GranoSalus e il glifosato (o come rigirare la frittata)

A marzo avevamo trattato una notizia che era diventata virale in pochissimo tempo:

Lo dicono le analisi: Don, Glifosate e Cadmio presenti negli spaghetti

L’articolo con questo titolo era apparso sul blog di un’associazione in difesa dei produttori di grano del Sud Italia. Il mio pezzo spiegava come si stesse facendo tanto allarmismo, chiarendo fin da subito che non mettevo in dubbio i risultati dell’analisi ma che tali risultati, letti da chiunque non fosse un ingenuo consumatore, fossero dati sotto ai limiti imposti dall’Unione Europea e non dovessero allarmare nessuno.

Ora la questione torna di moda, perché dopo l’articolo le aziende che venivano citate hanno fatto querelato la GranoSalus, e un giudice è arrivato ad una sentenza. GranoSalus ce la racconta così:

Test GranoSalus sulla pasta: “In Tribunale vince l’interesse pubblico”. Rigettato il ricorso delle multinazionali.

L’articolo è lungo, non dice nulla di nuovo, gongola di questa vittoria.

È davvero una vittoria?

Ma quindi davvero la pasta che indicavano come inquinata è così pericolosa per il consumatore finale come il loro articolo di marzo dava a intendere?

No, ma per capire meglio i fatti un’occhiata ai documenti emessi dal giudice (che GranoSalus rende disponibili proprio sul suo sito) può chiarire le cose; infatti c’è un punto molto importante nelle sei pagine del documento.

L’associazione GranoSalus e il suo presidente Saverio De Bonis, in primo luogo hanno fatto rilevare di avere pubblicato – a seguito della ricezione del ricorso – una rettifica delle affermazioni contenute nell’articolo, modificando la portata di alcuni passaggi da assertivi a ipotetici, in particolare con riferimento alle circostanze che: i contaminanti presenti nelle paste esaminate potrebbero essere dannosi se ingeriti nel lungo periodo; la presenza di alcuni contaminanti potrebbe indurre a sospettare la miscelazione tra grani esteri e nazionali; tale miscelazione risulterebbe vietata ove il grano utilizzato fosse contaminato oltre i limiti previsti dalla legge;

Nel nostro articolo originale come già detto non mettevamo in dubbio i dati di GranoSalus, ma avevamo dubbi riguardo all’allarmismo creato, allarmismo che poteva risultare dannoso per le aziende citate. Allarmismo che ovviamente diventa di minore impatto se invece che asserire con certezza dei fatti si decide di trasformali in ipotetici usando il condizionale.

Alla luce delle modifiche

Quindi, il giudice ha deciso che la querela contro GranoSalus, alla luce delle modifiche, andasse rigettata. Le modifiche sono implicitamente un riconoscimento d’aver sbagliato qualcosa nella prima versione dei fatti. Il diritto di cronaca è sicuramente da proteggere, da questo punto di vista concordo col giudice. Purtroppo per le varie ditte nominate da GranoSalus, l’articolo originale in pochissimo tempo è stato copiato ed incollato su una marea di siti e sitarelli che servono da cassa di risonanza a storie come questa. Siti che in moltissimi casi sono anonimi e non facilmente raggiungibili, siti che ben si guardano dal correggere l’assertività dell’articolo iniziale, siti che continueranno a fare pessima pubblicità alle aziende in questione. Il giudice ha ritenuto che di questo non possa essere incolpato GranoSalus, riconoscendo che dopo le modifiche l’articolo rientra nel diritto di cronaca – che non significa GranoSalus ha ragione, ma solo che una volta corretto il tiro l’articolo non è più diffamatorio.

Il diritto di cronaca, di derivazione costituzionale, non può dirsi ristretto a coloro i quali esercitino professionalmente attività giornalistica, ma deve intendersi potenzialmente esteso a tutti coloro che svolgano attività di manifestazione del proprio pensiero con finalità (anche) informativa.

Affari delle aziende se lo stesso articolo nella sua forma originale ormai ha fatto il giro della rete e non smetterà mai di circolare.

Quello che mi fa più specie è che l’associazione GranoSalus nel suo articolo dove cita le decisioni del giudice conclude così:

Insomma, il ricorso dei grandi gruppi industriali della pasta è stato rigettato. Nella giornata odierna l’ ordinanza di Roma è stata depositata anche in un procedimento analogo al Tribunale di Trani avviato da Granoro contro GranoSalus.

Non solo. Adesso tutti gli webeti che sostenevano fossero bufale le nostre analisi dovrebbero prendere atto della loro strumentalità e, per  correttezza, rettificare i contenuti dei loro articoli. GranoSalus esiste ed è stata legittimata sotto il profilo giuridico. Se non lo faranno ognuno potrà dedurne la loro vera natura di webeti. Bocciati anche alcuni personaggi che ritenevano giusta la causa di Barilla & C…

Come chiunque di voi può andare a verificare qui su BUTAC, nessuno aveva mai sostenuto che le analisi fossero bufale, come non l’ha sostenuto l’amico Puente, quello che ritenevamo scorretto e grave erano i toni con cui GranoSalus trattava l’argomento. Avere modificato il pezzo originale è implicita ammissione di averlo scritto nella maniera scorretta, ma questo GranoSalus evita attentamente di includerlo nel suo articolo dai toni trionfalistici. Un po’ come Ponzio Pilato, se ne lavano le mani, spiegano che ormai il danno è fatto, che loro non hanno controllo sui siti che da loro hanno copiato ed incollato in origine, come non possono fare nulla per l’indicizzazione degli stessi su Google.

Comoda la vita.

A voi qualsiasi ulteriore considerazione.
maicolengel at butac punto it
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