Pomodori senz’acqua: il metodo Pascal Poot

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A giugno 2016 su Dionidream viene pubblicato un articolo che in redazione fa drizzare più di un orecchio: vi si parla di un certo Pascal Poot che nei suoi campi della zona di Lodève nella provincia dell’Herault (Occitania francese), coltiva ottimi pomodori e melanzane apparentemente senza nessuno sforzo, senza concimi, senza pesticidi e soprattutto senza annaffiarle mai!

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Accidenti, che notizia interessante: pensate al risparmio idrico, a quanti fertilizzanti e pesticidi in meno, a che conquista per l’ambiente. È quasi una notizia troppo bella per essere vera…

E infatti a noi di Butac le notizie “troppo belle per essere vere” fanno scattare tutti gli allarmi, quindi ci è venuta la curiosità di controllare se quello che fa l’agricoltore francese è rivoluzionario come quelli di Dionidream vogliono farci intendere.

Innanzitutto l’articolo postato su Dionidream è la copia esatta di un altro pubblicato il 18/05/2016 su Pantagruel2020, il quale, a sua volta, è la traduzione di un articolo pubblicato sul blog di opinione L’Obs (qui c’è una piccola contraddizione: sul sito l’articolo è indicato come pubblicato il 14/08/2016, ma il link all’articolo dal blog Pantagruel 2020 lo data al 09/03/2015).

Comunque il signor Poot dice di essere riuscito ad “attivare geni inattivi nel DNA delle piante”, a “concentrare i nutrienti” ed a “rafforzare il gusto” dei suoi prodotti senza, così dice, fare nulla. Il sogno di ogni agricoltore, insomma. Ma come fa?

li pianta in piena terra e non se ne occupa più fino alla raccolta.

Sì, semplicemente utilizzando la selezione naturale e alcuni metodi colturali usati da sempre in agricoltura. Pascal Poot racconta che le sue prime sperimentazioni di questo metodo colturale (cominciate intorno agli anni Novanta) producevano piante con pochissimi frutti, che lui raccoglieva e da cui estraeva i semi per piantarli l’anno successivo. Dopo alcuni cicli (lui suggerisce di attendere un anno o due) le piante hanno cominciato a produrre più frutti, più grandi e saporiti. Per caso a qualcuno, durante la lettura, sono venute in mente le parole “sopravvivenza del più adatto“?

Bravi. Niente magia o “antica sapienza dimenticata”: si tratta della cara vecchia evoluzione. Si prendono dei semi, si fanno germogliare al caldo (il metodo è chiamato “tecnica del letto caldo“, ed è utilizzato in orticoltura soprattutto per le primizie), si piantano in un terreno “difficile” e si sta a guardare. Ovviamente parecchie piante moriranno, ma alcune sopravviveranno fino a produrre nuovi semi, dai quali nasceranno nuove piantine e si potrà ripetere il ciclo. Il signor Pascal Poot, in pratica, sta selezionando le piante più adatte al suo terreno. Ma dove si trova, precisamente, il terreno dove il signor Poot coltiva le sue piante “miracolose”? Nella regione della Linguadoca-Rossiglione, nella Francia meridionale. Il comune di Lodève, come riportato dalla Wikipedia francese, ha un’altezza sul livello del mare variabile tra 117 e 700 m e un clima mediterraneo-montano, con estati calde e secche, inverni generalmente miti con temperature comprese tra i -7 ed i 12 °C e autunni piovosi, durante i quali si scatenano temporali particolarmente violenti che possono provocare gravi inondazioni.

Il metodo di coltivazione del signor Poot, quindi, non è particolarmente rivoluzionario né particolarmente nuovo, edin effetti ha anche un nome: viene definito “aridocoltura”. Sempre da Wikipedia, si definisce aridocoltura:

l’insieme degli accorgimenti volti a consentire la coltivazione in ambiente arido, cioè in assenza di irrigazione ed in presenza di precipitazioni minime.

Il termine è comunemente adoperato per indicare anche tutte quelle tecniche di coltivazione che portano ad un risparmio idrico. In generale la pratica dell’aridocoltura si basa in un’adeguata scelta dell’ordinamento produttivo e nel ricorso alle lavorazioni del terreno allo scopo di ottimizzare lo sfruttamento degli apporti idrici naturali.

In Italia la pratica dell’aridocoltura è utilizzata per l’olivo e la vite; è preferita per specie aventi basse necessità idriche e per colture che crescono prevalentemente nel periodo autunno-primavera, in modo da sfruttare l’apporto idrico fornito dalle piogge. I risultati migliori si ottengono su terreni argillosi. Sempre nella pagina di Wikipedia dove si parla dell’aridocoltura viene detto che

in condizioni pedoclimatiche favorevoli è possibile coltivare in asciutto anche il pomodoro e la melanzana.

…ovvero proprio le piante che il signor Pascal coltiva con gran successo nel suo terreno.

E la “concentrazione dei nutrienti”? E il “rafforzamento del gusto”? Semplice: se le piante non vengono irrigate, contengono naturalmente meno acqua, l’acqua diluisce i sali minerali contenuti nei frutti rendendo meno marcato il gusto: quindi minore irrigazione uguale “rafforzamento del gusto”, ma anche nutrienti “più concentrati”.1417768324-0

E le frasi “attivare geni inattivi nel DNA delle piante” e “ereditarietà dei caratteri acquisiti”? In questo caso, più che di “attivazione” e di “ereditarietà”, sarebbe il caso di parlare di “effetti epigenetici sulla crescita delle piante”. L’epigenetica è una branca della genetica che studia come l’ambiente può modificare l’espressione genica senza però operare modifiche a livello di DNA. Il processo è piuttosto complicato da spiegare: in pratica l’ambiente in cui l’organismo si sviluppa (pianta, ma anche mammifero, come l’uomo) può indurre modifiche nella capacità dei geni contenuti nei nuclei delle cellule di produrre le macromolecole funzionali (per la maggior parte proteine) necessarie allo sviluppo e alla vita delle cellule stesse. Nelle piante questo meccanismo di modifica dell’espressione genica sembra essere più marcato perché le cellule delle piante sono capaci, in teoria, di far crescere una pianta intera da una singola cellula della stessa pianta. Per cui le piante di Pascal Poot, esposte a stimoli ambientali molto marcati, come la mancanza d’acqua e la carenza di sostanze fertilizzanti nel suolo, esprimono in maniera più o meno marcata alcuni geni, presenti nel loro DNA, che magari, in condizioni ottimali di acqua e presenza di nutrienti, non verrebbero espressi nella stessa maniera.

Per questa ragione, quindi, i semi prodotti dalle piante di Pascal Poot sono “illegali”, cioè non sono inseriti nel catalogo del GNIS, Gruppo Interprofessionale di semi e piante, perché non possono garantire che le caratteristiche delle piante ottenute siano riproducibili nelle generazioni successive.

Ma alla fine, le piante ottenute da questo agricoltore francese sono veramente così versatili come viene detto nell’articolo?

Il fatto che le sementi di Pascal Poot si siano adattate a un territorio difficile fa si che hanno una capacità di adattamento enorme, valida per tutte le regioni e per tutti i climi.

Purtroppo no.

Le piante coltivate da Pascal sono adattate a quel particolare mix formato dal clima e dal suolo del terreno sito nel comune di Lodève, Francia, quindi le sue piante non potrebbero essere usate altrove. Tuttavia, partendo da specie adatte e facendo un paziente lavoro di selezione, altre piante potrebbero essere stimolate a reagire al meglio a diversi tipi di climi e suoli.

In conclusione dobbiamo sempre ricordare che non esistono pratiche colturali “miracolose” che permettono di coltivare ovunque ogni tipo di pianta, come non esistono piante “valide per tutte le regioni e tutti i climi”; esistono soltanto piante che si possono adattare ai diversi climi e pratiche colturali che possono aiutare le piante a resistere meglio in situazioni non ottimali.

Elisabettaprima
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