Il semaforo sugli alimenti e il giornalismo

Su tanti giornali nei giorni scorsi è uscita questa notizia:

Il semaforo sugli alimenti che rischia di danneggiare il made in Italy

Si parla di un bollino che dovrebbe venire posto sugli alimenti, bollino che in base al colore ci dovrebbe dire se il prodotto che stiamo acquistando sia sano o meno. Come spiega il Corriere:

Si chiama semaforo e dovrebbe essere un sistema semplificato di comunicazione al consumatore per avvisarlo sul contenuto calorico (e non solo) dei cibi in vendita.

Se ne parla sui giornali italiani perché Confindustria si è dichiarata contro l’uso di questi bollini, gridando allo scandalo, spiegando che danneggerebbero il prodotto italiano. La notizia è stata riportata da tutti i giornali più o meno nella stessa maniera, ci sono multinazionali che vogliono spingere l’uso di questo “semaforo” e che faranno del male alla nostra produzione interna.

Pochissimi però hanno spiegato le cose fino in fondo, lasciando nel lettore l’idea che dietro a tutto possa esserci l’Unione Europea con i suoi diktat che puniscono solo noi.

Ma è davvero così?

Il semaforo sui prodotti lo si usa nel Regno Unito già da tempo, e fu proposto l’uso anche nei paesi dell’Unione già nel 2013. Ma basta cercare online pochi minuti per accorgersi che già quattro anni fa l’Unione diede una risposta secca alla proposta:

EU lawmakers reject colour-coded system for food labels

“Colour symbols have not got any scientific background and the limits and thresholds would be purely arbitrary. Sugar-free coke, for example, would get the ‘green light’ as it has no sugar. Natural apple juice, however, would get ‘the red light’ as it contains glucose. A nutrition facts box, however, conveys all necessary information for the consumer,” said Sommer.

“We endorsed a blue print today which serves the interests of both the consumers and the producers of foodstuffs,” she concluded.

Avete letto con attenzione? I legislatori europei hanno bocciato la proposta perché l’uso di quel bollino non ha alcuna valenza scientifica. Difatti per esempio una bottiglia di Coca Cola senza zucchero sarebbe da bollino verde, mentre un succo di mela al 100% sarebbe da bollino rosso in quanto contiene glucosio. Nel 2013 si spinse quello che in Italia è già un obbligo, ovvero la tabella con i valori nutritivi, che riporta esattamente quelli che sono i contenuti energetici e calorici del prodotto.

Quindi, anche se ci fossero delle aziende che decidessero di mettere sui loro prodotti i bollini verde giallo e rosso, alle aziende europee la cosa non dovrebbe dare alcun fastidio. Non più dei tanti “claim” che già vengono usati per fare marketing nei confronti degli acquirenti.

Perché io sono perfettamente d’accordo che il semaforo senza valenze scientifiche sia una boiata pazzesca, ma lo è anche il “Senza olio di palma” scritto a caratteri cubitali sulle confezioni di tantissimi prodotti, eppure non vedo Confindustria strapparsi le vesti per questo. Forse perché attaccando l’olio di palma non si attacca una produzione italiana? Non lo so, ma so che queste “battaglie” generano sempre molta confusione nel consumatore finale, che crede di essere tutelato, quando invece gli unici che si tutelano sono sempre e solo i produttori, a volte anche a discapito della qualità.

Per riassumere:

Sì, è vero, ci sono sei multinazionali che hanno affermato che introdurranno l’uso del semaforo sui loro prodotti, non c’è nessuna legge che glielo vieti e non vedo perché dovremmo farne, la tabellina coi valori nutritivi che è già presente è l’unica che vada veramente letta (e compresa, perché a leggere siamo buoni tutti, a sapere cosa stiamo leggendo meno) prima di acquistare un prodotto. La battaglia contro il semaforo avrebbe senso solo e unicamente se alla stessa si unisse una battaglia contro i “claim” pubblicitari del genere “Senza Questo e Quello” che sono la vera rovina del consumatore finale.

Oltre a questo nei tanti articoli che ho visto tutti si sono schierati in difesa del Made in Italy (per non parlare dei commenti dove l’analfabeta funzionale tipico se la prende con l’Unione Europea dimostrando di non avere capito una benemerita fava), ma nessuno che abbia spiegato che il problema è identico in paesi come Francia e Spagna che hanno tradizioni culinarie simili alle nostre, con tantissimi prodotti che sarebbero da bollino rosso. Iniziare a comprendere che le politiche di questo genere dovrebbero essere comunitarie e che è molto più facile difenderci come Unione che come singolo paese membro sarebbe un bel passo avanti, ma evidentemente il campanilismo scorre forte nelle vene di Confindustria.

BUTAC è un blog da bollino rosso, noi usiamo l’olio di palma in ogni nostro articolo.

maicolengel at butac punto it

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