Trovata la cura? Possibile cura? – Facciamo chiarezza

In prima pagina sul Fatto Quotidiano in edicola il 15 marzo è apparso un articolo con questo titolo:

Trovata la cura che batte il virus – Olanda terapia somministrabile già fra un mese

La notizia è da prima pagina, curioso che non sia leggibile tutta nella sua versione online (perlomeno non mentre scrivo, oggi 15 marzo 2020). Poco conta: la notizia è via via stata ripresa da tante altre testate italiane, perché ovviamente nel secondo Paese al mondo per contagi è una di quelle notizie bomba da non farsi sfuggire.

La notizia pubblicata sul FQ riporta le parole di un medico italiano, la dottoressa Maria Rita Gismondo, ma onestamente a me interessano le fonti, non il parere di un medico che non è firmatario della ricerca. Lo studio per ora non ha passato la peer review di Nature a cui è stato sottoposto, e lo troviamo pubblicato sulla piattaforma BioRxiv. Non sono un biologo, non ho le conoscenze per dire se quanto riportato sia o meno plausibile, ma lo studio c’è, ed è sicuramente una linea di ricerca. Pertanto sono andato a cercare le parole degli stessi studiosi che l’hanno presentato. Parole che ritengo corretto riportare per come le ho trovate virgolettate. Sul FQ la dottoressa Gismondo riportava:

“…l’anticorpo monoclonale può essere messo in coltura per creare una generazione uguale aumentandone così la quantità da poter usare sui pazienti. Se l’Olanda è già a questo punto credo che in meno di un mese si potrà usarlo sui primi malati”.

Mentre uno degli autori dello studio, intervistato dal magazine dell’Università di Rotterdam in lingua inglese, spiega che:

Ora stiamo cercando di coinvolgere un’azienda farmaceutica – che sembra promettente, tra l’altro – che può produrre l’anticorpo su larga scala come medicina. Prima di poter essere commercializzato, l’anticorpo deve attraversare una fase di sviluppo estesa ed essere testato per le proprietà tossicologiche. Tale processo è ora in corso. Oltre allo sviluppo come medicina, vogliamo anche usare l’anticorpo per impostare un test diagnostico: uno che tutti possono fare da casa, in modo che le persone possano facilmente scoprire se hanno un’infezione o meno.

Direi che sia molto difficile arrivare a una produzione dell’anticorpo in esame in meno di un mese; quando uno scienziato parla di una fase di sviluppo estesa non si tratta di qualche settimana, ma perlomeno di alcuni mesi. La dottoressa Gismondo evidentemente non aveva letto quanto riportato dallo stesso autore dello studio, e il Fatto Quotidiano ha evitato di andare a verificare l’informazione.

Quindi abbiamo uno studio non ancora peer-reviewed, che potrebbe portare a un farmaco e a un test diagnostico dopo che si sia trovato un produttore interessato che – se tutto va bene nelle fasi di studio sul corpo umano – vedrà la luce in un periodo di tempo indeterminato. A oggi si tratta di una delle tante linee di ricerca sul coronavirus che causa la CoVid-19, titolare come se fosse sicuramente la cura mi pare lievemente azzardato.

Ovviamente speriamo tutti che si trovino cure e vaccini quanto prima, ma un giornale dovrebbe sempre tentare di riportare i fatti con la corretta enfasi. E non cercare facile sensazionalismo sulla base di un qualcosa di non ancora completamente verificato e provato.

In attesa di aggiornamenti, non credo si possa aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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