Sergio Mattarella, Agitalia e gente che dovrebbe cambiare mestiere

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Sergio Mattarella fa causa a Banca d’Italia e Stato per un Bot

Questo il titolo apparso sul Corriere cronaca di Milano la settimana scorsa. L’articolo porta anche una firma, quindi pur trattandosi di un comunicato stampa (come ben sappiamo tutti gli articoli che vengono da Agitalia sono solo comunicati stampa su cui NESSUNO fa alcuna verifica) chi l’ha firmato si vedrà calcolare la cosa come credito per diventare pubblicista, credito che secondo me non dovrebbe venir dato, anzi, la testata dovrebbe punire chi firma, e il redattore che ha ordinato il pezzo. Ma nessuno farà nulla e la pubblicità gratuita a quest’agenzia fuffara già nota su Butac e non solo continuerà a circolare. E l’autore del pezzo a furia di fuffa diverrà pubblicista e poi giornalista perché come riporta l’albo degli stessi per divenire pubblicista iscritto basta portare documentazione che certifichi che si sono pubblicati tot articoli firmati e un massimo di 30% di non firmati:

A) Collaboratori di giornali quotidiani, agenzie di stampa, quotidiani telematici, settimanali e altri periodici.
Articoli firmati o siglati relativi agli ultimi due anni, in numero sufficiente a comprovare l’attività e l’effettiva natura giornalistica della collaborazione (pagine intere in originale con elenco riassuntivo). Gli articoli senza firma, in numero non superiore al 30% del totale documentato, dovranno essere corredati dalla certificazione del direttore responsabile che ne confermi l’autore. Per i giornali quotidiani, le agenzie di stampa e i giornali telematici quotidiani è richiesto un minimo di 80 articoli. Almeno 70 per collaborazioni a periodici settimanali, 60 a periodici quindicinali e 30 a periodici mensili.

Ma almeno vi pagassero per pubblicare questa fuffa, potrei capire, invece la pubblicate SOLO per riempire le pagine delle testate, o per aiutare qualcuno ad entrare in albo. Ma è un peccato, specie quando succede su testate con la storia che ha il Corriere in particolar modo la redazione di Milano!

Ma la cosa che odio di più è come non si sia fatta alcuna verifica sulla notizia, dimostrando ampiamente che chiunque con le dovute accortezze è in grado di farsi pubblicare quasi ovunque, i filtri di controllo che esistevano pre Internet oggi sono quasi del tutto svaniti. Perché il BOT dopo dieci anni dalla sua scadenza non è più incassabile, come non lo sono i BPT, e tanti altri titoli emessi dallo Stato (e non solo). Poco importa che se girate su Internet troviate agenzie disposte (previo pagamento)  che vi faranno rivedere i vostri soldini, sono fuffari che campano alle vostre spalle, nulla di più nulla di meno.
Stateci attenti! E magari se lavorate in un quotidiano/settimanale che ha valenza nazionale, fate circolare il sottostante messaggio:
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