUTAC, cercando, come sempre, di spiegare le cose nella maniera più semplice possibile.


C’è il video di un servizio del TGR Leonardo del 2015 che è diventato virale nella giornata di ieri, inoltrato in numerose chat su WhatsApp e condiviso anche dalle pagine ufficiali di alcuni politici su Facebook. Il servizio parla di “scienziati cinesi che creano un supervirus polmonare da pipistrelli e topi”, ma prima di spiegarvi cosa non va in questa semplice frase, è importante precisare il perché si possa assolutamente escludere che il “supervirus” creato in laboratorio non sia il SARS-CoV-2, responsabile della malattia COVID-19.

  • TOPI, non pipistrelli. Leggendo l’articolo di Nature su cui si basa il servizio si può fin da subito evincere come si stesse lavorando su un virus che induce la SARS nei topi. Dai pipistrelli proviene solamente la proteina (SHC014) che è stata inserita nel virus dei topi.
  • NESSUN POTENZIALE EPIDEMICO. Andando a leggere attentamente l’articolo già menzionato sopra, si nota come il virus non avesse capacità epidemica.
  • ORIGINE NATURALE, non artificiale. È del 17 marzo l’articolo, sempre della rivista scientifica Nature, che dimostra come l’attuale coronavirus (SARS-CoV-2) abbia origine naturale. Come hanno fatto a capirlo? Se fosse di origine artificiale si avrebbero delle tracce evidenti nel genoma. Riuscireste a distinguere una Ferrari con il motore di una Fiat 500 da una Ferrari con dei naturali difetti di scocca? Gli scienziati riescono altrettanto bene a distinguere un virus di origine naturale (difetti di scocca) da un virus di origine artificiale (Ferrari con motore Fiat).

Inoltre, sempre nella giornata di ieri è arrivata la smentita da parte di Alessandro Casarin, direttore della testata regionale Rai, che spiega come il virus creato in laboratorio non abbia alcuna relazione con il SARS-CoV-2. Ulteriore conferma arriva dalla stessa rivista Nature che afferma come non ci siano alcune evidenze scientifiche a supporto della relazione tra il virus del 2015 e l’attuale.

Ora che abbiamo capito il perché il SARS-CoV-2 non sia potuto uscire da un laboratorio, è utile far notare alcune inesattezze presenti nel servizio. In particolare, l’esperimento non è stato condotto da scienziati cinesi, ma anche da scienziati cinesi. Per essere pignoli, delle 15 firme dell’articolo, solamente due sono di scienziati cinesi. Lo chiamano supervirus, ma hanno poi spiegato il perché chiamarlo così? Non è dotato di poteri magici, ma è solo un nome straordinario per richiamare l’attenzione del pubblico e, aggiungo, generatore di mistero e ansia.

Il servizio si conclude con “specie di questi tempi è più prudente non mettere in circolazione organismi che possano sfuggire o essere sottratti al controllo dei laboratori”. Questa frase lascia sottintendere come i laboratori che manipolano virus non siano molto sicuri, ma probabilmente hanno tenuto poco conto dei rigidi protocolli che devono obbligatoriamente rispettare per effettuare esperimenti.

Qualcuno potrebbe chiedersi perché sia stato fatto l’esperimento del 2015 e rispondo facendo un esempio pratico: come mai vengono simulati incidenti per testare la sicurezza delle automobili? Per cercare di renderle più sicure possibile.

Quindi:

Come mai hanno generato quel virus in laboratorio?

Per provare a evitare una pandemia.

Tommaso Di Mambro
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