Il reddito minimo in Europa

REDDITOMINIMO

Sta circolando quest’immaginetta sui social network, non se dietro ci sia anche un articolo, non l’ho cercato, mi basta vedere come è stata presa dai tanti che la stanno condividendo.

Tutti indignati della scandalosa situazione italiana. Premetto, in Italia c’è una grossa crisi economica, non si sta bene, come non si sta bene in svariati Paesi europei, anche tra quelli citati nell’immaginetta che sta girando:

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Nell’immagine prima di tutto c’è un problema di Stati, ne vengono citati nove, e si dice che solo l’Italia e la Grecia non hanno introdotto un salario minimo (in Grecia sarebbe in sperimentazione dal 2014). Ma nell’Unione Europea ci sono 28 Stati, quindi il posterino andrebbe rivisto con un:

In Belgio, Francia, Danimarca, Irlanda, Germania, Gran Bretagna e Spagna ci sono forme assistenziali che si basano sull’idea del reddito minimo garantito, perché le stesse non ci sono già anche nel restanti 21 paesi dell’Unione Europea?

Messo così avrebbe un senso. Ma siamo sicuri di queste immense differenze tra le nostre forme di assistenza e le loro?

Intanto vorrei aveste chiara la differenza tra reddito minimo garantito e salario minimo. Il primo è forma di reddito minimo devoluto solo a chi è in età lavorativa e con un ammontare che varia in funzione dell’età stessa, con la clausola che il reddito di cui si disponga sia inferiore ad una determinata soglia ritenuta di povertà. Il salario minimo invece è la più bassa remunerazione o paga oraria, giornaliera o mensile che in taluni stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere ai propri lavoratori dipendenti ovvero impiegati e operai. Poi esiste il reddito di cittadinanza o di base, un’erogazione monetaria, a intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza e in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita), indipendentemente dall’attività lavorativa effettuata, dalla nazionalità, dal sesso, dal credo religioso e dalla posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto. (Fonte Wiki)

Verifichiamo insieme le formule dei vari Paesi citati:

Belgio

Il poster sostiene che il reddito minimo garantito sia di 613,33 euro per le persone sole, a salire fino ad arrivare ai 1161,69 per le coppie con due figli (fino ai 12 anni del più grande mi par di capire). Sul sito dei servizi sociali non trovo nulla del genere, bensì esempi molto simili a quelli che si vedono in Italia, in compenso in Belgio esiste un salario minimo garantito, che è di ben 1501,82 euro al mese, non male. In compenso hanno svariate tipologie di indennizzi, da quello d’integrazione a quello di transizione, più svariate tipologie di aiuti per i disoccupati. Ma un vero reddito minimo garantito non mi sembra di trovarlo, o sono a tempo, o sono legati a criteri specifici.

Francia

Si chiama Revenue de solidarité active, è per chi ha lavorato almeno due anni nei precedenti tre anni di calendario. Quindi si tratta di un aiuto per disoccupati che abbiano già lavorato. Non di una forma di assistenza per tutti. Esistono tantissimi aiuti per gli studenti, come altre forme d’aiuto e di ammortizzatori sociali, ma un vero reddito minimo garantito non mi sembra ci sia.

Danimarca

La Social Bistand dei paesi nordici è molto simile a quella belga, si aiuta l’inserimento, la transizione e tante forme di disoccupazione, ma sempre legati a determinati criteri. Quelli che si aiutano di più sono i bambini e il loro mantenimento.

Germania

Qui abbiamo la Sozialhilfe, che è un vero reddito di base (secondo certi criteri) che però ha alzato critiche su più fronti, se volete approfondire potete partire da qui.

Gran Bretagna

L’Income support britannico, è sì un reddito minimo garantito, ma a queste condizioni:

Claimants must be between 16 and state pension age,[1]work fewer than 16 hours a week, and have a reason why they are not actively seeking work (on grounds of illness, disability, caring for children, or someone who is ill).

Quindi anche qui ci sono criteri specifici, non è un reddito di cittadinanza, ma un sostegno sociale in casi specifici, stiamo parlando di una cifra che oscilla dalle 56 sterline alla settimana alle 71. A cui si aggiungono altre indennità se si presentano altri fattori ad innalzare la gravità della propria situazione famigliare. Ma vorrei che aveste ben presente che con 56 sterline alla settimana un giovane disoccupato in UK non ci campa.

Irlanda

La Supplementary Welfare Allowance è un reddito minimo garantito riservato a chi non raggiunge una cifra sufficiente a sostenersi, ne sono esclusi i lavoratori che facciano più di 30 ore alla settimana, e chi sta studiando a tempo pieno. È necessario essere iscritto alle liste di collocamento per poterne usufruire ed averne fatto formalmente richiesta. In alcuni casi se insieme al SWA si è fatto richiesta di altri benefit, una volta che questi vengono concessi si può dover rimborsare quanto ricevuto nell’attesa.

Spagna

Come spiega lo stesso posterino in Spagna ci sono alcune regioni che ne stanno testando diverse versioni.

E in Italia?

In Italia un reddito minimo garantito per tutti non c’è, esistono però svariati tipi di ammortizzatori sociali. Uno, molto simile all’indennità di transizione danese, l’indennità di mobilità:

l’indennità di mobilità non può superare un importo massimo mensile determinato di anno in anno, importo che dal 1º gennaio 2009, in relazione ai soli licenziamenti successivi al 31 dicembre 2008, è di € 886,31 lordi mensili (netto € 834,55), elevato a € 1 065,26 lordi mensili (netto € 1 003,05) per i lavoratori che possano far valere una retribuzione lorda mensile superiore a € 1 917,48. L’indennità è pagata ogni mese dall’INPS direttamente al lavoratore ed è sospesa quando l’interessato è assunto con contratto a tempo determinato o a tempo parziale. Gli anni di mobilità sono considerati come coperti dalla contribuzione figurativa e vengono quindi considerati utili per l’accesso alle prestazioni pensionistiche.

Il trattamento si interrompe quando l’interessato:

  1. viene cancellato dalle liste di mobilità;
  2. viene assunto con contratto a tempo indeterminato;
  3. raggiunge il diritto alla pensione di vecchiaia, o diventa titolare di pensione di anzianità o anticipata, ovvero di pensione di inabilità o di assegno di invalidità senza aver optato per l’indennità di mobilità.

L’indennità compete a tutti i dipendenti licenziati da imprese industriali che occupino più di quindici dipendenti, oppure da imprese commerciali che occupino più di cinquanta dipendenti.

Ma è riservata a chi ha lavorato e versato contributi.

Basta poi andare sul sito dell’INPS per accorgersi che le prestazioni a sostegno del reddito sono tante. Non sono la stessa cosa di un reddito minimo garantito, ma come avete visto anche nei Paesi in cui una qualche forma viene utilizzata i criteri di assegnazione sono molto specifici, e spesso hanno un termine di durata massima. Ciò non toglie che ci siano sicuramente ampi spazi di miglioramento, e che sia comprensibile criticare il fatto che non si fa molto da tanti anni per migliorare la situazione della previdenza, degli ammortizzatori ma ancor di più quella del salario minimo. Salario che invece in ben 22 stati su 28 è definito, in Italia è lasciato in mano alle contrattazioni collettive, dove nove volte su dieci chi ci rimette è il lavoratore finale.

Sia chiaro siamo in buona compagnia, lo stesso accade in Austria, Danimarca, Svezia, Norvegia  e Finlandia e ci sono Paesi che l’hanno fissato davvero basso (in Albania è 155,71 euro), ma ci sarebbe il bisogno di riuscire almeno a definire un salario minimo uguale per tutti (magari non da 155 euro).

Spero di aver fatto un po’ di chiarezza, so già che arriverà quello che mi attaccherà perché non è una bufala, ma credo fosse necessario fornire più dati e i link alle varie forme di reddito minimo che girano in Europa. Spero d’aver fatto cosa utile ai più.

maicolengel at butac.it

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