Tafida Raqeeb e l’informazione a metà

 

Siamo un Paese dove la maggioranza della popolazione è cattolica, la cosa ovviamente si ripercuote anche sul mondo dell’informazione. Titola il Foglio:

Il caso Tafida dimostra che la medicina serve per curare e non per uccidere

Nell’articolo che ci racconta la vicenda di Tafida Raqeeb vengono omessi dei particolari, ritengo vada raccontata tutta la vicenda.

Partiamo dal principio

Tafida è una bimba di 5 anni che a febbraio 2019 è stata ricoverata al Royal London Hospital dopo che, in seguito a un trauma, le è stata diagnosticata una grave lesione cerebrale causata da una rara malformazione artero-venosa. I medici fin da subito hanno evidenziato la gravità della situazione, spiegando come non siano possibili trattamenti che portino a una guarigione, e, dopo mesi di esami e opzioni tentate hanno spiegato che sarebbe nel miglior interesse della bimba poter morire. I genitori, a luglio 2019, hanno cominciato una battaglia legale con l’ospedale dicendosi convinti che la figlia possa stare meglio. Il tutto anche grazie alle dichiarazioni di due medici italiani che avevano visitato la bambina (non dal vivo, a quanto racconta la BBC, ma con una consulenza online) sostenendo che erano disposti a prendersi cura di lei presso una struttura italiana.

I medici del Royal London Hospital hanno insistito per mesi sostenendo che ogni ulteriore trattamento è futile, si allunga una vita che non ha le caratteristiche per esser definita vita.

C’è una frase detta dalla mamma della povera Tafida, che ritengo emblematica:

I want my daughter, whatever life she has left, I want my daughter to continue to live that life

Voglio mia figlia, qualsiasi vita le resti da vivere, voglio che mia figlia possa continuare a vivere quella vita

È la frase di una mamma che soffre, assolutamente comprensibile, ma dimostra come non ci sia interesse per la qualità della vita che le si sta pensando di far vivere, solo il desiderio di non vederla morire. I medici britannici sostengono che quella di Tafida non è vita, ma solo uno stato prossimo a quello vegetativo, e che nulla si può fare per ridare alla povera bimba una speranza. Certo, la medicina negli anni ha fatto passi da gigante, e siamo in grado di tenere in stato vegetativo per anni pazienti che non si riprenderanno più, l’abbiamo già visto accadere.

Le motivazioni religiose

Anche per la religione islamica la vita va difesa sempre, il Guardian spiega infatti che esiste una fatwa richiesta dalla madre di Tafida:

Shelina Begum, obtained a fatwa – a ruling in Islamic law – from the Islamic Council of Europe, which concluded that it would be a “great sin” and “absolutely impermissible” for the parents or anyone else to consent to the removal of life support.

Decidere che la sua vita va preservata anche dopo che si è fatto il possibile è a mio avviso accanimento terapeutico, non ho letto nessuna promessa di miglioramento delle condizioni cerebrali da parte dei medici italiani. Quello che si sta facendo è solo far sì che la bimba possa essere accudita fuori da una struttura ospedaliera, magari senza bisogno di essere collegata a una macchina per tutto il tempo. Nulla di più. E difatti dal Royal di Londra ora si è passati a un hospice che si chiama il Guscio dei bimbi.

Per chi non l’avesse chiaro, un hospice è:

…la struttura residenziale in cui il malato inguaribile e la sua famiglia possono trovare sollievo per un periodo circoscritto e poi fare ritorno a casa o per vivere nel conforto gli ultimi giorni di vita. Ha alcune caratteristiche precise: l’accesso libero per i familiari (le camere sono anche dotate di letti per farli dormire, quando necessario, all’interno della struttura), la possibilità di condividere alcuni spazi, come la cosiddetta tisaneria, il calore dell’arredamento, il soddisfacimento di profondi bisogni passivi di relazione sociale.

Charlie e Alfie

Qual è la differenza coi casi precedenti di cui si è discusso sulla stampa internazionale? Perché Tafida sì e Charlie Gard e Alfie Evans no? Anche qui bisogna cercare di fare chiarezza: nel caso di Charlie i medici avevano esplicitato il suo stato di perenne sofferenza, e ogni ulteriore intervento non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua condizione; nel caso di Alfie non c’erano speranze di poterlo staccare dalla macchina che lo teneva in questa vita sospesa. Con Tafida invece la possibilità che perlomeno non debba stare attaccata alla macchina per la ventilazione 24 ore su 24 c’è, o almeno è quella che i medici del Gaslini hanno ventilato alla Corte britannica, e non si ritiene che questo possa farla soffrire maggiormente. Da qui la scelta della Corte di autorizzare il suo trasferimento nel nostro Paese. Sono tutte cose che vanno spiegate, esplicitate sui giornali per evitare di dare false speranze, per evitare di sostenere che i medici britannici sono cattivi e senza cuore.

Tafida è arrivata nel nostro Paese anche grazie all’intervento di organizzazioni legate ai movimenti Pro Vita, organizzazioni che nel nostro Paese hanno un potere decisamente superiore a quello che hanno nel Regno Unito. Abbiamo tanti medici cattolici che ritengono che la vita vada sempre preservata, anche quando non è degna di essere vissuta dal paziente, magari in stato vegetativo. Dobbiamo tenere conto di queste cose, specie se stiamo informando i cittadini di una notizia di questo genere. E invece come Il Foglio, di cui vi ho riportato il titolo a inizio articolo, sono tante le testate che nel raccontare i fatti hanno omesso molte delle cose che vi ho raccontato fin qui.

Bisogna starci attenti, bisogna informare senza omettere, o evitare del tutto la notizia, se non si vuole cadere nella disinformazione.

Ma questo è ovviamente solo il mio modesto parere.
maicolengel at butac punto it
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