Principi attivi nelle diluizioni omeopatiche?

Su Popular Science di maggio è apparso un articolo dal titolo:

L’omeopatia? Una questione puramente chimica

E un secondo pubblicato il 13 maggio dal titolo:

Attivazione ormetica indotta da nanoparticelle di metalli: un nuovo meccanismo dei medicinali omeopatici

Mi hanno incuriosito, anche perché non mi aspettavo di vedere una difesa dell’omeopatia su una testata come Popular Science. La prima cosa che mi ha incuriosito è il fatto che la ricerca a cui si fa riferimento nel primo articolo risale a quasi dieci anni fa. Il titolo:

Extreme homeopathic dilutions retain starting materials: A nanoparticulate perspective.

Ed era già stata trattata da svariati debunker medici a suo tempo. Come è possibile che venga ritirato fuori uno studio del 2009 usando queste parole:

Finalmente è arrivata la svolta – ha dichiarato Simonetta Bernardini Presidente Siomi – quello che non si è saputo spiegare per tutti questi anni e che ha esposto l’omeopatia a una condanna della scienza, che l’ha classificata come un sistema di cura non plausibile poiché priva di molecole, oggi è stato sfatato.

Sono passati dieci anni, non sono stati presentati nuovi studi, quanto riportava la ricerca del 2009 è stato demistificato. Ritirarlo fuori senza nuovi studi peer reviewed è prendere in giro i propri lettori. Convincerli ancora una volta che l’acqua e zucchero a cui sono tanto affezionati abbia un qualche effetto sul loro corpo, quando è stato ampiamente provato che l’unico effetto è quello placebo.

Il secondo articolo fa riferimento a uno studio più aggiornato, che risale al 2017, parla di attivazione ormetica indotta dalle nanoparticelle dei metalli presenti nelle diluizioni omeopatiche. Il problema però anche qui resta lo stesso di prima, ad oggi non esiste studio che dimostri che l’omeopatia abbia un’efficacia superiore al placebo.

Che questo avvenga su un sito come quello di Popular Science è deprimente, perché è chiaro che la redazione non ha minimamente verificato quanto stava riportando. Guarda caso a fondo articolo, come sarebbe d’uopo, mancano i riferimenti agli studi citati, lasciando così al lettore il compito di cercarli e verificarli. Questo può anche andarmi bene se l’articolo lo pubblica un giornale tradizionale, non una rivista come Popular Science.

Science Based Medicine aveva smontato le ricerche di Jayesh Bellare già nel 2012, perché non citarla? Io per trovare la loro disamina ci ho messo pochi minuti, come è possibile che una redazione che dovrebbe parlare di scienza non si pone il dubbio di fare qualche verifica?

Mi pare abbastanza normale che se l’unico interlocutore scelto per discutere del tema è un rappresentante della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata difficilmente avremo un racconto imparziale. La partigianeria, specie se ci vanno di mezzo interessi miliardari, è evidente.

Il problema è che quegli interessi vanno contro i malati, quelli a cui le cose vanno spiegate per bene, i rischi ormai dovreste conoscerli bene.

Da Il Fatto Quotidiano:

Girona, bimbo muore per asma curata con l’omeopatia. Genitori tengono cadavere in camera per un mese

Da Il Mattino:

Cura un tumore con l’omeopatia, muore a 50 anni

Da La Nazione:

Ragazza morta di diabete Il padre: “E’ tutta colpa mia”

Da La Repubblica:

Curato con l’omeopatia morì a 4 anni, nessun colpevole

E potrei andare avanti a lungo. Ma mi limito, perché a voi che leggete BUTAC dovrebbe essere chiaro il concetto. L’omeopatia è un placebo costoso, che va bene per darvi l’idea di prendervi cura di voi stessi quando avete piccoli fastidi di nessun pericolo. Ma per tutto il resto c’è la medicina basata sulle evidenze. Evidenze che l’omeopatia in oltre cento anni non è riuscita a produrre. Ha senso continuare a pubblicizzarla?

Per chi avesse voglia di approfondire sotto al tag omeopatia su BUTAC trovate un po’ di articoli.

maicolengel at butac punto it
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