PfizerGate e allarmismo fuori controllo

In tanti nelle ultime ore ci state segnalando questa vicenda del PfizerGate, che evidentemente ha fatto gioire tanti tra i dubbiosi alla vaccinazione. Se ne parla grazie a titoloni di questo genere:

Vaccino covid Pfizer, laboratorio accusato di falsificazione dati

O ancora:

Vaccino ed effetti collaterali: scoppia il Pfizer-gate. Laboratorio accusato di falsificazione dei dati

Classici titoloni attiraclick con, al seguito, articoli di gente che nemmeno ha provato per un secondo ad approfondire la vicenda. Peccato, perché l’avessero fatto avrebbero perlomeno dato un senso al loro tesserino da giornalisti. E invece si è scelta la via più facile, cavalcare il sensazionalismo che porterà sì tanti lettori, ma anche tanto allarmismo non sempre giustificato.

Le due lingue principali in cui si vede una certa viralità della parola (e dell’hashtag) PfizerGate sono al momento in cui scrivo l’italiano e il francese, eppure l’articolo che avrebbe generato lo “scandalo” è stato pubblicato in inglese sul BMJ, non su una testata italiana o francese. Ma la correlazione è evidente: Italia e Francia sono i due Paesi in cui la disinformazione antivaccinista e negazionista della pandemia è più forte. Inoltre l’articolo originale è in inglese, pertanto chiunque non abbia problemi con la lingua si accorge subito che si sta facendo much ado about nothing, giusto per citare uno dei sommi poeti dell’inglese. Ma certa stampa è abituata a sfruttare il nulla per fare tanto chiasso.

Vediamo quanto riportato sul BMJ:

Covid-19: Researcher blows the whistle on data integrity issues in Pfizer’s vaccine trial

Se si legge con attenzione, la prima informazione che salta all’occhio è che, nel caso che i problemi denunciati fossero reali, si tratterebbe comunque di problemi generati non da Pfizer bensì da un’azienda esterna, una delle tante che hanno partecipato ai trial di Pfizer. Un’azienda che, come specificato dal BMJ, si è occupata dei dati di 1000 partecipanti, su un totale di 44mila arruolati da Pfizer. Quindi se ci fossero problemi sui dati raccolti si tratterebbe di un campione molto parziale, che non inficerebbe tutto il resto dei dati raccolti.

La denuncia

L’accusa è che Ventavia – l’azienda per cui lavorava l’informatrice del BMJ, Brook Jackson, impiegata come direttrice regionale – avrebbe operato in maniera troppo disordinata, generando possibili errori nella raccolta dei dati. Leggendo il testo del BMJ appare chiaro che qualsiasi errore è da imputarsi a Ventavia stessa, e che non ci sarebbe alcun dolo da parte di Pfizer. Inoltre Ventavia, come già detto, non si occupava di tutte le sperimentazioni, ma solo di 1000 su 44mila. Quindi nel caso si tratterebbe di errori su un massimo del 2,27% dei soggetti partecipanti allo studio. Che sia chiaro, in studi di questo genere pur essendo un numero piccolo ha la sua importanza.

Ma vedete, come ha spiegato Aureliano Stingi, esperto dell’OMS, ad Adnkronos (che rientra tra i siti che prima hanno pubblicato articoli allarmistici con titoli clickbait e solo in seguito hanno contattato gli esperti per chiarire – e questo a nostro avviso è gravissimo):

Quello che è stato denunciato al Bmj non è lo scandalo del secolo, è la testimonianza di superficialità e poca accortezza in piccole procedure. Non creiamo panico e insicurezza.

Il dottor Stingi non si è limitato a parlare con Adnkronos, ma sulla sua bacheca Twitter ha scritto un thread decisamente completo sul tema. Noi avremmo condiviso i contributi di Stingi anche su Instagram, se non fosse che l’algoritmo made in Zuckerberg quando abbiamo provato a taggarlo ha risposto così:

Non è possibile menzionare aurelianostingi perché ha pubblicato ripetutamente contenuti che violano le nostre Linee guida della community in materia di contenuti falsi sul COVID-19 o sui vaccini.

Il problema non è che Aureliano ha scritto post falsi su Covid-19 e vaccini, ma che i suoi post sono probabilmente stati segnalati come falsi dai tanti diversamente informati che affollano Instagram e Facebook, e così l’algoritmo, a scanso di equivoci, ha deciso che sia impossibile menzionarlo con tag dando come ragione quel messaggio di servizio che avete appena letto.

Sia chiaro, in Francia le testate giornalistiche stanno a loro volta smontando il caso negli stessi toni usati dal dottor Stingi qui in Italia.

L’autore della denuncia

L’altra cosa interessante è che l’autore del testo pubblicato dal BMJ, il giornalista scientifico Paul Thacker, non è nuovo ad atteggiamenti antiscientifici. L’anno scorso era nei gruppi che diffondevano sciocchezze pseudoscientifiche sul 5G e precedentemente era possibile trovarlo tra coloro che accusavano le aziende produttrici di OGM di essere al soldo di Monsanto. Nel 2015 era stato accusato da un altro giornalista scientifico di essere un “troll sadico”. Insomma, è vero che non si può valutare un contenuto solo in base a chi lo diffonde, ma bisogna anche tenere in considerazione che non siamo di fronte a una fonte candida e di cui fidarsi alla cieca. Siamo di fronte a un soggetto che negli anni se ne è bellamente infischiato dell’etica e della corretta informazione pur di portare acqua al proprio mulino, e quando è stato colto con le mani nella marmellata si è limitato a cancellare quanto aveva scritto. Oltretutto anche sui vaccini antiCovid Thacker nei mesi scorsi si è distinto per la pessima informazione propalata.

Trovo interessante che il BMJ abbia dato spazio al soggetto in questione, come trovo ancora più interessante che nessuna delle testate italiane che ho visto finora sia andata a verificare chi fosse l’autore di quel testo. Sia chiaro, siamo tutti d’accordo che il fatto che in precedenza Thacker abbia pubblicato pseudoscienza non significa che questa denuncia sia errata. Ma è evidente che ormai non si scrivono articoli partendo dall’analisi delle fonti, ma ci si limita a tradurre quello che si trova sulla stampa internazionale, lasciando eventuali verifiche per un secondo articolo, così da generare doppie visualizzazioni. Lo diciamo dal cuore: fate schifo.

E giusto per concludere al meglio, solo a fine delle ricerche abbiamo trovato la segnalazione di quanto riportato da La Verità sul PfizerGate:

La Verità titola:

La “talpa” che seguì i test su Pfizer: “dati falsificati e nessun controllo”

L’inchiesta del “BMJ”: la ricercatrice che denunciò le irregolarità fu licenziata

Ma non siamo di fronte a una “talpa”: l’ex direttrice citata già nel 2020 aveva denunciato sia a FDA che a Pfizer stessa quanto riportato, quindi è tutto alla luce del sole, e la denuncia come vi abbiamo appena spiegato non è “un’inchiesta del BMJ” bensì un articolo di denuncia di un giornalista che l’ha inviato al BMJ. Questo modo di titolare contribuisce a manipolare l’opinione dei lettori. Il testo dell’articolo, poi, riporta le cose nella maniera corretta, solo con toni un filo sensazionalistici, ma dopotutto nei tanti che il giornale lo sfogliano soltanto bastano il titolo e sottotitolo per soffiare sul fuoco del complottismo.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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