Toto Cutugno alla Cornell University?

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Il Messaggero (insieme a tante altre testate) ci ha regalato una perla di pseudogiornalismo, dedicata proprio alle bufale.
Ma voi lo sapevate che esiste una pagina su Facebook che pubblica una foto di Toto Cutugno al giorno? Si ma calma, non come la pagina di Gianni Morandi, che ce lo mostra impegnato nella sua vita di tutti i giorni… No, qui parliamo di una pagina che mostra sempre la stessa identica fotografia di Toto nazionale,  tutti i giorni dell’anno, e tutti i giorni la suddetta riceve like, commenti, condivisioni. Quasi 50mila follower.
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La pagina è esilarante, se la si visita consci dell’ironia che la permea, ma evidentemente non tutti sono in grado di rendersene conto. Ed evidentemente il Messaggero non è così attento all’ironia o alla verifica delle fonti visto che ci racconta che :

Avreste mai pensato di veder pubblicato sul sito della statunitense Cornell University uno studio che avesse come oggetto una foto di Toto Cutugno? E che a scrivere questo paper, pubblicato lo scorso  28 gennaio con il titolo “Everyday the same picture: Popularity and Content Diversity” (in italiano “ogni giorno la stessa foto: popolarità e diversità di contenuti”), sarebbero stati ben 8 ricercatori italiani?
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e la cosa è stata ripresa da altri:

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Sempre senza verificare nulla, perché il fact checking su queste cose evidentemente è reputato non necessario, lo pubblica Il Messaggero, vuoi che non sia una cosa verificata (perché il Messaggero è sempre così bravo nelle verifiche…).
Peccato che invece l’articolo del Messaggero fosse fuffaro, inventasse cose non riportate nel pezzo che era apparso sul sito della Cornell University, inventate di sana pianta, come spesso fa il giornalismo italiota, ma tanto il presidente dell’Ordine a queste sciocchezze non ci guarda, è più interessato alla Barbara d’Urso lui.
La giornalista del Messaggero inventa, a l punto di rilasciare una dichiarazione così:

questo ha spinto i ricercatori italiani ad approfondire la questione, arrivando a ipotizzare che qualcuno abbia trovato il modo per catturare likers corrompendo il codice di Facebook.

Basata sul nulla più totale. E difatti VICE che il fact checking lo ha fatto è andato ad intervistare l’autore dello studio, Walter Quattrociocchi, un trentenne particolarmente in gamba, che ha subito sciolto ogni dubbio:

VICE: Ciao Walter. Spiegami un po’ questa storia di Toto Cutugno e della vostra ricerca.
Walter Quattrociocchi: Ci tenevamo a chiarire, perché per come è uscita sui media la cosa è stata travisata dalla giornalista.Uno, non si tratta di uno studio della Cornell University, ma di un deposito dove le bozze degli articoli vengono messe a disposizione della comunità scientifica per ricevere feedback—non è la Cornell che se ne è interessata. Due, nell’articolo si parla di cracking del codice di Facebook, di aver creato danni al newsfeed di Facebook, il che non è assolutamente vero.La giornalista probabilmente è andata sul sito della Cornell, ha letto a malapena l’abstract del nostro paper e ha deciso di fare un articolo sul fatto che la Cornell si fosse interessata a Toto Cutugno.

e ancora:

VICE:È bello il fatto che studiate la diffusione delle informazioni false su Facebook e il vostro studio finisca per diventare oggetto di ciò che studiate.


Walter Quattrociocchi: Sì, proprio noi che studiamo la diffusione dei rumor falsi su Facebook ne siamo stati vittime. Sono due anni che lavoriamo sulla misinformation, abbiamo raggiunto parecchi risultati molto interessanti per la comunità scientifica, io stesso a marzo sarò a Cambridge a parlare proprio di questo tema. Mi dà fastidio che l’articolo venga travisato in questo modo.

E anche noi da fastidio, e crediamo che chi fa di questi (sciocchi) errori dovrebbe pagarne le conseguenze, in calo di popolarità e in magari sanzioni dall’Ordine, lo so che è utopistico, se nemmeno sono in grado di limitare la disinformazione sulle notizie più serie, ma è davvero desolante accorgersi che testate che 20 anni fa avrebbero fatto un punto d’onore nel trasmettere corretta informazione oggi pubblichino qualsiasi boiata, senza alcuna verifica, solo perché l’hanno vista circolare in rete.
Ricordo sempre che quando scrissi alla redazione del Messaggero di Roma per altre notizie poco fondate mi venne risposto così dal direttore di redazione:

Sono uno all’antica, invece di tanti smanettoni internettiani ho preso in redazione ragazzi che stanno per strada e tornano al giornale con i taccuini pieni di notizie. Sbaglia solo chi prova a fare qualcosa. Tu puoi stare tranquillo, non sbaglierai mai, visto che continui a fare le pulci a gli altri.

E magari ha ragione, io faccio solo le pulci agli altri, ma non è che lo faccio per cattiveria, è che mi sono accorto che “gli altri” se ne infischiano di dare un corretto servizio e guardano solo ed unicamente a quante copie del loro foglio vendono e quanti occhietti vanno a leggersi il loro sito, poco conta che sia infarcito di sciocchezze non verificate. Trasformare testate che un tempo erano storiche e affidabili in brutte copie del Daily Mail o del Sun inglese è davvero deludente, chi dirige queste testate dovrebbe mirare a diventare una BBC, non un tabloid di medio basso livello, no?