Restauri, politica, giornalismo e Unione Europea

Mi avete segnalato un articolo apparso sul Secolo d’Italia che riporta la lamentela del vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, il tutto poi ripreso anche da Libero Quotidiano. L’articolo sul Secolo d’Italia titola:

L’Ue vuole imporre grattacieli nei nostri centri storici. Rampelli: “Non si azzardino…”

Su Libero:

L’Europa mette becco pure sui restauri: non li vuole “in stile”

Il tutto porta come fonte un ulteriore articolo, apparso su un sito che si occupa d’architettura in inglese e che titola:

Reactionary modernism strikes again

I due autori dell’articolo in inglese non hanno evidentemente avuto voglia di leggere con attenzione il documento dell’Unione Europea di cui dibattono, il vicepresidente della Camera si è evidentemente fidato e ha ripreso tali e quali le loro affermazioni, i giornalisti di Libero e del Secolo hanno ovviamente riportato senza nessuna verifica.

Partiamo dai fatti: il documento dell’Unione risale a maggio 2019, curioso che si scelga di parlarne a inizio 2020. Il documento a cui si fa riferimento lo trovate qui nella sua interezza, anche qui vorrei ricordare ai signori giornalisti che sarebbe sempre buona abitudine linkare le proprie fonti per dare al lettore la possibilità, se lo volesse, di approfondire. Purtroppo qui chi doveva approfondire era lo stesso che è stata la fonte per il Secolo d’Italia. Ma vabbè.

Il documento dell’Unione s’intitola:

EUROPEAN QUALITY PRINCIPLES FOR EU-FUNDED INTERVENTIONS WITH POTENTIAL IMPACT UPON CULTURAL HERITAGE

Che tradotto

Principi europei di qualità per interventi finanziati dall’Unione con potenziale impatto sul patrimonio culturale

Quindi si parla di principi che valgono solo per interventi pagati dall’Unione, non un’imposizione di alcun genere, paga l’Unione e vuole che le cose siano fatte come richiesto. Ma i problemi non sono finiti qui, il punto della discordia è una frase ben precisa che compare nelle 66 pagine di principi dell’UE.

When new parts/elements are necessary, a project shall use contemporary design adding new value and/or use while respecting the existing ones.

La frase c’è, la trovate a pagina 34 e tradotta significa:

Quando sono necessarie nuove parti o elementi, un progetto deve usare un design contemporaneo che aggiunga nuovo valore e/o utilizzato nel rispetto dei precedenti.

Che non significa affatto che devo costruire un grattacielo al posto di un antico campanile, ma che se devo ristrutturare un palazzo antico devo cercare di farlo utilizzando tecniche attuali che lo valorizzino o lo rispettino. Non capire la differenza è a mio avviso molto grave. Vivo a Bologna, se domani una delle nostre Torri subisse un grave danno che ne necessiti un intervento mi aspetterei che venisse fatto rispettando le Torri, sicuramente, ma prima di tutto intervenendo nella maniera migliore e più moderna per la sicurezza di turisti e cittadini. Oltretutto l’articolo che fa da fonte alle parole di Rampelli parte con un esempio che non ha nulla a che vedere con i principi dell’Unione che critica. Infatti, nell’articolo si comincia così:

Immaginate il seguente scenario. È il 1902 e, con grande shock e angoscia dei cittadini di Venezia, è appena crollata la bellissima torre campanaria in Piazza San Marco. Quella stessa sera, il consiglio comunale della città vota per l’approvazione di 500.000 Lire per la pronta ricostruzione, “com’era, dov’era” – “com’era, dov’era” . I futuri residenti e visitatori allo stesso modo possono ora continuare a godere di questo bellissimo struttura, anch’essa restaurata e aggiunta molte volte in precedenza.

Ma poi un burocrate da lontano si fa avanti per parlare. “I nostri standard non lo consentono! Le nostre politiche di finanziamento richiedono che “un progetto utilizzi il design contemporaneo”, il che significa che è possibile utilizzare solo gli stili attuali che approviamo e non è possibile utilizzare gli stili tradizionali di Venezia. Sarebbe una ‘falsificazione della storia’, un ‘mescolanza di falso con il vero’, e decretiamo che ciò avrebbe conseguenze dannose! ”Il progetto non va avanti e si costruisce invece qualcosa di completamente “contemporaneo”.

Ma – come è evidente per chi leggesse per davvero tutto il documento dell’Unione – i principi a cui si sta facendo riferimento sono per ristrutturazioni che prevedano l’aggiunta di elementi a strutture esistenti. Non ricostruzioni come quella portata in esempio. Ovviamente i due autori dell’articolo in inglese sono perfettamente in grado di capire la differenza, e credo abbiano volutamente omesso la spiegazione. Ma quello che a me importa è che vi rendiate conto di come l’information disorder possa colpire tutti. Quanti di voi senza link avrebbero avuto la voglia di approfondire, e quanti invece si sarebbero fidati dell’articolo in inglese dei due architetti?

Onestamente trovo questo modo di fare politica indegno, l’attacco basato sulla disinformazione all’Unione da parte del vicepresidente della Camera in un Paese serio meriterebbe le sue dimissioni. Da noi nessuno dirà nulla, nessuno rettificherà nulla, come sempre.

La scelta lessicale dei titoli usati nel nostro Paese è molto precisa, frasi come “non si azzardino” “mettono il becco”, tutto è fatto apposta per parlare alle vostre pance, non alle vostre teste. Dopo aver letto non andate ad approfondire, perché vi hanno indignato con l’inganno. Io di questo modo di fare ne ho veramente piene le scatole, ci vuole un cambiamento che imponga, perlomeno ai politici, l’etica nella comunicazione. Dici e fai pubblicare sui giornali una sciocchezza? Rettifichi a tue spese in prima pagina sugli stessi quotidiani, e rassegni le dimissioni dal tuo incarico lautamente pagato.

maicolengel at butac punto it
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