Un antico nemico: il fluoro

fluorneurotox

Premessa: non capisco quale sia il meccanismo, ma sui blog e siti vari di de-informazione® alcune notizie compaiono mesi dopo al loro lancio e soprattutto mesi dopo che siano già state sbufalate. Io capisco la necessità di riempire gli spazi vuoti, ma mi rivolgo ai loro lettori: oltre a darvi delle notizie sbagliate o interpretate male, queste sono anche vecchie, perchè vi ostinate ad informarvi da loro? Vi piace farvi prendere in giro? Passiamo alla notizia del secolo.
Ci hanno segnalato che Informare per Resistere, che non fa altro che ricopiare dall’altrettanto affidabilissimo TerraRealTime, che a sua volta pesca, senza link diretto, agli altri brillanti di Curiosity2013, ci informa che il Lancet avrebbe classificato il fluoro come neurotossina
fluoro
 

Ed ecco che più antica e prestigiosa rivista medica al mondo, The Lancet, ha ufficialmente classificato il fluoruro di sodio come una neurotossina, nella stessa categoria di arsenico, piombo e mercurio. In tutto il mondo, il movimento che intende far eliminare il fluoruro di sodio dall’acqua potabile è molto cresciuto negli ultimi anni, presentando numerose prove circa la nocività di questo additivo. A tal proposito, la relazione pubblicata nel numero di marzo della rivista Lancet ha individuato cinque prodotti chimici industriali come sostanze neurotossiche: piombo, metilmercurio, policlorobifenili, arsenico e toluene. La relazione prosegue affermando che, al momento, sono stati identificate sei sostanze neurotossiche addizionali: manganese, fluoruro, clorpirifos, dichlorodiphenyltrichloroethane, tetracloroetilene, ed etere di difenile polibromurato. Gli autori dello studio precisano che il più di questi neurotossici restano ancora da scoprire. La rivista Lancet ha, quindi, valutato il fluoruro di sodio come una neurotossina. Nel rapporto viene segnalato come diverse disabilità dello sviluppo neurologico, tra cui il disturbo da deficit di attenzione, iperattività, dislessia e altri disturbi cognitivi, stiano interessando milioni di bambini in tutto il mondo, secondo quella che viene indicata come “pandemia di neurotossicità in sviluppo”. 
Come dicevo poco fa, la notizia è di Marzo, pubblicato sul The Lancet Neurology, e lo studio è di Febbraio, quindi parliamo di una cosa di 4 mesi fa. Rispetto ai ricicli annuali non è neanche tanto, ma sicuramente verrà riesumato altre volte in futuro. Facendo le pulci, e sono qui apposta, non è il Lancet a dirlo, ma loro hanno solo pubblicato uno studio nel quale sono arrivati a queste conlcusioni. Informare per Resistere almeno mette un link alla loro pagina, ma lo studio è possibile leggerlo aggratis qui.  The Lancet è sì prestigioso, ma è anche lo stesso che pubblicò lo studio di Wakefield sui vaccini e l’autismo, e a quanto pare l’editore non avrebbe mai preso una posizione riguardo a quel flop, a parte ritirarlo ovviamente. Quindi che sia stato pubblicato su The Lancet non significa automaticamente che sia vero, o almeno corretto. Il punto centrale è questo
La conclusioni del rapporto coincidono con i risultati di una meta-analisi condotta dall’università di Harvard secondo la quale i bambini abitanti in zone con acqua fortemente addizionata da fluoruro presentano coefficienti intellettivi “significativamente inferiori” rispetto a quelli dei bambini che vivono in zone con basse quantità di fluoruro nelle riserve d’acqua.
Quindi secondo questo testo i bambini che bevono acqua arricchita di fluoro sono più stupidi di quelli che invece bevono acqua non arricchita, o con livelli più bassi, di fluoro. Implicitamente quindi si accusa il fluoro di rallentare o limitare lo sviluppo intellettivo dei bambini quindi indicandolo come neurotossina. Cerco un po’ in internet e trovo che la faccenda sia stata già analizzata da molti siti in inglese, dai quali ho pescato per le informazioni che vi vado ad esporre ora, e le conclusioni non sono molte positive. Ma che cosa viene scritto precisamente a proposito del fluoro?
meta

A meta-analysis of 27 cross-sectional studies of children exposed to fluoride in drinking water, mainly from China, suggests an average IQ decrement of about seven points in children exposed to raised fluoride concentrations. Confounding from other substances seemed unlikely in most of these studies. Further characterisation of the dose-response would be desirable.
Una meta-analisi di 27 studi trasversali su bambini esposti al fluoro nell’acqua potabile, principalmente dalla Cina, suggerisce un decremento medio di circa sette punti del quoziente intellettivo nei bambini esposti ad alte concentrazioni di fluoro. L’incidenza nei risultati da parte altre sostanze sembra improbabile nella maggior parte di questi studi. Una maggior precisione sulla dose-risposta sarebbe auspicabile.

Questo è tutto quello che viene detto a proposito del fluoro, cioè che da studi incrociati su bambini, prevalentemente cinesi, si dichiara che quelli esposti a concentrazioni alte di fluoro abbiano mostrato un quoziente intellettivo più basso. Senza però indicare quanto fluoro. La nota 44 è l’unica fonte per questa informazione e se andate a vedere scoprirete che la fonte è un’altro studio fatto dallo stesso autore un paio di anni fa. Quindi Grandjean cita un unico “paper”, scritto tra gli altri da se stesso, per dare supporto alle sue conclusioni! Se questa cosa , il citare se stessi, non è mai un buon segno di affidabilità per uno studio scientifico, lo è ancora meno lo studio originale. Nel documento citato viene infatti detto a riguardo degli articoli analizzati

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Still, each of the articles reviewed had deficiencies, in some cases rather serious ones, that limit the conclusions that can be drawn. However, most deficiencies relate to the reporting of where key information was missing. The fact that some aspects of the study were not reported limits the extent to which the available reports allow a firm conclusion. Some methodological limitations were also noted.
Eppure ciascuno degli articoli recensiti mostrava delle carenze, in alcuni casi piuttosto gravi, che limitano le conclusioni che si possono trarre. Tuttavia, la maggior parte delle carenze riguardano la segnalazione di dove mancassero le informazioni chiave. Il fatto che alcuni aspetti dello studio non siano stati riportati limita la misura in cui i rapporti disponibili permettano di giungere ad una conclusione. Sono stati inoltre notati alcuni limiti metodologici.

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Information on the child’s sex and parental education were not reported in > 80% of the studies, and only 7% of the studies reported household income. These variables were therefore not included in the models.

Informazioni sul sesso dei bambini e il livello di educazione dei genitori non sono state riportate in più dell’80% degli studi e solo il 7% degli studi riportava il reddito della famiglia. Queste variabili quindi non sono state incluse nei modelli.

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Although official reports of lead concentrations in the study villages in China were not available, some studies reported high percentage (95–100%) of low lead exposure (less than the standard of 0.01 mg/L) in drinkingwater samples in villages from several study provinces

Anche se non sono disponibili i livelli di piombo nei villaggi soggetti di studio in Cina, alcuni studi riportavano una alta percentuale di bassa esposizione al piombo nei campioni di acqua.

Ricapitolando in merito al fluoro

  1. L’articolo di Marzo non aggiunge nulla (relativamente al fluoro), ma semplicemente riprende informazioni da uno studio che risale al 2012
  2. Il documento del 2012 è basato su studi fatti male e dove informazioni importanti sono mancanti
  3. Non sono stati valutati in maniera opportuna altri elementi che potrebbero aver influenzato i risultati

La terza è forse la più grave perchè nel documento di Marzo dicono

 Confounding from other substances seemed unlikely in most of these studies

 L’incidenza nei risultati da parte altre sostanze sembra improbabile nella maggior parte di questi studi.

che è una semplice e chiara bugia: tutto fa sospettare che non abbiano tenuto conto di altri fattori che possano aver influito sul risultato, come avevano scritto nel 2012, e praticamente “se ne sono dimenticati” adesso.

I due autori sono stati criticati moltissimo perchè sembrerebbe che l’unico scopo di questi studi sia creare allarmismo. La American Council On Science And Health dice appunto che invece che informare lo scopo sia quello di spaventare e la loro conclusione è un ottimo riassunto di tutta la faccenda

This piece in essence is simply a call for the precautionary principle: if there is ‘concern’ about a chemical — or substance, or behavior — then ban or restrict it until/unless it can be proven ‘safe.’ But when applied to the tens of thousands of chemicals in our environment, our commerce, and our consumer products, if applied as these authors demand, it would require a complete abandonment of our way of life, period. They don’t seem to care, or even take notice. But why should they: they got what they wanted, publicity and scare-mongering adherents.

Questo articolo è essenzialmente un allarme basato su questo principio: se ci sono dei “dubbi” su una sostanza chimica bisogna vietarlo o limitarlo fino a quando questo non venga dimostrato “sicuro”. Ma quando questo viene applicato a decine di migliaia di sostanze che vengono usate nella società, nel commercio e nei prodotti che compriamo, e se applicato come gli autori pretendono, vuol dire abbandonare completamente il nostro stile di vita. A loro non sembra importare, neanche prendono in considerazione le implicazioni. Ma perchè dovrebbero: hanno ottenuto quello che volevano, l’attenzione e il supporto di tutti quelli che adottano le tecniche di terrore mediatico.

Queste parole forti si rifanno a quello che gli autori indicano come punto fondamentale del loro testo

Untested chemicals should not be presumed to be safe to brain development, and chemicals in existing use and all new chemicals must therefore be tested for developmental neurotoxicity. To coordinate these efforts and to accelerate translation of science into prevention, we propose the urgent formation of a new international clearinghouse

Cioè che tutte le sostanze chimiche andrebbero considerate come potenzialmente pericolose per lo sviluppo del cervello a priori e che bisognerebbe testare tutte quelle utilizzate finora per la loro neurotossicità, perciò suggeriscono la formazione di un gruppo di studio apposito (magari diretto da loro, aggiungo io). Per essere più chiari: gli autori del testo pubblicato da The Lancet fanno passare il messaggio che non ci siano test o non siano mai stati fatti test sulla tossicità di alcune sostanze, basandosi anche su precedenti lavori fatti male e inconcludenti, mentre esistono enti preposti e normative che prendono in considerazione queste problematiche da decenni. Relativamente agli USA la legge è sicuramente datata e andrebbe aggiornata, ma gli autori non fanno riferimento neanche a quale sia il dosaggio pericoloso, quindi di cosa si sta parlando? A parte aver incluso nel nuovo studio il DDT tra le sostanze pericolose, grazie mille, non posso entrare nel merito delle altre sostanze.

In conclusione: niente di nuovo, o utile. Aggiungiamo anche che in Italia non si effettua l’arricchimento col fluoro dell’acqua potabile, che sarebbe quindi la fonte principale per un “avvelenamento”, tralasciando l’ipotesi di mangiarsi tubetti di dentifricio, quindi abbastanza sterile come polemica da noi, ma è stata una buona occasione per dimostrare, ancora, che non basta pubblicare uno studio perchè questo abbia valore. Deve avere anche un “merito”, altrimenti è solo allarmismo. Ma questo dai siti di de-informazione® è quello che ci si aspetta, no?

neilperri @ butac.it
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