Perle di Facebook: gli italiani immigrati negli USA

Oggi andrò ad analizzare un Perla un po’ particolare e in maniera atipica. Generalmente le perle sono cavolate e cerco di affrontarle in maniera meno rigida, ma questa merita un approfondimento diverso. Sarà un articolo lunghetto e di fatto più un approfondimento sull’argomento che una sbufalata.

Nei giorni successivi all’incidente che ha coinvolto zingare e dipendenti della Lidl – incidente per modo di dire – c’è stato il prevedibile scontro tra i titani dei commentatori. All’improvviso ricomincia a girare una immagine sugli italiani quando erano gli immigrati negli USA:

Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito settimane.
Si costruiscono baracche nelle periferie.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro presso appartamenti fatiscenti.
Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina.
Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10.
Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti.
Molti bambini vengono usati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti .
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra loro.
Dicono che siano dediti al furto e se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.
I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere, ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali.

Facciamo un piccolo tour prima di analizzare il claim finale, cioè la fonte da cui sarebbero state prese queste informazioni: perché si dovrebbe condividere una immagine come questa? Facciamo alcune ipotesi: chi lo vede potrebbe pensare: “Guarda come consideravano gli italiani ai tempi. Non è vero che gli italiani fossero così, gli americani erano razzisti”, oppure potrebbe pensare: “Vedete, anche noi eravamo come gli immigrati di oggi, puzzolenti e poveracci”, o magari: “Ecco, vogliono farci credere che gli *inserire etnia* vanno accettati perché anche gli italiani erano così una volta”.

Chiaramente un testo del genere colpisce emotivamente e, in base al nostro modo di pensare, l’unica cosa che produce davvero è una reazione istintiva influenzata dal nostro modo di vedere la realtà. La nostra storia, il nostro pensiero politico, il nostro cinismo e così via ci spingono a reagire in modo diverso e a condividere questa immagine. Poi ci sono io che penso: “Ma chi è che pronuncerebbe al Congresso quelle frasi?!?” e quindi comincio a cercare.

La fonte?

Di solito non leggo quanto prodotto da altri debunker, non perché mi senta superiore ovviamente, ma per seguire gli indizi da solo, senza farmi influenzare da quanto trovato dagli altri. Questa volta sono finito invece quasi subito sul sito del Cicap, dove c’è un’interessante analisi (dell’anno 2009) di questo testo. Alla fine mi sono accorto che l’autore era Paolo Attivissimo e, solo dopo, che sul suo blog la ricerca era stata portata avanti anche negli anni successivi. Fondamentalmente questo testo, anche con piccole varianti o aggiunte, gira da moltissimo tempo ed è stato citato più volte, in più modi, con date diverse e da personaggi famosi come Saviano. Passiamo ad alcuni dati di fatto:

  1. La relazione sugli immigrati italiani dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Stati Uniti non esiste. Quello che è esistito in quel periodo è stato lo United States Congress Joint Immigration Commission e non era sugli italiani, ma su tutti gli immigrati. Intendo dire che non esiste una relazione su ciascuna delle etnie, ma la relazione è unica e tratta tutte quelle etnie che in quel periodo entravano negli USA.
  2. Il rapporto della Commissione, conosciuta come la Dillingham Commission dal nome del responsabile di questa, è stato realizzato raccogliendo dati dal 1907 al 1911 e stampato in quell’anno, quindi anche il 1919 è un dato sbagliato. È formato da 41 volumi. Migliaia e migliaia di pagine.

Quando si cita una fonte e lo si fa così male è un grosso problema. Quando la fonte reale è un testo mastodontico il problema è enorme. Quando si tratta poi di un rapporto dove viene prodotta una quantità di dati impressionante il problema è gigantesco. Dopo aver scaricato 1.24Gb di file PDF – e non sono tutti i volumi – mi sono fatto una idea abbastanza chiara: quello sopra è un lavoro di cherry picking misto a rivisitazione fantasiosa e infarcitura di luoghi comuni.

I crimini

Secondo Wikipedia le conclusioni del rapporto crearono le basi per leggi molto più restrittive sull’immigrazione negli USA in quanto l’integrazione degli immigrati era vista come un pericolo per la società americana. Le conclusioni politiche ci interessano poco nello specifico, quello che ci interessa è capire cosa veniva detto degli italiani in quel periodo. Partiamo dall’aspetto “crimini”, riportato nel meme in questione:

“The great majority of the Italians in this country are law-abiding and industrious”, cioè la gran parte degli italiani presenti nel nostro paese rispetta la legge e lavora. Questo paragrafo “riassuntivo” sulla criminalità degli italiani negli USA continua affermando quanto sia un peccato che gli italiani siano preda della minoranza di criminali che riescono ad entrare per colpa della scarsa efficienza delle leggi. Si ipotizza che tra le varie popolazioni che entravano negli States la percentuale più alta di criminali fosse tra gli italiani, preoccupante soprattutto per il tipo di reati commessi. Si suggerisce una maggiore severità e propensione alla espulsione degli immigrati criminali. Questa parte assomiglia all’ultima frase del meme in questione, ma senza la parte iniziale ha un peso completamente diverso. Lo studio non aveva lo scopo di demonizzare nessuno, e gli italiani si sono mostrati problematici nelle grandi città, ma molto meno nelle zone rurali, quindi è lecito ipotizzare un ruolo importante dell’ambiente soprattutto in chiave criminalità organizzata. Lo sappiamo tutti che negli anni successivi la mafia italiana a Chicago e New York crebbe di potere e influenza, basti pensare ad Al Capone, e i prodromi li vediamo nelle statistiche dei crimini tipici degli italiani:

Come riportato anche nei dettagli dei vari crimini, gli italiani rappresentavano la stragrande maggioranza delle persone coinvolte in ricatti, estorsione, vendette private e, come riportato in altre parti, sequestro di persona. Questi sono crimini tipici della criminalità organizzata e se sommiamo questi dati al fatto che la maggior parte di questi crimini erano verso altri italiani e che l’omertà la faceva da padrona il pattern è chiaro.

Chi erano gli italiani?

Nella parte introduttiva del Rapporto la descrizione degli italiani è molto interessante e c’è un dettaglio molto curioso: gli italiani sono gli unici a essere divisi in due etnie. In tutti le tabelle vengono separati i dati di North Italians e South Italians. Per quanto potrebbe sembrare comprensibile in generale per essere più precisi nel riportare i dati, gli italiani sono gli unici a venire divisi; francesi, tedeschi, spagnoli non hanno alcuna distinzione particolare. Nella sua ricerca Attivissimo si riferisce a questa separazione come ad una “discriminazione”. Nella parte introduttiva sugli italiani e nella parte relativa alla agricoltura, per i redattori dello studio però traspare la necessità di fare una distinzione tra le due anime italiane sia per una questione linguistica che culturale: gli italiani del nord e del sud erano molto differenti.

ATTENZIONE: quando si affrontano argomenti di questo tipo solitamente il sangue caldo degli italiani comincia a ribollire. Voglio che sia chiaro a chi legge che in quanto nato negli USA, da genitori italiani immigrati, dei quali uno del sud e uno del nord, e immigrato a mia volta in Italia, non ho “parte” da difendere, anzi di fatto faccio parte in un modo o in un altro di ciascuna delle fazioni coinvolte.

A parte il considerare anche i genovesi come meridionali, il Bureau of Immigration ha sentito la necessità di dividere gli italiani notando le differenze linguistiche, fisiche, comportamentali oltre che geografiche. Come vedremo dopo, tendenzialmente le comunità di italiani si formavano soprattutto tra conterranei, amalgamandosi molto poco tra nordici e meridionali. Considerando che le popolazioni del centro Italia erano molto poco rappresentate, mancava quella parte intermedia, toscani, emiliani e laziali, che poteva rendere meno palesi le differenze tra immigrati del Sud Tirolo e della Sicilia. I tanti dialetti e le differenze tra questi colpiscono molto gli americani dei tempi:

“These dialects diverge much more from each other than do the dialects of English or Spanish”, cioè notano che i dialetti italiani differiscono tra di loro in maniera molto più sensibile che tra i dialetti inglesi o spagnoli. Per un napoletano è estremamente complesso farsi capire dai padani e in nessun altro Paese anche i più colti continuano a preferire il dialetto alla lingua nazionale. Lo studio fa presente anche le differenti origini tra le popolazioni del nord e del sud. Il Bureau definisce gli italiani del nord “celtici” mentre quelli del sud “iberici”. Se volete potete leggervi tutta la parte “Italians” a questo link. Bisogna anche contestualizzare temporalmente lo studio e, soprattutto, quando la maggior parte degli italiani è emigrata negli USA:

Dal 1899 al 1910 sono circa 1.2 milioni gli italiani emigrati negli USA e il flusso era già diventato imponente dal 1890, e nato molto prima. Poco sotto nel testo viene fatto presente che l’immigrazione degli italiani è il fenomeno più importante da studiare in quanto, oltre ad essere una popolazione che si riproduce molto velocemente, aveva ancora un serbatoio enorme, a differenza di altri come ebrei, croati o irlandesi. Nel 1890 l’Italia era unita da poco tempo e la contaminazione tra popolazioni del nord e del sud era ancora limitata. Personalmente non trovo nulla di razzista o discriminatorio nella distinzione nello studio tra italiani del nord e del sud. Che poi possa aver avuto conseguenze di questo tipo non è però da escludere.

Gli italiani nell’agricoltura

Che gli italiani del nord e sud fossero differenti risalta molto anche dallo studio delle comunità agricole italiane, tra poco qualche esempio. In questa parte gli italiani fanno in realtà una discreta figura. Risulta che non abbiano portato alcuna innovazione nel campo agricolo, vengono definiti più imitatori che innovatori, ma le performance sia nel sud che nord degli Stati Uniti sono state buone, distinguendosi per una grande propensione al lavoro e discreta capacità di integrazione e “americanizzazione”. Il tono e i dati riportati in questa parte sembrano essere in totale contraddizione col meme di questa Perla. Quelle frasi estremamente ostili hanno un suono molto razzista e i problemi causati dagli italiani a New Orleans potrebbero essere la fonte di questo astio nei loro confronti. Come conferma il report:

Se gli italiani nelle città del nord si distinguevano per una infelice propensione al crimine violento, nel sud erano dei buoni lavoratori, ma a New Orleans la comunità italiana aveva gettato le basi per un odio profondo da parte degli americani. Anche se erano passati già molti anni dal 1891 quando successe questo (da Il Post):

Nel 1890 il capo della polizia della città David Hennessy era stato ucciso e la polizia aveva arrestato diversi membri della comunità italiana accusandoli dell’omicidio. Qualche mese dopo, nel 1891, un processo stabilì l’innocenza degli imputati e l’infondatezza delle accuse. La sentenza fu accolta con grande rabbia da una parte della popolazione di New Orleans, che il giorno dopo si radunò per “porre rimedio agli errori della giustizia”, come diceva un annuncio pubblicato su un giornale locale il 13 marzo del 1891. Il 14 marzo circa 3.000 persone si radunarono a Canal Street e la folla linciò 11 persone di origine italiana, nessuna delle quali legata al processo per l’omicidio di David Hennessy.

Il contrasto con la larga comunità italiana in Georgia maturava da anni, infatti nel 1888 venne pubblicata questa “simpaticissima” vignetta:

Gli italiani vengono dipinti in maniera orribile: erano un fastidio per i pedoni lungo le strade, dormivano ammassati in piccole case, si divertivano la sera ad aggredire la gente. Vengono proposti anche divertenti metodi per disfarsene e su come arrestarli. Qui le similitudini con il meme in questione sono lampanti, ma sono chiaro frutto di propaganda anti-italiana. Questo sentimento e il linciaggio non avevano creato un bell’ambiente e la “taccagneria” degli italiani, a differenza degli afroamericani, li rendeva anche clienti difficili. La contrapposizione con gli afroamericani non è casuale, perché soprattutto nella coltivazione del cotone gli italiani si trovano a rubare il posto agli ex schiavi. Oltre che buoni lavoratori, la loro criticata avarizia li portava ad avere abbastanza soldi per poter comperare piccoli appezzamenti, cosa per la quale gli afroamericani erano poco propensi.

“The striking qualities the Italians exhibit are thrift, industry, and peaceableness, and these qualities in many cases have won the somewhat reclutant admiration of those who originally assumed a hostile attitude”. La parsimonia, laboriosità e pacificità degli italiani nel tempo aveva conquistato l’ammirazione anche di chi inizialmente aveva un atteggiamento ostile nei loro confronti. Sarebbe facile così fare il gioco opposto a quello di chi crea meme come quello in esame estrapolando solo queste frasi e dicendo che in realtà gli americani amavano gli italiani. Come possiamo vedere la situazione era complessa ai tempi, lo è sempre stata e continua ad esserlo ancora oggi. Ripeto, le conclusioni politiche e le conseguenze della Dillingham Commission sono storia e vanno tenute in considerazione, ma il contenuto è pubblico e risulta abbastanza chiaro che non ci fosse accanimento verso gli italiani nello specifico. Tornando alla differenza tra italiani del nord e meridionali:

Gli italiani del nord hanno una maggiore propensione alla contaminazione con gli americani, a imparare l’inglese, a far frequentare la scuola ai figli e a cercare di ottenere la cittadinanza americana per poter approfittare dei vantaggi civili che questa porta. Gli italiani tendono a far compere nei negozi di altri italiani, altro argomento negativo per i commercianti americani che, come abbiamo visto prima, preferivano gli afroamericani che erano anche più spendaccioni. Nota interessante che traspare in maniera “genuina” e che è stata argomento di discussione in altre occasioni è l’utilizzo dell’aggettivo white. Riporto la frase per chi non ha colto:

The result of this disinclination or lack of opportunity to fuse with older white polulation, added to a feeling of superiority toward the foreigners on the part of the natives, has been to retard the assimilation of the fereigners in the South.

A parte che questa frase è l’emblema del problema dell’immigrazione di ogni dove e di ogni epoca – e cioè che immigrati e nativi tendono a conoscersi poco e a mantenere le distanze –  sottolinea una questione che per gli italiani è difficile capire: per gli americani, e per i nord europei, gli italiani non sono bianchi. Ho visto anche afroamericani o caraibici fare questa distinzione. Concludendo sulle differenze tra italiani del nord e del sud, viene detto che i meridionali si distinguono in quanto tendono a raggrupparsi e seguire un leader e, mentre i settentrionali sembrano essere rispettosi della legge quanto altri immigrati, i meridionali, soprattutto siciliani, per quanto generalmente tranquilli, tendono a distinguersi per alcuni casi di disordini, causati soprattutto dall’eccessivo consumo di alcool.

Pulizia delle case e chiusura

Leggere per intero le migliaia di pagine dello studio servirebbe a poco: è chiaro che gli italiani non erano così odiati. Possiamo cautamente affermare che i problemi maggiori venivano causati nelle grandi città e che molto probabilmente quelle frasi fossero figlie di situazioni specifiche e di pregiudizi sugli italiani. Sulla presunta sporcizia degli italiani ci può venire incontro lo studio fatto sullo stato di pulizia delle case degli immigrati di New York, dove gli italiani non si distinguono né in positivo né in negativo:

Come possiamo vedere per i settentrionali l’85,3% delle abitazioni era in ottime o buone condizioni, mentre per i meridionali siamo al 77,4 %. Per quanto non sia stata affrontata l’igiene personale possiamo presumere che una casa pulita abbia influenza anche sulla pulizia degli abitanti. Come possiamo vedere, gli afroamericani, i serbi e gli slovacchi avevano una percentuale di abitazioni in pessime condizioni molto più alta degli italiani, i serbi in particolare spiccano per la percentuale di case in cattive condizioni. Ripeto, non possiamo escludere che ci fossero tanti italiani in condizioni di povertà, che chiedessero l’elemosina o che fossero dei delinquenti, ma lo studio restituisce un’immagine decisamente più edificante della popolazione italiana in quel periodo. Il caso di New Orleans dimostra che ci sono stati dei momenti molto difficili e molti italiani, soprattutto a New York, hanno avuto grossi problemi con la legge.

Concludo facendo presente che esisteva un accordo con l’Italia, unico Paese all’epoca che si impegnava a non emettere passaporti ai criminali. Accordo molto apprezzato e che si sarebbe voluto estendere ad altri Paesi. Accordo che però, stando ai dati raccolti, non era portato avanti molto bene dalle autorità italiane. Credo che facesse molta differenza se si partiva dal porto di Genova o dai porti del sud Italia.

Ho trovato molto interessante approfondire questa parte poco conosciuta della storia Italiana, anche perché, oltre che per i motivi citati sopra, anche mio nonno e bisnonno da parte di mio padre sono stati immigrati negli USA proprio in quel periodo storico. Non voglio chiudere con una morale, sarebbe inutile e inopportuno, cito solo quella di Paolo Attivissimo che mi sembra perfetta:

L’indagine si chiude quindi senza una risposta definitiva sull’autenticità della citazione, ma è una buona occasione per rispolverare un periodo poco conosciuto della storia recente che ci può offrire spunti per riflessioni importanti sul presente. Come disse Santayana, chi non ricorda la storia è condannato a ripeterla.

Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.

neilperri @ butac.it

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