Perle di Facebook: Khan e gli attentati

[message_box title=”NOTIZIA” color=”red”]Circola un meme con il sindaco Sadiq Khan di Londra e una sua supposta citazione: “Gli attacchi terroristici fanno parte del vivere in una grande città”.[/message_box]

[message_box title=”FATTI” color=”green”]La citazione, errata, risale comunque al 2016, e dice: “Quello che so è che parte integrante del vivere in una grande città globale è essere preparati a eventi di questo genere, bisogna rimanere vigili, bisogna dare supporto alle forze di polizia che fanno un lavoro durissimo, bisogna dare supporto ai servizi di sicurezza e credo che speculare sugli eventi senza conoscere i dettagli sia una cosa poco saggia.”[/message_box]

Dopo un po’ di assenza eccomi a trattare una di quelle immagini che si trovano su Facebook che riescono a farmi provare imbarazzo per chi le crea e per chi si beve il messaggio con tutto il contenitore, questa:

“Gli attacchi terroristici fanno parte del vivere in una grande città” Sadiq Khan, sindaco di Londra
Tokyo, 13.62 milioni di abitanti: terrorismo islamico inesistente

Questa frase attribuita al recentemente eletto sindaco di Londra viene tirata fuori abbastanza spesso negli ultimi mesi, soprattutto quando succede qualche attentato in terra britannica. L’accezione che si vuole dare, considerando anche quanto scritto nella parte inferiore del meme è: Se vivete in una grande città vi deve andare bene che ci siano degli attentati di terroristi islamici. Come potete già immaginare non è questo quanto detto da Khan e vediamo di chiarire la storia di questa leggenda metropolitana. Con sorpresa finale.

La cosa incredibile di internet è che se si cerca, si trova e possiamo tracciare l’origine di questa “affermazione” a settembre 2016, quando Khan si è espresso a proposito di una bomba scoppiata a New York, nel quartiere Chelsea:

Non ci furono morti ma ben 29 feriti, e Khan si spese nel dare solidarietà al sindaco di New York e ai cittadini della grande città americana, in una videointervista rilasciata all’Evening Standard. Capisco che il suo inglese di Londra sia terribile da digerire (zitto te che vieni dalle colonie, avrete un bell’accento voi nd moglie di maicolengel), ma proviamoci. Ecco la parte più importante:

What I do know is part and parcel of living in a great global city is you got to be prepared for this things, you got to be vigilant, you got to support the police doing an incredibly hard job, you got to support the security services and I think (that) speculating when you don’t know the facts is unwise”

Che in italiano suona un po’ diverso da quella interpretazione che si trova in giro in mille altre salse:

Quello che so è che parte integrante del vivere in una grande città globale è essere preparati a eventi di questo genere, bisogna rimanere vigili, bisogna dare supporto alle forze di polizia che fanno un lavoro durissimo, bisogna dare supporto ai servizi di sicurezza e credo che speculare sugli eventi senza conoscere i dettagli sia una cosa poco saggia.

Il riferimento al “non conoscere i dettagli” è riferito al fatto che era passato poco tempo dalla esplosione della bomba e ancora non c’erano appunto dettagli sull’attentato; in contrasto quanto espresso è quello che lui sapeva e, per usare parole ancora più semplici, è che oggi chi vive e amministra una grande città deve essere preparato a gestire in tutti i modi eventi di violenza simili (in questo caso una bomba).

Inutile dire che un portatore del cognome Trump sia stato tra i primi, se non il primo, a distorcere le parole di Khan:

“You have to be kidding me?!: Terror attacks are part of living in big city, says London Mayor Sadiq Khan”

Piccole torsioni delle parole omettendo anche parti di una frase possono dare loro un peso diverso. Mi interessa poco difendere Khan, ma il significato della frase originale, che si può ascoltare direttamente dalla bocca di chi l’ha pronunciata, e il significato che le si vuole attribuire è diverso quanto basta per scatenare le orde di barbari online. Per dimostrare che immagini come questa Perla sono create per persone con disabilità di ricerca online o memoria storica o semplicemente di memoria, l’utilizzo di Tokyo è una gaffe non indifferente.

L’immagine poco sopra afferma che nonostante Tokyo abbia oltre 13 milioni di abitanti  non ci sia però traccia di terrorismo islamico: dato che era già stato spostato il contesto delle affermazioni di Khan da “eventi violenti” a “attacchi terroristici” il passo a “terrorismo islamico” è estremamente breve, come la fatica che deve fare il cervello di chi viene esposto a queste immagini, ma Tokyo è una città dove il terrorismo ha colpito più volte e uno di questi eventi si può considerare come uno dei più gravi, come forma, di sempre. Sarà meno noto ai più giovani, ma nel 1995 tredici persone morirono e oltre 6000 subirono danni – che ancora oggi i sopravvissuti si portano addosso – per gli effetti di un attentato chimico: un gruppo di estremisti religiosi aprirì cinque sacchetti di gas Sarin nella metropolitana.

Il capo della setta e circa 200 membri vennero arrestati e alcuni di questi condannati a morte. Anche se certamente antico e precedente all’11 settembre è un evento considerato storico a causa dell’utilizzo di armi chimiche e difficile da dimenticare. Però anche senza gas Sarin in Giappone il terrorismo uccide, come due anni fa:

Sagamihara è una grossa città appena fuori Tokyo e lì un uomo armato di coltello uccise 19 persone in un centro disabili, ferendone altre 50. Molto più simile agli eventi recenti quello che capitò nel 2008:

Un uomo, dopo aver travolto la folla con un furgoncino davanti a dei centri commerciali di Tokyo cominciò ad accoltellare la folla uccidendo 7 persone e ferendone 18. Il terrorismo e tutta la violenza esprimibile dagli esseri umani non sono solo di stampo islamico. Certamente il Giappone, per il momento, non ha ricevuto molta attenzione da parte del terrorismo jihadista e ci saranno vari e validi motivi, ma anche per Tokyo, come qualsiasi altra grande città al mondo, vale quanto detto da Kahn, che nella forma breve è:

Essere preparati a eventi di violenza è parte integrante del vivere in una grande città. Bisogna rimanere vigili, bisogna dare supporto alle forze di polizia e ai servizi di sicurezza senza speculare su quello che non si sa.

Il terrorismo islamista è uno dei problemi più grandi in Europa e bisogna stare attenti, soprattutto chi vive in grandi città, è la storia che ce lo dice, basta guardare a quanto successo dal 2005 in poi. Ma non esiste solo il terrorismo islamista e gli USA sono un grande esempio dove sono gli estremisti bianchi nazionalisti a fare più vittime, e con molta più continuità.

Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.

neilperri @ butac.it

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