Il protocollo che cura la “sindrome da permeabilità intestinale”

Prima di iniziare a leggere questo pezzo siete pregati di servirvi degli antiacidi messi a disposizione sulla sinistra. Pronti?

Io no. Perché penso che si sia un limite alle cavolate che si possono dire. Ma evidentemente sono in minoranza numerica, perché oggi parliamo dell’ennesimo “santone”.

Antonio Di Carlo, che si fa chiamare dottore, millanta una laurea in Farmacologia inesistente nell’ordinamento italiano se non come specializzazione di Medicina, mentre invece è laureato in Chimica e tecnologia farmaceutiche ed abilitato a fare il farmacista. Sostiene di aver trovato la “cura” per la fibromialgia e altre patologie croniche come l’artrite reumatoide, quella psorisiaca e compagnia bella. Non solo, pensa di essere stato lui a “inventare” la sindrome dell’intestino permeabile.

Qui una foto un foglio di carta dove si vedrebbero gli esami che ha sostenuto per prendere la laurea in farmacologia, senza far vedere la città dove ha studiato – potrebbe in effetti essere una stampa di un qualsiasi programma di esami di un corso di laurea effettivamente esistente, ma non significa che lui sia arrivato a prendere tale laurea.
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Il protocollo di Di Carlo si basa sull’esistenza della “sindrome da intestino permeabile“, una condizione cronica inventata da nutrizionisti e santoni della medicina alternativa. Secondo questa teoria, l’aumento della permeabilità intestinale causerebbe malattie autoimmuni, sclerosi multipla, fibromialgia e autismo. Avrebbe un’infinità di sintomi, curabili o quasi con diete particolari e integratori alimentari.
Ovviamente non c’è alcuna ricerca scientifica valida che confermi queste teorie, anche perché le malattie autoimmuni non sono causate dall’intestino, bensì dal sistema immunitario del paziente che percepisce come pericolo i tessuti stessi del corpo. Sulla fibromialgia in particolare, come ho già anticipato qualche mese fa, l’ipotesi più accreditata è addirittura un danno neurologico.

Come è possibile che questa presunta sindrome intestinale causi la fibromialgia? Ad oggi non esistono prove.

Il parere del medico

La Leacky gut syndrome (Sindrome da intestino gocciolante, altro nome per la permeabilità intestinale) è un concetto spinoso e non immediato. Esistono moltissime pubblicazioni che la trattano, altre che la considerano come fatto accertato e vi costruiscono sopra teoremi ulteriori. Nella realtà si tratta di un fenomeno teoricamente possibile, ma mai dimostrato. Il problema è che su fenomeno ipotetico è stato costruito un filone di ricerca, anche in ambiti accademici, al limite della pseudoscienza, e spesso oltre. Attualmente la LGS costituisce la pietra fondante di un vasto filone di ciarlataneria e un ristretto ambito di ricerca, sovente di qualità discutibile.
Come nel caso di altre controversie e fintoversie, vale la pena considerare lo stato del consensus scientifico sulla materia: se in Italia le società scientifiche e le fonti ministeriali tacciono, il NHS britannico si è chiaramente espresso in merito a questa teoria che rimane, allo stato attuale, infondata, e contro tutte le sue tentate applicazioni che al momento non costituiscono altro che pseudoscienza:

Proponents of “leaky gut syndrome” claim that many symptoms and conditions are caused by the immune system reacting to germs, toxins or other substances that have been absorbed into the bloodstream via a porous (“leaky”) bowel.
While it’s true that some conditions and medications can cause a “leaky” gut (what scientists call increased intestinal permeability), there is currently little evidence to support the theory that a porous bowel is the direct cause of any significant, widespread problems.
There is also little evidence that the “treatments” some people claim help to reduce bowel “leakiness”, such as nutritional supplements and herbal remedies, have any beneficial effect for most of the conditions they supposedly help.
Coloro che sostengono l’esistenza della “sindrome dell’intestino gocciolante” dichiarano che molti sintomi e disturbi siano causati dal sistema immunitario che reagisce a germi, tossine o altre sostanze che vengono assorbite dal flusso sanguigno tramite una intestino permeabile (“gocciolante”).
Mentre è vero che alcuni disturbi e medicinali possono portare a un intestino “gocciolante” (quello che gli scienziati chiamano aumentata permeabilità intestinale), al momento ci sono scarsissime prove a supporto della teoria che un intestino permeabile sia la causa diretta di un problema rilevante e diffuso.
Sono scarsissime anche le prove che i “trattamenti” che alcuni sostengono ridurre le “fuoriuscite” dell’intestino, come integratori alimentari e rimedi erboristici, possano effettivamente avere alcun effetto benefico per i disturbi che dovrebbero trattare.


Ma non finisce qui, perché il gruppo di oltre 14.000 persone tenuto in piedi da Di Carlo non parla solo della permeabilità intestinale.

Vi si prescrivono farmaci senza averne le competenze mediche:

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Si sconsigliano altri farmaci (perché brutti e kattivi) a gente che soffre:

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Vengono pubblicizzati integratori a opera di Di Carlo stesso (che ricordo non risulta avere alcuna qualifica in merito):

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Consigli sull’artrite per una bambina di nove (!) anni (che non penso voglia finire in sedia a rotelle grazie a lui):
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E altre cose del genere. Antonio Di Carlo millanta oltre 9000 guarigioni certificate, che non sono altro che screenshot di messaggi privati che ha ricevuto riguardo a quanto fosse una persona stupenda e quanto funzioni il protocollo. Quindi non sono certificate da nessuno se non dall’aneddotica e dal suo ego. Tra queste presunte guarigioni tiro fuori questa, vi spiego come funziona l’artrite reumatoide e il giochino che frutta a questo signore, soldi, denaro e mi piace ai suoi selfie a petto nudo.
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Innanzitutto un malato di artrite reumatoide che sospende il methotrexato rischia una pesante ricaduta della malattia stessa. Senza contare che l’AR, pur essendo nota per danneggiare le articolazioni, talvolta può danneggiare anche gli organi interni (come il cuore: tipica della AR è la pericardite, un’infiammazione del tessuto cardiaco). Di artrite reumatoide a lungo termine si può anche morire, e in media i malati hanno una probabilità più alta di avere un infarto.

Tutto ciò è davvero pericoloso.

Se per caso qualcuno di voi studia scienze conosce benissimo della fondamentale regola “correlazione non significa causalità“. Ovvero, se io un pomeriggio mangio un gelato e due ore dopo mi tira sotto un TIR, i due eventi non hanno un rapporto di causa-effetto.

Le malattie croniche funzionano in una maniera un po’ particolare. Non si sta male ugualmente tutti i giorni tutto il giorno, ma segue un andamento fluttuante: si alternano periodi di remissione, dove la malattia si presenta poco o non si presenta affatto, a periodi in cui la malattia si manifesta in modo acuto. In generale non c’è una vera regola su cui fare previsioni e nemmeno è presente un “trigger”, cioè qualcosa che innesca la fase acuta della malattia. Questo varia da caso e caso, ma nelle malattie di cui si sta parlando è appurato che sia assolutamente casuale.

Le terapie di mantenimento come quella basata sul methotrexato (e quella che seguo anche io) servono a prevenire il presentarsi di queste fasi acute e, nel caso che si presentino comunque, a limitarne i danni in modo significativo.

Per le terapie alternative (come successo dopotutto nel caso stamina, ma imparare dagli errori comuni in questi casi pare essere un tabù) il gioco è molto semplice: se ci si trova nella fase remissiva significa che la terapia funziona, mentre se ci si trova nella fase acuta significa che non ci si sta impegnando abbastanza, innescanddo tra l’altro un meccanismo di colpa nel malato che si sente responsabile del mancato miglioramento.

Ergo, io posso anche iniziare questa dieta adesso che mi trovo nella fase acuta, sicuramente dopo un po’ le mie condizioni di salute miglioreranno gradualmente, ma quando il tutto si riacutizzerà sarà colpa mia perché ho sgarrato con la dieta o non prendo integratori o, in poche parole, non ci sto mettendo abbastanza impegno.
In realtà non c’è nessun rapporto di causa-effetto, è il normale decorso della stragrande maggioranza delle malattie croniche, ma una persona che non sa come funzionano facilmente potrà cadere in questo tranello.

Una cosa che mi preme sottolineare è come spesso il “sostegno psicologico” che questo tipo di gruppi fornisce faccia il resto: sebbene sia raccomandabile indirizzare il paziente con questo tipo di diagnosi da uno specialista, in modo che non cada in depressione come il 60% di chi soffre di malattie croniche, quasi nessuno lo fa. Il risultato è che la funzione che dovrebbe essere ricoperta da qualcuno che sa quello che fa viene svolta al primo ciarlatano di turno.

Dopo due mesi e passa nel gruppo con un profilo fake ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte a una persona non spontanea, piena di sé, arrogante e accondiscendente: in primis perché non penso che il luogo adatto a postare i propri selfie sia un gruppo di supporto per malati cronici, e in secundis per l’ostentazione di come avrebbe potuto far questo o quell’altro e invece abbia scelto di aiutare le persone.

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Io non vi faccio notare che invece di essere così buona e gentile decidendo di scrivere questo articolo tutto per voi potrei impiegare il mio tempo giocando a Fallout 4, primo perché non interesserebbe a nessuno, secondo perché starei mancando di rispetto a chi mi legge: perché rinfacciare alla gente che ha buttato via occasioni meravigliose (grazie al suo talento, il suo carisma e la sua preparazione, ricordiamocelo) per stare dietro a noi malati?

Un video che è tutto un programma

Tra i vari video che ha postato, questo mi ha colpito particolarmente. La quantità di banalità sciorinate in cinque minuti è pari a quella che si trova nel gruppo su Facebook. Notare come al minuto 00:34 parli di “guarigioni/remissioni”, perché essendo a conoscenza del meccanismo che ho spiegato prima sul funzionamento di queste malattie, in questo modo può facilmente sfruttare a suo vantaggio una condizione pre-esistente. Nel video viene detto che è laureato in “chimica e tecnologie farmaceutiche”. Ma Di Carlo porta come prova della sua laurea solo le immagini che vi ho mostrato prima, alla richiesta di vedere un vero attestato di laurea, per motivi a me ignoti, si è sempre rifiutato. (ad oggi 01 febbraio 2017 abbiamo finalmente ricevuto copie degli attestati più leggibili che confermano quanto riporta, lo ringraziamo per avercele fornite, anche se era da tempo che gliele chiedevamo).  Inoltre, il fatto che si dichiari farmacologo dovrebbe configurare già di per sé una violazione di legge, in quanto la figura del farmacologo fa in realtà riferimento a un medico chirurgo specializzato in farmacologia clinica. Un laureato in CTF (Chimica e Tecnologie Farmaceutiche) non può definirsi tale, in quanto non sarebbe medico ma farmacista. Ridicolo che un laureato in una delle due facoltà scambi i due termini con tale leggerezza. In ogni caso non fa parte dell’Ordine dei farmacisti e qualsiasi mestiere stia svolgendo, se coinvolge il prescrivere farmaci, non lo può svolgere in Italia.

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Abbiamo cercato anche tra gli iscritti all’Ordine dei Medici, abbiamo trovato 5 dottori di nome Antonio Di Carlo ma nessuno risulta essere specializzato in farmacologia. Potete controllare qui.

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Al minuto 01:40 il giornalista gli chiede come un utente poco esperto possa distinguere, sempre in riferimento alle terapie alternative, le informazioni utili dalle cavolate. Di Carlo replica affermando che se ottomila persone dicono A deve esser per forza A, e per uno che ha una laurea in Scienze un’affermazione simile è imperdonabile, perché milioni di mosche mangiano la merda, perché correlazione non significa causalità e perché non esiste democrazia nella scienza. E che Di Carlo ignori una cosa del genere con la sua laurea in Chimica farmaceutica è grave. Certificate da chi, poi, queste guarigioni? Un post su Facebook con scritto che si sta meglio è una guarigione certificata?

Poi cita lo zenzero e una ricerca di Stoccolma in cui si afferma che lo zenzero sarebbe più efficace dei FANS. Peccato che antidolorifici e FANS non siano la stessa cosa: esistono antidolorifici che possono modificare l’attività neuronale responsabile del dolore, mentre i FANS riducono l’infiammazione e la produzione di citochine, responsabili del dolore a livello locale e sistemico. Non sono due cose intercambiabili a piacimento, e se Di Carlo fosse un farmacologo lo saprebbe, oppure lo sa e di proposito lo ignora, che sarebbe ancora più grave. Quindi in relazione al dolore cronico (che a volte non è causato da infiammazione locale) consigliare lo zenzero è del tutto inutile. Inoltre non ho trovato traccia della ricerca a cui si riferisce.

Al minuto 03:40 viene chiesto come mai Di Carlo non cerchi di guadagnare dalle sue competenze. In realtà ci guadagna eccome: non si vive di aria, e dieci secondi prima ha affermato di organizzare congressi in tutto il mondo. Generalmente l’ingresso a questo tipo di eventi si paga profumatamente, di conseguenza possiamo avere un’idea di come questo signore si guadagni da vivere, oltre alla vendita di integratori.

Al minuto 04:25 la contraddizione è evidente: non gliene frega nulla dei soldi, le industrie farmaceutiche sono il male ma lui produce integratori, mica medicinali. Va bene, e io sono la Fata turchina. E questo esempio di modestia alla fine parla addirittura di il premio Nobel! Se lui prendesse davvero il Nobel per questo insieme di ovvietà e stupidaggini io prenderei il Pulitzer per questo articolo. Non succederà mai, tranquilli.

Infine, la questione integratori. Gli integratori hanno la speciale caratteristica (a differenza dei farmaci brutti e kattivi) di non dover dimostrare la propria efficacia, quindi sono praticamente inutili, anche considerando il costo. L‘Efsa infatti si preoccupa solo di prevenire eventuali eccessi che possono essere molto dannosi, non di dimostrare ciò che promettono sulla confezione.
Il protocollo di Di Carlo prevederebbe l’assunzione di cinque o sei integratori, facciamo venticinque euro (e sono ottimista!) a scatola e abbiamo una spesa complessiva di 150 euro al mese (di cui buona parte vanno nelle tasche di Di Carlo stesso) solo di pastiglie che non fanno un accidenti. Io, sotto controllo medico, ne spendo al massimo 25.

Detto questo traete voi le conclusioni: le mie sono che sia l’ennesimo cialtrone che guadagna sulla pelle di malati. Oppure può finalmente produrre un documento che attesti l’effettiva esistenza della sua laurea, e saremo ovviamente pronti a rettificare l’articolo di conseguenza.

Elivet Logan Rogers
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