Reuters scivola sull’Istituto dei tumori

Bastava usare la parolina "may"...

Capita a tutti di sbagliare e stavolta è successo a una di quelle agenzie di stampa che suggerisco come fonte normalmente affidabile, ennesima prova del fatto che fidarsi a prescindere non va mai bene. La colpa però è probabilmente data dal fatto che è pieno di testate italiane che hanno lanciato per prime la notizia di cui stiamo per parlare, senza fare alcuna verifica.

Reuters titolava il 15 novembre:

Coronavirus emerged in Italy earlier than thought, Italian study shows

E nell’articolo ripetono:

…the Italian researchers’ findings, published by the INT’s scientific magazine Tumori Journal, show that 11,6% of 959 healthy volunteers enrolled in a lung cancer screening trial between September 2019 and March 2020, had developed coronavirus antibodies well before February.

Il problema è che questo “studio” è stato subito contestato dagli esperti, che ne hanno messo in dubbio i risultati. Come ci racconta la brava Anna Masera su La Stampa (testata che comunque ha pubblicato lo studio come fatto da Reuters):

Lo studio, definito una «scoperta» destinata a ridisegnare completamente la geografia e la storia della pandemia, ha avuto ampia visibilità sui media in questi giorni, prima che emergessero forti perplessità della comunità scientifica sulla sua affidabilità.

Il Prof Franc Balloux su Twitter spiega che:

They might have picked up cross-reactivity with two endemic ‘common cold’ HCoVs (OC43 and HKU1), which have fairly high homology in some regions of the spike protein. Though, it is difficult to be sure given the limited evidence provided in the paper. Unless it can be confirmed by far better evidence, I believe the claim of #COVID19 circulating in Italy in August can be safely ignored. The bulk of the evidence points to emergence of #SARSCoV2 ~Oct/Nov 2019 in China, and a spread to Europe (Northern Italy) in ~Nov/Dec 2019. This is a typical case of much of what is wrong with science (and science reporting) in the #COVID19 era. Strong claims supported by flimsy evidence get widely reported without the necessary scrutiny and consideration of a wider body of available evidence.

Per farla breve il professore spiega che ritiene probabile che l’Istituto dei Tumori nel suo studio, pubblicato sulla rivista stessa dell’Istituto (cosa poco sensata, se lo studio fosse fatto con la dovuta attenzione avrebbe dovuto avere molta più rilevanza globale) abbia fatto l’errore di rilevare alcuni anticorpi che sono comuni anche in altre infezioni da coronavirus (influenze più comuni). Balloux lamenta che questo sia dovuto all’infodemia scientifica dell’era Covid… Non posso che concordare.

Purtroppo in Italia tutti i giornali hanno ripreso il comunicato stampa dell’Istituto dei tumori e la questione a quel punto ha trovato spazio su Reuters. Ma sarebbe il caso di evidenziare come in tanti l’abbiano messa in discussione. Come spiega Daniele Banfi ad Anna Masera su La Stampa:

I dubbi sono molti. Innanzitutto lo studio è stato pubblicato sulla rivista dell’Istituto e una scoperta del genere avrebbe meritato sicuramente altra collocazione. Per una scoperta del genere è importante fugare ogni dubbio e andare con i piedi di piombo. In questo caso non c’era fretta, non siamo di fronte ad una scoperta in grado di cambiare la traiettoria delle cure e quindi utile immediatamente al letto del malato. Al di là di questa considerazione, se sono convinto della mia scoperta devo saper aspettare i tempi della scienza e una revisione rigorosa, è una questione di corretta informazione. Nei mesi scorsi abbiamo letto di tutto sull’origine del virus. Notizie in grado di alimentare il complottismo. Non abbiamo bisogno di tutto ciò. Se la scoperta fosse confermata saremmo di fronte ad un grande risultato. Per la conferma però occorre una rigorosa revisione scientifica che tenga conto di tutto ciò che sappiamo sul virus.

Non credo serva aggiungere altro. Lo studio dell’Istituto dei tumori non essendo stato presentato su una testata scientifica non ha subito una revisione dei pari, Reuters si è fidato sulla base di quanti giornali italiani hanno riportato la notizia senza alcun approfondimento.

Anche questo è information disorder.

maicolengel at butac punto it

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