Versate 15mila euro a testa

UNHCR-GIORNALE

No, questa non è una bufala, la notizia di per sé è vera come già sanno i tanti che leggono il Corriere della sera o il Sole 24ore al posto de il Giornale.
L’UNHCR ha fatto pubblicare sui due giornali italiani una pubblicità appello rivolta ai milionari italiani (che non sono due o tre, ma ben 219mila, secondo le ultime stime).
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In Italia 219mila individui posseggono un patrimonio personale superiore ad un milione di euro. Se stai leggendo questo appello, e sei tra questi, sappi che con 15mila euro possiamo fornire a 10 famiglie di rifugiati siriani in Giordania mezzi sufficienti a vivere in dignità per un anno, senza scivolare nella povertà estrema e perdere ogni speranza per il futuro dei propri figli.
Se appena l’1% dei milionari italiani donasse 15mila euro, raccoglieremmo fondi sufficienti ad assistere circa 22mila famiglie siriane, riducendo il rischio che finiscano nelle mani dei trafficanti di esseri umani.

Prendi posizione. Fai la tua parte

Che dire, mi pare un appello lecito. È vero, in Italia ci sono persone che stanno molto bene, non ci trovo nulla di così errato nell’appello stesso. Non si rivolge a tutti gli italiani, ma a quelli che, pur pagando uno sconquasso di tasse, stan bene. Ma al Giornale questo non va bene, e decide di attaccare frontalmente.

…oggi, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha lanciato ai circa 219mila italiani che possiedono un patrimonio superiore al milione di euro un appello affinché si facciano carico dei conti degli immigrati sbarcati in Italia nell’ultimo anno.“Se appena l’1% dei milionari italiani donasse 15.000 euro – si legge nell’appello – l’Unhcr disporrebbe di fondi sufficienti per assistere 22.000 famiglie siriane, riducendo il rischio che migliaia di bambini finiscano nella rete dei trafficanti di esseri umani”. Conti in rosso, sprechi certificati e interventi inutili. Le Nazioni Unite affondano e non riescono a intervenire concretamente in quella che è la maggiore emergenza migratori degli ultimi anni.

Poche righe che rendono bene l’idea di quanto poco al Giornale stiano simpatici i tizi dell’UNHCR e gli immigrati. Ripeto, l’appello è vero, ma basterebbe  un po’ di sale in zucca per fare due ricerche ed accorgersi che anche senza appelli sui giornali a caratteri cubitali in tutta Europa sono usciti articoli dove l’UNHCR spiega per bene le cose.
Lo stesso Guardian che viene citato e linkato dal Giornale spiega per bene tutti i dati e i numeri, ma questo al Giornale (dove contano che voi il link non lo seguiate) non diciamolo. Dove la testata italiana ci dice:

Conti in rosso, sprechi certificati e interventi inutili.

Il Guardian ci racconta:

If you look at those displaced by conflict per day, in 2010 it was 11,000; last year there were 42,000. This means a dramatic increase in need, from shelter to water and sanitation, food, medical assistance, education… The budgets cannot be compared with the growth in need. Our income in 2015 will be around 10% less than in 2014…
The majority of the UN’s humanitarian work is funded entirely by voluntary donations from individual governments and private donors, with agencies such as the UNHCR and Unicef receiving none of the regular budget that member states pay into the UN’s central coffers…The current global humanitarian funding budget for all countries stands at $19.52bn (£12.84bn), but only $7.15bn of that has been raised from international donors.

Qui si citano numeri, che spiegano accuratamente i fatti. Nel 2010 il numero degli sfollati dalle guerre era di circa 11mila persone al giorno, nel 2014 è quadruplicato. Il budget dell’organizzazione ovviamente non si è quadruplicato, anzi (forse causa crisi) nel 2015 le entrate saranno circa del 10% inferiori al 2014.

Nulla che abbia a che fare con i rifugiati in Italia (che invece ricevono fondi dall’Unione Europea oltre che dai soldi destinati in bilancio di cui già usufruiscono).
Ma la cosa più bella è che l’appello stesso ci dice che questi soldi possono aiutare ad EVITARE che i suddetti profughi, non trovando risorse sufficienti, possano finire vittime dei trafficanti di esseri umani, quindi anche dei traghettatori e degli sfruttatori che portano qui da noi tanti di quelli che il Giornale non vorrebbe. Ma evidentemente c’è un serio problema di comprensione dei termini, il Giornale usa la parola IMMIGRATI, mentre l’appello usa la parola RIFUGIATI.
Dalla Treccani:

IMMIGRATO: agg. e s. m. (f. –a) [part. pass. di immigrare]. – Che, o chi, si è trasferito in un altro paese: operai i., famiglie i. nel Nord; in senso specifico, riferendosi ai soli spostamenti determinati da dislivelli nelle condizioni economiche dei varî paesi, chi si è stabilito temporaneamente o definitivamente per ragioni di lavoro in un territorio diverso da quello d’origine: i. regolari; i. irregolari(o clandestini), privi di permesso di soggiorno; i. stagionali, quelli che emigrano in un paese straniero sostandovi per brevi periodi, limitatamente alla durata del contratto lavorativo che li lega all’azienda che li ha richiesti.
RIFUGIATO: s. m. (f. –a) [part. pass. di rifugiarsi, per traduz. del fr. réfugié]. – R. politico, o semplicem. rifugiato, individuo che, già appartenente per cittadinanza a uno stato, è accolto, in seguito a vicende politiche, nel territorio di un altro stato e diviene oggetto di norme internazionali intese ad assicurarne la protezione (con accezione più estesa, il termine è riferito anche a profughi per motivi religiosi: per es., i r. ugonotti in Olanda). In partic., r. ambientali, quelli che hanno dovuto abbandonare il proprio paese in conseguenza di una catastrofe naturale o di eventi ambientali di particolare gravità; r. nazionali, cittadini di uno stato provenienti da regioni sottoposte a un regime politico che essi non considerano come definitivo: l’espressione è stata usata per i cittadini tedeschi della Germania orientale trasferitisi, in seguito ai rivolgimenti territoriali succeduti alla seconda guerra mondiale (e prima del mutamento di regime avvenuto nel 1989), nella Germania occidentale.
PROFUGO: s. m. (f. –a) e agg. [dal lat. profŭgus, der. di profugĕre «cercare scampo», comp. di pro1 e fugĕre «fuggire»] (pl. m. –ghi). – Persona costretta ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi come eruzioni vulcaniche, terremoti, alluvioni, ecc. (in questi ultimi casi è oggi più com. il terminesfollato): il p. Enea; i p. del Veneto nella prima guerra mondiale; dalla capitale si irradiavano per tutto il paese torme di p., senza pane e senza tetto, terrificati dalle rappresaglie (P. Levi); i p. della Dalmazia e Venezia Giulia, durante e dopo la seconda guerra mondiale;le famiglie p. del Polesine, del Belice, del Friuli; accogliere, assistere i p.; con uso più largo nel linguaggio poetico: dove or io vi seguirò, se il Fato Ah da gran giorni omai profughe in terra Alla Grecia vi tolse? (Foscolo, alle Grazie). Per campo profughi, v. campo, n. 3 c.

L’UNHCR si occupa dei secondi e dei terzi, non dei primi! Quindi di gente in fuga da qualcosa, gente che necessita accoglienza e aiuto, non gente che deve venire sempre strumentalizzata per meri fini politici.
Se davvero vi piace leggere una testata che non fa informazione fate pure. Io da parte mia evito, e fossi nel direttore dell’ordine dei giornalisti avrei già radiato tutti; ma abbiamo ormai imparato che gli ordini sono più per difendere gli iscritti dal resto del mondo, non il contrario.
maicolengel at butac.it
PS
Butac ha fatto la sua parte, donando ieri sera (ma mica 15mila euro) :
grazieunhcr…e voi? Non è che se non siete milionari siete esentati, anche solo una piccola cosa!