Mi avete segnalato un post che circola da qualche giorno su Facebook. Si parla ancora di 5G, e per farlo si sfrutta un servizio di Rai 1, tratto dalla trasmissione Petrolio, la puntata era quella del 23 febbraio 2019.

Il servizio ritengo possa essere definito giornalismo a tesi, è chiaro l’intento della trasmissione di voler allarmare gli spettatori, pur non avendo elementi sufficienti con cui farlo. Il video viene condiviso con questo testo:

Lo hanno passato alle 2 di notte, quante persone lo avranno visto, maledizione, e poi diamo i telefonini ai nostri figli di un anno per farli star zitti.

Nei cinque minuti di servizio ci sono molte più ragioni per tranquillizzarsi che per preoccuparsi, ma l’uso sapiente di musica, tono di voce e immagini sono sfruttate perfettamente per farci venire l’ansia invece che tranquillizzarci.

Vengono fatti test per misurare la potenza in volt (sic) generata dai telefonini, e ci viene mostrato molto chiaramente come – se siamo preoccupati di possibili effetti collaterali dall’uso intenso di smartphone – bastano pochissimi accorgimenti per ridurre in maniera drastica i “volt” (volt su metro in realtà) che ci raggiungono mentre lo usiamo.

Nel servizio ci viene anche mostrato come i telefonini di vecchia generazione, per quanto riguarda l’elettrosmog, fossero decisamente più invasivi. Ma è evidente come chi condivide il video con preoccupazione sia caduto con entrambi le scarpe nella tesi del servizio.

Nessuno potrà dire che il servizio racconta bugie, le persone intervistate riportano dati, che vengono mostrati mentre sono raccolti. Solo che il pubblico a cui si rivolge non è composto da esperti che sentendo i dati si tranquillizzano, ma da comuni cittadini, che non hanno le conoscenze per capire i dati che vengono riportati. La musica, il tono di voce, il tipo di immagini che ci vengono mostrate sono tutti spinti a darci un senso di angoscia.

Peccato. Perché dal servizio pubblico non mi aspetto questo genere di servizio. La televisione pubblica, pagata con il contributo di tutti i cittadini deve informare, in maniera imparziale, senza tesi preconfezionate.

Abbiamo già parlato di 5G più volte, nei giorni scorsi l’ha fatto anche l’amico Paolo Attivissimo che ha sfatato i 5 miti più comuni che sono stati diffusi da complottari e giornalisti (a tesi).

Purtroppo chi si allarma a seguito di servizi come quello trasmesso da Petrolio non legge BUTAC, e anche se lo facesse non si fiderebbe. Convinti che siamo pagati dalle multinazionali per difendere i loro interessi.

Ho due figli piccoli, ho aperto BUTAC proprio per difenderli dalla disinformazione scientifica spacciata da tanti media, ci fossero seri motivi di preoccupazione sul 5G sarei il primo a denunciarli.

Non credo si possa aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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