Il paziente infetto ha girato l’Europa?

EBOLA-EUROPA

Da ieri sta circolando questa notizia titolata in maniera molto allarmistica – si sa, Ebola vende!

Ebola, il malato americano ha viaggiato anche in Europa
Caccia a chi è entrato in contatto con l’infettato. Ci sono dei bambini

La notizia può anche esser corretta nel testo, ma il titolo è davvero fuorviante!

L’ordine è quello di evitare il panico, dopo il primo caso di Ebola diagnosticato negli Stati Uniti, ma ogni ora che passa aggiunge particolari preoccupanti a questa storia. Il malato è arrivato dalla Liberia passando da Bruxelles, con il rischio quindi che abbia contagiato qualcuno anche in Europa. Una volta atterrato a Dallas, poi, è entrato in contatto con almeno una dozzina di persone, fra cui diversi bambini in età scolare, che ora sono tutti sotto osservazione.

Vero, verissimo. Il paziente è atterrato a Bruxelles e da lì è ripartito per Dallas. Sarà sicuramente stato in contatto con persone all’aeroporto, ma non aveva febbre; non era ancora in condizioni di contagio. Specificarlo è importante. E invece si prendono per buone le dichiarazioni di un portavoce dell’ONU, non medico, che parla senza aver prima consultato nessuno.
L’allarmismo è da prima pagina, è vero, se il virus mutasse potrebbe anche diventare infettivo per vie aeree. Ma può mutare? Quanto tempo dovrebbe occorrergli per farlo? Vi sono le condizioni per cui questo accada?
Illuminante è un articolo dei primi di Settembre, pubblicato sul Wall Street Journal. Nel pezzo, Scott Gottlieb e Tevi Try prevedevano ciò che sta avvenendo ora: davano per certo che sarebbero arrivati singoli e sporadici casi di ammalati sul suolo americano, la possibilità di miniepidemie anche sul loro territorio. Essi analizzavano anche la possibilità che il virus potesse mutare – una possibilità molto, molto remota, a detta loro – e che Ebola dilagasse negli Stati Uniti – praticamente impossibile. Il concetto è che la cultura medica nei paesi occidentali è molto diversa da quella in Africa. Lo stesso dicasi per l’accesso a tante comodità che non tutti hanno appunto nei paesi colpiti dal virus.
Noi ci laviamo molto più spesso, consumiamo sapone; siamo soliti vedere un medico specializzato, non uno sciamano; abbiamo accesso a medicinali e condizioni di vita migliori. Non abbiamo guerre civili, né territori impervi o mal controllati. Abitiamo in Paesi moderni, ben diversi da da posti come la Liberia. Mettere in quarantena un gruppo di persone non ci spaventa. Se doveste avere il sospetto di esser entrati in contatto con un contagiato, andreste a farsi visitare in un presidio medico del servizio sanitario nazionale, non dalla Maga Magò di turno a farsi levare il malocchio.
Insomma, occorre prestare attenzione e NON creare PANICO.