Ieri sera le Iene hanno parlato di parlamentari, pensioni e vitalizi, come sempre tanta carne al fuoco, ma un bello schemino che spieghi come siano le cose al momento non l’ho visto fare, tanta gente ha fatto proposte politiche, altri si sono defilati dal rispondere alle domande, ma per il telespettatore finale per me l’unico messaggio che è arrivato è stato che i parlamentari godono di grandi privilegi, tra cui pensioni bazza* dopo 4 anni di contributi.
Ma stanno esattamente così le cose? Non credo siano necessarie molte parole per spiegare i fatti in maniera che siano chiari per tutti.
Il vitalizio non esiste più, chiunque sentiate parlare di proposte di legge per eliminare il vitalizio sta cercando di manipolarvi, o è a sua volta caduto nel tranello. I vitalizi esistevano ma sono stati aboliti (non in maniera retroattiva, quindi chi già lo percepiva continuerà a percepirlo).
Cos’è la pensione del parlamentare?
Ce lo spiegava bene il Sole 24 Ore nel 2011:
Dal 2012 sistema contributivo per i vitalizi dei parlamentari
Requisiti più leggeri rispetto a quelli previsti dalla Legge Fornero, sono possibili grazie alla Legge Amato (D.lgs. 503/1992), ancora valida, che consente si raggiungere la pensione di vecchiaia a chi sia in possesso di 15 anni di contributi collocati prima del 31 dicembre 1992; oppure di 15 anni di contribuzione versati in qualsiasi periodo congiuntamente al possesso di 25 anni di anzianità contributiva; oppure, infine, se vi è stata autorizzazione ai contributi volontari richiesta precedentemente al 31 dicembre 1992.
Probabilmente il comune cittadino 70enne che ha versato solo 5 anni di contributi difficilmente avrà versato tanto quanto il parlamentare. Ma non è disparità di servizio (se si eccettua la differenza d’età a cui potervi accedere) bensì solo differenza di contributi versati.
Un deputato eletto nel 2013, quando aveva 27 anni, che cesserà il suo mandato nel 2018 senza essere riconfermato per il secondo, percepirà nel 2051 (a 65 anni) una pensione compresa tra i 900 e i 970 euro al mese […]. Se, invece, l’onorevole eletto sempre nel 2013 a 39 anni, sarà riconfermato fino al 2023, con due legislature alle spalle potrà andare in pensione nel 2034 (a 60 anni) incassando circa 1.500 euro al mese. Entrambe le simulazioni, ipotizzano che i contributi accantonati nell’arco della carriera parlamentare dai due ipotetici deputati siano gli unici versamenti effettuati nell’intera vita lavorativa.
Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
*BAZZA: