Piccole Perle di Facebook: Il padre che si dà fuoco

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Solitamente le piccole perle fanno ridere o suscitano almeno un sorriso amaro, ma questo caso è un po’ diverso. Purtroppo rientra perfettamente nei canoni delle piccole perle – immagini che dicono tutto e nulla, ma possibilmente male – quindi ecco a voi
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Ciao Francè
Muore Francesco 46 anni. Si era dato fuoco in tribunale quando avevano deciso di togliergli il figlio per i gravi disagi economici. .. Chissà con i 40 euro giornalieri destinati ai migranti lo stato italiano avrebbe potuto aiutarlo.. no??
VERGOGNA!

La combo è notevole: dati sbagliati, motivazione inventata, strage di puntini e benaltrismo. Complimenti agli autori dell’immagine. La storia è vecchia, ma non troppo, e ovviamente già sbufalata oramai, ma dato che gira ancora si rende necessaria un’altra sbufalata. Si sta parlando di Francesco di Leo, 43 anni, ex buttafuori; in attesa di un’udienza sull’allontanamento del figlio di 8 anni dalla casa familiare, il 31 luglio si dà fuoco con della benzina. Innanzitutto il tribunale non aveva “deciso di togliergli il figlio”, ma

Provvedimento – ha precisato oggi il presidente del Tribunale Vincenzo Capezza – “che non inserisce il minore in un’altra famiglia, ma lo colloca in protezione in una struttura, in attesa delle necessarie valutazioni rispetto ai genitori e al nucleo familiare allargato per verificare le risorse interne alla famiglia e predisporre un progetto che prima di tutto utilizzi quelle risorse.”

L’udienza alla quale avrebbero dovuto partecipare sia lui che la moglie era per contestare questa assegnazione del figlio ad una struttura esterna, quindi ancora non c’era nulla di definitivo. Il bambino non era con la madre, perché il problema non era solo il padre, ma la famiglia, o meglio il contesto familiare. La madre lavora mentre il padre aveva meno lavoro rispetto a qualche tempo prima, ma la questione economica era un fattore, non la causa dell’allontanamento.

Un amore vero, il loro, che negli ultimi tempi era stato messo a dura prova dai colpi della crisi economica e dal lavoro che, almeno per Francesco, non girava più come prima. Forse per questo si era fatto trascinare in situazioni sbagliate che avevano moltiplicato le occasioni di litigio nella coppia. A rendere ancora più fragile la tenuta psichica dell’uomo la recente scomparsa di un amico e collega, che si era dato la morte con il fuoco, da sembrava averlo molto scosso. Un cocktail micidiale di situazioni alle quali Francesco aveva cercato di resistere: fino all’ultimo, eclatante gesto.

Per “situazioni sbagliate” si intende che Francesco era stato in carcere per dei piccoli reati legati alla droga e un tentativo di suicidio con dei farmaci. Dopo questo ultimo episodio ha avuto inizio la procedura di allontanamento del bambino, per il bene di quest’ultimo. La storia è triste, ma stando a quanto dicono i parenti di Francesco c’era la possibilità concreta per il bambino di tornare con la madre:

Sapeva di dover lasciare la casa di via Panicali, ma il bambino aveva ottime probabilità di restare con la mamma, che in questo momento non può seguirlo durante il giorno perchè lavora e non ha parenti in città. Gli avevamo prospettato anche una seconda possibilità se non fosse andata bene, quella di trovare un impiego per Jolanta a Bari, dove ci sono i nonni e dove abita gran parte della nostra famiglia. Nulla sembrava perduto e anche Francesco, nella sofferenza, sembrava non aver perso lucidità.

Nonostante Francesco avesse cominciato ad andare pochi giorni prima dallo psicologo, la lucidità l’aveva ormai già perduta. Alcuni status su Facebook dove diceva addio al figlio avevano messo in allarme la famiglia, che ha cercato di stargli vicino, ma nulla è servito. Come abbiamo visto prima, a rendere ancora meno stabile lo stato psicologico di Francesco era stata anche una tragedia recentemente capitata ad un suo collega che si era suicidato dandosi fuoco anch’egli.
Lasciamo perdere chi sia stato il primo a mettere in giro questa versione gentista della storia, quello che importa è che si tratta di una tragedia. Usare le tragedie per fare propaganda o sensazionalismo non giova a nessuno e, personalmente, mi arrabbierei molto a sapermi manipolato per secondi fini di altri.
Quando leggete qualcosa che vi sdegna, che mira a colpire la vostra sensibilità, fermatevi un secondo, controllate su Google e poi condividete. Vedrete che starete molto meglio e inquinerete molto meno Facebook e internet.
Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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