Cari giornalisti, siete i testimonial del caos

L'editoriale di maicolengel

Uso i social quel tanto che basta, li uso però per ricevere aggiornamenti da alcune testate che cerco di seguire più di altre perché scritte e gestite da redazioni di miei coetanei o più giovani. Una di queste testata è TPI che ieri ha pubblicato una videolettera di Riccardo Bocca, che titola così:

 “Cari virologi, siete i testimonial del caos”

Ho scelto di scimmiottare quel virgolettato perché onestamente ho qualche sassolino da togliermi dalle scarpe. Sia chiaro, concordo in parte con Riccardo Bocca: è vero che sentire pareri diversi da parte di medici diversi crei grandissima confusione nei lettori. Ma la colpa è dei virologi che desiderano andare in prima pagina sui giornali o dei giornalisti che li trasformano in star? Quanti in Italia avevano mai sentito alcuni dei nomi che lo stesso Bocca cita nella sua videolettera? Fino a nove mesi fa uno era noto in quanto “blastatore dei social” (Roberto Burioni), uno al massimo come medico di Berlusconi. Gli altri alla maggior parte della popolazione erano nomi semi ignoti. Sono diventati noti perché lo meritavano? No, sono diventati noti perché hanno cercato quegli spazi sui media a gomitate. E i giornalisti non si sono chiesti come mai, se in Italia abbiamo circa 350mila medici, ce ne fossero una dozzina o due (sì, lo so che non sono 12, o 24, è un dato a spanne per far capire l’esiguità del numero) che sgomitavano per essere in prima pagina. Non hanno avuto quella reazione abbastanza prevedibile di chiamare l’Istituto Superiore di Sanità e passare notizie che prima venissero approvate da loro o da altre istituzioni sanitarie. No, le redazioni volevano i click, e i click si fanno con le dichiarazioni esclusive, quelle appunto fornite da quella sporca dozzina. Dozzina di soggetti non in accordo fra loro come abbiamo visto, e che quindi ha generato caos.

Lamentarsi di quei soggetti, come fa Bocca, perché hanno generato il caos è, a mio avviso, sbagliato. Quei soggetti, non tutti eh, hanno cercato la visibilità e l’hanno sfruttata come potevano per portare acqua al proprio mulino. Da chi aveva bisogno di tranquillità perché lavorando in struttura privata vedeva venir meno interventi non urgenti che però aumentano il fatturato, a chi invece per principio di precauzione preferisce allarmare, convinto che possa servire a far star la gente più all’erta. Insomma ognuno della dozzina aveva una sua agenda o una sua narrazione e ha sfruttato al meglio il palcoscenico che gli veniva offerto dai vari media.

Sia chiaro, la stessa cosa è successa in tanti Paesi via via che la pandemia si espandeva. Ma ad esempio negli States le testate serie, quelle che verificano le proprie fonti, riportavano quasi sempre solo il parere di Anthony Fauci, come mai? Perché è il direttore dell’Istituto nazionale per allergie e malattie infettive. Ripeto: il direttore dell’Istituto nazionale. Non un medico di una struttura privata (e in USA ne hanno molte più di noi), non un generico virologo. No, la persona più intervistata sulla pandemia per i giornalisti seri e autorevoli era, giustamente, una figura di rilevo a livello nazionale. Una figura oltretutto poco interessata a fare eventuale carriera o farsi vedere, ormai quasi ottantenne, già nella posizione probabilmente più importante per il suo lavoro. Non come da noi, dove, quando non bastava, si spacciavano anche le cose dette da altri medici internazionali, sempre in cerca di visibilità per le loro tante terapie basate su minuscole osservazioni.

Vi rendete conto della differenza? Capisce caro Bocca perché addossare colpe solo ai virologi è sbagliato e sarebbe davvero il caso di essere umili e ammettere le tante colpe che ha la categoria di cui anche lei fa parte?

Mi capita spesso di essere accusato di fare il debunker difendendo il mainstream, mi piacerebbe poterlo fare. Significherebbe che il giornalismo ha finalmente cambiato direzione. Purtroppo invece il mainstream in Italia è quello che ha dato spazio ai Zangrillo, Gismondo e Bassetti, come ai Tarro, Scoglio e compagnia cantante. E no, non li abbiamo mai difesi, li abbiamo sempre trattati per quello che erano, medici e scienziati (più un autoproclamatosi ricercatore candidato al Nobel) in cerca di un posto al sole. Sarebbe bello poter difendere la comunicazione mainstream, vorrebbe dire che hanno smesso di pubblicare giusto per raggranellare visualizzazioni, ma quel momento, per ora, lo vedo ancora molto lontano.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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