Profughi, Croce Rossa e gli abiti usati

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La notizia non è freschissima ma quando possiamo cerchiamo di investigare su tutte le segnalazioni che ci vengono fatte. Il tutto parte da qui su iocombatto.it
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Scorrendo i vari articoli giornalieri che parlano di sbarchi, migranti, profughi o clandestini, leggiamo vicende di ogni tipo, dalla drammatica, all’assurda; assurda come quella riportata su BrindisiOggi.it;  assurda e sconcertante , visto il momento di crisi che vive l’Italia e gli italiani tutti; gli aiuti dati per i profughi vengono rifiutati, centinaia di abiti respinti perchè  ”non nuovi”… qui di seguito l’articolo integrale, voi cosa ne pensate??

e ci viene riportato (stranamente senza link) questo articolo di Brindisioggi.it

BRINDISI – Buste piene di abiti usati e una dozzina di scarpe, tra cui infradito per gli immigrati – proprio come quelle richieste due giorni fa dopo lo sbarco di 718 stranieri a Brindisi –, ma la Croce rossa li rifiuti. La storia, che sa dell’assurdo, arriva da Brindisi. “Non possiamo accettarli per una questione di igiene, gli abiti e le scarpe devono essere nuovi” pare che sia stata proprio questa la risposta di una volontaria della Cri, sezione di Brindisi.
Donne, bambini, uomini. Erano tanti giovedì mattina i migranti che salvati da una nave della Marina militare sulle coste siciliane hanno raggiunto Brindisi in cerca di un futuro migliore. Gli appelli non sono mancati: “Serve cibo, latte, medicine, vestiti e scarpe, soprattutto infradito”. Anche l’arcivescovo di Brindisi, monsignor Domenico Caliandro ha lanciato un appello: “Aiutiamo questa gente. Come diocesi e come città. Per gestire l’emergenza dobbiamo fornire aiuti con acqua, latte, biscotti e vestiti”.
Ieri mattina, però, Corrado Sardelli, brindisino, insieme a una sua amica, si è recato presso la sede dalla Croce rossa di Brindisi per consegnare una dozzina di scarpe (vedi foto) e diverse buste con vestiti da destinare, appunto, ai migranti.
“Eravamo entusiasti di poter contribuire ad aiutare, nel nostro piccolo, questa gente, ma quando siamo stati accolti da una volontaria della Cri, la stessa ci ha risposto che ‘non andavano bene, che gli abiti e scarpe usati non potevano essere utilizzati per una questione di igiene’. Quindi bisogna portare solo abiti nuovi con il cartellino? A me e la mia amica è parso davvero assurdo” conclude Corrado Sardelli a BrindisiOggi.it.
Fatto sta che i due brindisini con tanto di aiuti per gli immigrati hanno fatto dietrofront e sono andati via. Forse sarebbe bastato un lavaggio in più in lavatrice per assicurare un’igiene sicura a chi quegli abiti e scarpe li avrebbe indossati con un sorriso.

Sono rimasto anche io un po’ stranito, è il caso di vederci un po’ meglio. Innanzitutto cosa è successo? Il 7 Agosto ci riporta quotidianodipuglia.it

BRINDISI – Sono sbarcati stamattina a Brindisi i 718 migranti tratti in salvo nei giorni scorsi nell’operazione “Mare nostrum” dalla fregata Aliseo della Marina militare. Si tratta, a quanto riferito dal comandante della nave, Massimiliano Siracusa, di stranieri soccorsi a largo della Libia in tre distinte operazioni. Sulle nazionalità, in particolare 250 hanno dichiarato di essere siriani e 50 palestinesi.

Come anche riportato nell’articolo, la Croce Rossa di Brindisi si fa carico di gestire i naufraghi e sempre il 7 di Agosto sulla loro pagina Facebook pubblicano questo annuncio
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Dove si può notare che viene esplicitamente chiesto

Per garantire una accoglienza adeguata, in vista di possibili ulteriori sbarchi di migranti, rinnoviamo l’appello a privati e commercianti affinché ci possano donare:
– calzature unisex (anche ciabatte e infradito) indicativamente dalla taglia 37 alla 44.
– t-shirt e pantaloni unisex di taglie miste.
Specifichiamo che tutto il materiale dovrà essere NUOVO e MAI USATO.

Non è proprio un mistero quindi che vengano richiesti abiti e calzature nuovi, ma nell’articolo di iocambatto.it questo non viene detto e la cosa rimane così nel limbo come se fosse tutto finito. In realtà brindisioggi.it scrive ancora sulla questione pubblicando anche la dichiarazione della responsabile della CRI di Brindisi che spiega

“Per ragioni igieniche e per il rispetto della persona noi non accettiamo indumenti e scarpe usate, ma preghiamo chi volesse davvero donare qualcosa di portare del materiale nuovo. Non bisogna spendere cifre abnormi, a noi non interessa la marca o la qualità.” È la risposta di Alessandra Palmisano Peccerillo, presidente del comitato provinciale della Croce rossa di Brindisi dopo la storia raccontataci da un brindisino che ha portato scarpe e vestiario usato da destinare agli immigrati sbarcati due giorni fa a Brindisi, ma che l’associazione non ha accettato.

Non dovrebbe esistere un lavoro di serie ‘A’ e uno di serie ‘B’, non dovrebbero esistere persone di serie ‘A’ e persone di serie ‘B’. Tutti dovrebbero avere gli stessi diritti, le stesse opportunità e lo stesso rispetto. Due piedi scalzi, che hanno affrontato un lungo viaggio con la speranza di un futuro migliore per i propri figli, di certo avranno bisogno di un paio di scarpe che permetta loro di camminare ancora tanto.[…]
“Giovedì mattina quando è arrivata la nave Aliseo – racconta la dottoressa Palmisano Peccerillo a BrindisiOggi.it – abbiamo fatto un appello ben preciso e cioè che gli indumenti e le scarpe da donare ai migranti sarebbero dovuti essere nuovi sia per ragioni igieniche sia per il rispetto della persona. La Croce rossa lavora così, ha sempre lavorato così. Abbiamo sempre ringraziato chi viene a donarci abiti usati, ma purtroppo il nostro statuto non ci permette di utilizzarli anche perché non siamo attrezzati per ripulire il materiale usato. Perchè poi è da considerare che un indumento usato può provocare infezioni sia a chi lo riceve, ma anche a chi tratta il materiale cioè i nostri volontari”.
“Per la nostra linea di condotta – ha spiegato il presidente della Cri di Brindisi – raccogliamo e distribuiamo vestiario e calzature nuove. Se dobbiamo dare un segnale di civiltà e dare ai migranti la giusta accoglienza dobbiamo farlo al meglio. In un noto centro commerciale si può trovare un infradito a 2,50 euro oppure al mercato si trova materiale a pochissimo prezzo. A noi non interessa la marca, ma solo che sia nuovo”.

 
Tralasciando le considerazioni personali della presidentessa Peccerillo, mi andrebbe tutto bene considerando anche che erano stati molto chiari sul vestiario nuovo, però mi suonano almeno strani alcuni punti. “Abbiamo sempre ringraziato chi viene a donarci abiti usati, ma purtroppo il nostro statuto non ci permette di utilizzarli anche perché non siamo attrezzati per ripulire il materiale usato.” Lo statuto della CRI però non fa alcun accenno alla raccolta abiti, lo potete scaricare qui in pdf, o alla raccolta di qualsiasi cosa al di fuori della raccolta del sangue. Potrebbe essere nello statuto della CRI pugliese o una indicazione della Direzione Generale pugliese, ma nella pagina ufficiale non trovo nulla a riguardo. Anche nel Regolamento di organizzazione della CRI non trovo nulla. A cercare su internet la CRI ha più volte accettato indumenti usati, soprattutto nei periodi invernali quando si trattava di raccogliere vestiti per non far morire di freddo i clochard. Sono passati molti anni da quando ci fù l’esodo dei profughi albanesi in Puglia e le cose possono essere cambiate molto, ma scavando un po’ nel web ai tempi si raccolsero indumenti usati per loro.
Considerando anche la frase “Per la nostra linea di condotta raccogliamo e distribuiamo vestiario e calzature nuove” credo che il punto chiave sia proprio il “non siamo attrezzati per ripulire il materiale usato”. Anche attraverso un nostro contatto sembrerebbe che il problema sia la sterilizzazione degli abiti usati. Mia personale congettura è che essendo una operazione piccola, il numero di profughi è oggettivamente ridotto, la CRI di Brindisi non abbia a disposizione gli strumenti e l’organizzazione adatta alla gestione, smistamento e sanificazione degli indumenti usati perciò chiede che siano nuovi per semplificare il lavoro. L’appello era indirizzato verso “privati e commercianti”, credo che sperassero in donazioni da parte di centri commerciali e simili, ma considerando che questo appello viene ripetuto da vari giorni forse non è arrivato quello che si aspettavano.
Brindisioggi.it ha fatto il suo dovere: riportare la notizia e dare spazio alla CRI di dire la sua. Ha anche pubblicato alcune righe di risposta da parte di un esponente del partito Fratelli d’Italia. Iocombatto.it invece ha pensato bene di usare la storia solo per fare un po’ di polemica, ma da un sito con quel nome non mi sarei aspettato nulla di più. Per quanto la notizia sia di per sé vera, credo che sia stato  un problema di comunicazione da parte della CRI di Brindisi. Spiegare la motivazione dietro alla scelta di chiedere solo abiti usati sin dall’inizio sarebbe stata una ottima idea.
Le dichiarazioni della dottoressa Palmisano mi sono sembrate in parte condivisibili, anche se un poco contorte nella spiegazione. Essere chiari fin da subito sarebbe stato forse meglio sapendo che quando si tratta di immigrati il livello di gentismo e intolleranza è sempre alto, come nei vari commenti in giro sulla notizia.
Mi accodo alla domanda finale di Luciano Cavaliere: mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana…
Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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