Quello che non vorresti sapere sul Duce

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Introduzione

Mi è già capitato di parlare di un paio di immagini pro-Duce quasi un anno e mezzo fa. Bufale di per sé poco pericolose, ma che servivano a diffondere solo aspetti positivi sul personaggio storico di Mussolini – sopravvalutando dei dati e diffondendone alcuni falsi – cercando di creare una figura mitologica di “grande leader”.

Ci sono molti movimenti che non nascondono la loro ispirazione fascista, Forza Nuova e Casapound per esempio, e nonostante in Italia in questo modo si sfiori continuamente l’apologia di fascismo ci si è abituati ad essere indifferenti alla cosa. Giusto per ricordare ai meno informati cosa si intenda per apologia del fascismo ricopio qui alcune info che potete trovare alla voce di Wikipedia:

« quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista. »

La legge n. 645/1952 sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma,la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.

Come ogni legge si presta a interpretazione e ogni caso è diverso, certo. Condivido l’opinione che possa essere interpretata come una limitazione della libertà di associazione e di espressione. Al di fuori di questi casi noti – che però sono fuori dal Parlamento e hanno una scarsa rappresentanza e presenza nei media – all’interno di partiti e movimenti che invece rappresentano l’Italia nel Parlamento Europeo, oltre a essere presenti in quello italiano, si sta formando una corrente che va ben oltre la nostalgia di Mussolini, ma che inneggia e trova unità di intenti in questa figura. Tristemente non vedo MAI i responsabili di questi partiti prendere la distanza da questa figura ingombrante, anzi sembra non dar loro assolutamente alcun fastidio.

Ideologie

Il problema non è avere ideali simili al fascismo: dopotutto come tutte le ideologie ha alcuni aspetti condivisibili come l’amore per la propria patria e la tutela della proprietà privata. Il problema è che raramente chi si fa prendere da questa saudade conosce veramente la storia e le caratteristiche del fascismo. Inneggiare al Duce è sintomo e conseguenza di questo problema: non è più importante cosa abbia detto o fatto di concreto Mussolini, ma è importante quello che io penso che abbia detto o fatto.

Non è più politica o storia, ma diventa una questione di fede. Oltre che reato. Dire “mi riconosco in alcuni principi del movimento fascista” è una cosa, ed è anche accettabile se siamo disposti ad accettare qualcuno che dice “mi riconosco in alcuni principi del comunismo”, io non ci vedo differenza alcuna. Inneggiare al Duce e glorificarlo come salvatore della Patria, riconoscere in lui l’unica speranza per il proprio Paese, santificare il Suo Nome, considerare esclusivamente gli aspetti positivi – che meriterebbero ciascuno delle precisazioni – escludendo volontariamente tutta la violenza, oppressione, morte e distruzione causata, e utilizzare la sua figura come riferimento per una nuova stagione politica sono invece cose inaccettabili.

La realtà è che alla gente non interessano tutte le informazioni politiche, storiche, economiche del Ventennio. Dopotutto è roba noiosa, in bianco e nero, e io non sono un esperto di questioni fasciste. Abbiamo tutti dentro il nostro cervello un’immagine di quell’epoca che difficilmente può venire scalfita. Vi dirò di più, capisco anche la sensazione di esaltazione di chi si ispira a quell’epoca. Personalmente trovo incredibili ed affascinanti le immagini dei raduni nazisti: ordinatissime folle oceaniche ispirate degli stessi ideali, capaci di fare qualunque cosa per raggiungere un bene superiore. Anche se non capisco un’acca di quello che dice Hitler è impossibile non percepirne l’energia e l’esaltazione quando fa i suoi discorsi. Quando però usiamo le emozioni per ragionare siamo vittime e prigionieri di quello che ci è stato trasmesso in questo modo: non stiamo usando il nostro raziocinio, ma solo quello che ci fa comodo, che ci piace, che ci esalta.

Quello che posso fare è cercare di portare alla vostra conoscenza alcuni aspetti del personaggio storico in questione che solitamente vengono ignorate/occultate quando lo si esalta. Molto spesso chi si professa antifascista non fa altro che perculare, giocando con la figura a testa in giù di Mussolini. Questo metodo è in sostanza inutile in quanto non fa altro che offendere, senza portare nulla di concreto nel ridimensionare l’alone di santità del personaggio, polarizzando le posizioni.

1 – Mussolini è morto

Parto da questa considerazione sciocca e ovvia, conclusione del mio articoletto precedente, ma necessaria. Mussolini non può risolvere i problemi dell’Italia in quanto non è più tra noi. Chiunque si erga a nuovo paladino della italianità non può sostituire Mussolini, non ha la benedizioni di Mussolini, non l’ha mai visto o ci ha mai parlato e quindi non sa “cosa farebbe Mussolini”. Non esiste un lascito o un testamento mussoliniano per l’Italia: la nazione che il Duce ha cercato di costruire non è mai esistita, tutt’al più ne sono state gettate le fondamenta. Non esiste un Impero Italico Fascista al quale fare riferimento. Utilizzare il simbolo di un’utopia politica non serve a nulla. L’utilizzo della sua effige come si fa con un santino è appunto un atto di fede, che di concreto non porta a nulla. Una domanda a chi si riconosce nella sacra immagine del Duce: se i partiti più a sinistra cominciassero a usare Stalin come voi utilizzate Mussolini lo riterreste accettabile? Per quali motivi?

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2 – Il servizio militare e l’immigrazione clandestina

Molti considerano il servizio militare come espressione di amore per la Patria. Oggi il servizio miliare è facoltativo, ma qualcuno comincia a essere stuzzicato dall’idea di ritornare al vecchio sistema obbligatorio. Ovviamente è un’opinione legittima. Cosa ne pensava il Duce? Dalla fondazione dell’Italia fino al 2005 il servizio militare è rimasto obbligatorio, quindi durante il ventennio Mussolini non ha sentito la necessità di modificare questo obbligo. Nell’ottica di espansione militare questo è anche logico.

Il giovane Benito però non è mai stato particolarmente coerente. Infatti nel 1902 si trasferì in Svizzera per poter sfuggire al servizio militare. Che non sia un comportamento patriottico non si può che concordare. Sì, lo so che anche Clinton fece una cosa simile – anche se era per evitare di andare in Vietnam, mentre l’Italia in quegli anni non era in guerra – ma due ingiustizie non fanno una giustizia. Colui che ha spinto l’Italia a invadere altri Paesi aveva ben pensato di sfuggire a questo obbligo, peraltro vivendo da immigrato clandestino.

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Nel 1903, infatti, viene fermato ed arrestato dalla polizia elvetica perché sprovvisto di documenti. Durante il suo soggiorno in Svizzera viene espulso da alcuni Cantoni in seguito a degli arresti come agitatore politico e per possesso di documenti falsi. Nel frattempo viene anche giustamente condannato a un anno di carcere per renitenza alla leva militare. Una volta tornato in Italia non dovrà scontare la pena – trovo informazioni discordanti sul perché, o amnistia o errore tecnico, poco importa – ma si troverà poi ovviamente obbligato a svolgere il suo dovere di cittadino, e presterà servizio nei Bersaglieri nel 1904. Decisamente un figlio d’Italia poco rispettoso dei suoi obblighi.

3 – La militanza come zecca rossa

Un aspetto a volte oscurato o messo in secondo piano è stata la sua adesione al Partito Socialista nel 1900. Il padre di Mussolini era un esponente del movimento socialista decisamente schierato su posizioni violente e anticlericali. Durante il suo soggiorno volontario in Svizzera, Benito continuò un’attività di stampo socialista: iscritto ad un sindacato, del quale divenne anche segretario – immagino locale – comincia anche a scrivere per dei giornali socialisti. L’attività di giornalista di sinistra continua anche una volta tornato in Italia.

Gli arresti in Svizzera erano dovuti alla sua attività di agitatore politico di sinistra, ma Benito frequentava costantemente anche l’ambiente anarchico. Tornato in Italia continuò per molti anni a essere un membro attivo del Partito Socialista, seguendo e influenzando l’ala più rivoluzionaria. Se è comprensibile un percorso evolutivo per i propri ideali politici è almeno curioso quello che ha caratterizzato il Duce: da rivoluzionario proletario a fondatore del fascismo.

4 – “Fare il Mussolini”

Uno dei “riconoscimenti” dell’attività di Mussolini e tributo alla paternità del fascismo e del metodo fascista è un modo di esprimersi americano. Quando una persona fa il bullo o limita la libertà altrui può essere apostrofato come un “Mussolini”.

Ho sentito usare You’re a Mussolini o You’re being Mussolini in alcune serie TV e non l’ho trovato molto edificante.

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https://www.youtube.com/watch?v=qtEHJlW3G8o

5 – La censura e la libertà d’opinione

Dal 1925 in poi in Italia la censura diventa uno strumento fondamentale del controllo fascista. Ancora oggi esiste un certo grado di censura, giustificato o meno, ed è esistito anche prima di Mussolini, ma solitamente la gente che passa il tempo a ricordare la puntualità dei treni dimentica quanto Mussolini avesse ridotto la libertà di stampa ed espressione in Italia. Questo aspetto della propaganda fascista è sottovalutato dai fan e ci si dimentica di cosa voglia dire.

I giornali potevano venire pubblicati solo se diretti o controllati da qualcuno nominato dal Governo e i quelli dei partiti di opposizione vennero chiusi, azzerando un contraddittorio politico nel media più importante dell’epoca. Qualsiasi entità potenzialmente lesiva dell’immagine dello Stato italiano, dell’autorità o delle scelte del Duce veniva bloccata o eliminata, e chi si macchiava di queste gravi colpe veniva schedato, controllato, incarcerato, o peggio.

Oggi ci si lamenta della censura di nazioni come la comunista Cina o Stati islamici come il Pakistan, ma adottare le scelte mussoliniane ci farebbe finire esattamente come loro. Nessuna libertà di condivisione di contenuti o opinioni su Internet o Facebook, bensì, probabilmente, un filtro all’accesso stesso alla rete. Preferireste un’Italia dove non si può esprimere la propria opinione contro le scelte del Governo o dello Stato? Considerate che lo fate per la maggior parte del vostro tempo online, e per gli standard del Duce sareste già ora dei nemici dello Stato italiano. La musica che ascoltate, i film e le serie TV che guardate, i libri o i fumetti che leggete e i siti che visitate: tutto scelto e filtrato da qualcun altro, se sgarri sei un nemico e vieni punito di conseguenza.

EvvivaLaGuerra

6 – La fine

Che volesse di nuovo fuggire in Svizzera o meno, noto che è argomento di dibattito tra gli storici e chi invece cerca di abbellire l’immagine del Duce. Dopo la guerra la lotta partigiana viene vista con occhi diversi e forse un po’ romanzata, ma furono altri a salire al potere nella nuova Repubblica Italiana, e molti ex fascisti continuarono a partecipare alla scena politica. Nei decenni c’è stata una forte lotta tra la versione “ufficiale”, il revisionismo e il revisionismo del revisionismo. Che stesse cercando di scappare in Svizzera, in Germania o in Uganda poco importa: Mussolini e quello che rimaneva dei suoi gerarchi stava scappando da Milano, che veniva liberata. L’epilogo della storia lo sappiamo tutti – la fucilazione – e in fondo era stata emessa una condanna a morte nei suoi confronti. Molto meno noto è come venne trovato il Duce.

Mussolini, gerarchi e familiari – un centinaio di persone – dopo aver abbandonato circa cinquemila fascisti al loro destino e ai partigiani qualche giorno prima, incrociarono nei pressi di Como una colonna di militari tedeschi che stavano cercando di tornarsene in Germania. Gli alleati oramai avevano liberato l’Italia dai soldati nazisti e chi poteva cercava giustamente di mettersi al riparo. Mussolini aveva una trentina di soldati tedeschi come “guardie del corpo”: erano la sua scorta personale che doveva portarlo fino in Germania, dove Hitler lo richiedeva. La proverbiale neutralità della Svizzera avrebbe permesso a lui e compagnia bella di salvarsi da partigiani, americani e tedeschi. Che ci abbia veramente provato o solo preso in considerazione l’idea è una discussione inutile. Il gruppo di Mussolini si accodò alla colonna tedesca, un po’ per convenienza e un po’ perché non c’era altro modo di salvarsi.

Nonostante i tedeschi fossero ben armati e in numero sufficiente, probabilmente stufi o provati dalla guerra decisero di non scontrarsi con i partigiani che incontrarono per strada, i quali ottennero di poter ispezionare il convoglio e che tutti gli italiani presenti venissero consegnati. La grande dignità e il coraggio del Duce si possono riassumere in questi ultimi atti: su consiglio del tenente SS della sua scorta indossò un cappotto e un elmetto della Wehrmacht, l’esercito nazista, e si nascose in una camionetta piena di soldati tedeschi fingendo di dormire ubriaco. Quando i partigiani ispezionarono il camion continuò la sceneggiata finché non gli intimarono armati di scendere e arrendersi. I soldati tedeschi non reagirono e permisero che i partigiani se lo portassero via, nonostante Mussolini fosse convinto che avrebbero lottato per impedire che ciò avvenisse.

Decisamente non un episodio edificante per il condottiero dell’Italia. “Scortato” forzatamente dagli ex alleati che avevano invaso l’Italia e indossando i vestiti di chi uccideva decine di italianissimi civili anche per futili motivi.milano-insorgeQuante altre cose ci sarebbero da dire su Mussolini? Decisamente centinaia, se non migliaia. Ho selezionato sei brevi esempi che servono solo come piccolo debunking della sua sacra immagine di condottiero dell’italianità, senza macchia e senza paura, unica speranza per un Paese migliore. Sono piccole perle che possono servire al più a minare l’immagine che alcuni si sono costruiti nella mente: c’è molta meno poesia di quello che pensate. Spero che possa anche essere uno stimolo per quelli che hanno una conoscenza limitata dell’argomento, perché dimenticare è sbagliato quanto esaltare un qualcosa che non c’era.

Uno stato totalitarista che schiaccia i cittadini e li priva delle loro libertà con la violenza e con l’oppressione non è quello che vogliamo, immagino. Chiunque usi l’immagine del Duce come simbolo o come simbolo dei propri valori sta scegliendo quella strada, così come chiunque non ripudi questi accostamenti (Giorgia, Matteo?).

No, non state difendendo l’italianità o la vostra Patria. La state consegnando nelle mani dei vostri futuri aguzzini.

Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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